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Dati

Tesla Leaks. L’Ue segue i dati

Scoppia il caso Tesla Leaks. Una fonte interna ha trafugato 100 gigabyte di dati personali che mostrano i limiti della guida autonoma. Il Garante della Privacy dei Paesi Bassi indaga

Tesla è nell’occhio del ciclone. La guida autonoma avrebbe malfunzionamenti che rendono il sistema potenzialmente pericoloso. È quanto riferisce il giornale tedesco Handelsblatt, entrato in possesso di 100 gigabyte di dati trafugati da una fonte anonima. I problemi non finiscono qui però per Tesla. Infatti, il Garante per la privacy dei Paesi Bassi sta indagando riguardo l’eventuale violazione del General Data Protection Regulation nella Gigafactory tedesca. Infrazione che costerebbe miliardi all’azienda americana.

TESLA LEAKS

Handelsblatt scrive che Tesla avrebbe ignorato, se non addirittura insabbiato, le migliaia di segnalazioni di malfunzionamenti al sistema di guida autonoma. I dati forniti da una fonte anonima, probabilmente un ex dipendente, al giornale tedesco contengono 4.000 segnalazioni dei consumatori all’azienda riguardo accelerazioni improvvise e frenate in assenza di pericolo (frenate fantasma) delle vetture. Informazioni che anche il Fraunhofer Institute for Secure Information Technology ha riconosciuto come autentiche.

I Tesla Leaks sono un duro colpo per la guida autonoma, cavallo di battaglia di Elon Musk, nonché per la reputazione dell’azienda. Ma i problemi per Tesla non finiscono qui. Tra i 100 gigabyte di dati ci sono anche informazioni personali di clienti, dipendenti e partner. Una quantità di dati privati “massiccia”, secondo l’ufficio per la Protezione dei Dati di Brandeburgo. Per questa ragione, l’Ufficio ha trasmesso gli atti all’omologo dei Paesi Bassi per comprendere se l’azienda ha messo in atto i sistemi necessari a proteggere in modo adeguato i dati personali.

LE INDAGINI DI BRUXELLES

La sede sociale europea di Tesla si trova a Bruxelles. Motivo per il quale il Garante per la protezione dei dati dei Paesi Bassi sta indagando sul furto di segreti industriali e dei dati personali di 100.000 dipendenti.

“Siamo a conoscenza della storia di Handelsblatt e stiamo indagando”, ha detto un portavoce del Garante della privacy dei Paesi Bassi a Reuters.

“Non riesco a ricordare una simile quantità (di dati),” ha affermato il Responsabile dell’Ufficio di Brandeburgo, Dagmar Hartge.

VIOLAZIONE DATI, COSA RISCHIA TESLA?

Tesla rischia di dover pagare una multa molto salata. Infatti, se il Garante per la Protezione dei Dati personali olandese stabilirà che la società americana ha violato il Regolamento Europeo dedicato (General Data Protection Regulation), l’azienda dovrà pagare fino al 4% delle sue vendite. Parliamo di una cifra che si aggira intorno ai 3,26 miliardi di euro.

Un’opzione molto probabile secondo Handelsblatt, che riferisce che le informazioni trafugate includono indirizzi email e numeri di telefono, stipendi e coordinate bancarie. Parallelamente, nelle prossime settimane l’autorità deciderà se ci sono le basi per una procedura europea nei confronti di Tesla.

LA REAZIONE DEI DIPENDENTI

Le prime reazioni arrivano dal sindacato tedesco IG Metall. I rappresentanti dell’associazione hanno detto a Reuters che le rivelazioni erano “inquietanti”. Il sindacato ha chiesto all’azienda di impegnarsi ad instaurare un clima di lavoro in cui ognuno possa sollevare questioni e fare lamentele liberamente. Inoltre, IG Metall ha sottolineato l’importanza di informare i dipendenti riguardo le violazioni della protezione dei dati e promuovere una cultura in cui il personale potrebbe sollevare problemi e lamentele apertamente e senza paura.

“Queste rivelazioni corrispondono al quadro che abbiamo disegnato in poco meno di due anni”, ha dichiarato Dirk Schulze, responsabile del distretto incoming di IG Metall di Berlino, Brandeburgo e Sassonia.

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