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Tre nuovi accordi tra Cina, Russia, Iran e Iraq confermano il nuovo ordine del mercato petrolifero

Per Simon Watkins di Oilprice, i recenti accordi di cooperazione avranno delle conseguenze immediate sui flussi di petrolio e gas nel mondo e sui loro prezzi

L’ultima settimana ha visto una serie di importanti accordi di cooperazione – anche in materia di energia, sicurezza e logistica – tra Iran, Iraq, Russia e Cina. Gli elementi chiave di questi eventi costituiscono una parte significativa del nuovo ordine globale del mercato petrolifero, con i tre recenti accordi di cooperazione che avranno delle conseguenze immediate sui flussi di petrolio e gas nel mondo e sui loro prezzi.

LA CINA VUOLE SUPERARE GLI USA COME SUPERPOTENZA

Qui – scrive Simon Watkins su Oilprice – il miglior punto di partenza è il punto finale di ciò che la Cina vuole nel suo grande schema “One Belt, One Road”. Quello che vuole è trasformare il Medio Oriente in una grande stazione di petrolio e gas, con la quale potrà alimentare la sua crescita economica per superare gli Stati Uniti entro il 2030 come superpotenza numero uno. Le tre maggiori riserve di petrolio e gas nella regione appartengono all’Iran, all’Iraq e all’Arabia Saudita, quindi la Cina punta a controllare quelli, per cominciare.

GLI OBIETTIVI DELLA RUSSIA IN MEDIO ORIENTE

Per la Russia – che ha già molto petrolio e gas e su cui la Cina ha già un controllo significativo – gli obiettivi in Medio Oriente sono più vari. Uno degli obiettivi è continuare ad esercitare influenza in diversi Paesi che considera fondamentali per mantenere parte della sua presa sugli stati dell’ex Unione Sovietica. Un altro, più recente, è utilizzare questa influenza per rafforzare la propria posizione di partner degno di nota per la Cina. Per quanto riguarda gli altri Paesi di questa storia – Iran, Iraq, e ora anche l’Arabia Saudita – si trovano in questa nuova alleanza globale in parte per il sostegno economico e politico della Cina (e, in misura minore, della Russia) e perché i loro sistemi politici sono naturalmente molto più vicini ai regimi autoritari di Cina e Russia di quanto non lo siano a quelli democratici degli Stati Uniti e dei suoi alleati.

L’ACCORDO ECONOMICO TRA IRAN E IRAQ

Sul fronte economico, quindi, Iran e Iraq nelle ultime due settimane hanno firmato una nuova serie di accordi su petrolio e gas. L’Iran ha esercitato a lungo un’enorme influenza sul suo vicino, direttamente e indirettamente, attraverso i suoi delegati politici, economici e militari. L’Iraq è sempre stato predisposto ad una cooperazione nel settore energetico, poiché i due Paesi condividono molti dei loro maggiori giacimenti petroliferi, che includono Azadegan (dalla parte dell’Iran)/Majnoon (dalla parte dell’Iraq), Azar/Badra, Yadavaran/Sinbad, Naft Shahr/Naft Khana, Dehloran/Abu Ghurab, West Paydar/Fakka e Arvand/South Abu Ghurab.

Questo, da tempo, si è dimostrato estremamente utile all’Iran per evitare le sanzioni, poiché il petrolio dalla sua parte di questi giacimenti può essere facilmente ribattezzato come “petrolio iracheno non sanzionato”, e quindi spedito in qualsiasi parte del mondo. Si è anche dimostrato uno strumento utile per l’Iraq, attraverso il quale può estorcere miliardi di dollari agli Stati Uniti, promettendo di fermare l’importazione di elettricità e gas iraniani, per rinnegare poi queste promesse nel momento in cui il denaro arriverà sui conti bancari del centro di Baghdad.

Gli ultimi accordi di cooperazione rafforzano ulteriormente tutti questi legami tra Iran e Iraq, e dimostrano che gli altri recenti accordi di cooperazione sono volti a garantire che qualunque cosa sia dell’Iran (incluso il controllo sulle riserve di petrolio e gas dell’Iraq) è anche di Cina e Russia. La prima è stata Mosca, che il 18 maggio scorso ha firmato 10 nuovi accordi di cooperazione con l’Iran per il solo settore petrolifero.

Secondo una fonte che lavora a stretto contatto con il ministero del Petrolio iraniano, gli accordi includono 6 memorandum d’intesa, due contratti, una più ampia tabella di marcia per la cooperazione militare e un’altra relativa alla cooperazione bilaterale nei settori dell’industria, del trasferimento di tecnologia e della valorizzazione del recupero del petrolio.

In sostanza, questi si sommano al rinnovo e all’estensione dei precedenti accordi a rotazione quinquennale e decennale tra Russia e Iran, che consentono alla Russia di avere le sue aziende presenti in qualsiasi giacimento di petrolio e gas in Iran che Mosca desideri. Permettono inoltre lo scambio degli ufficiali militari più promettenti tra i due Paesi e, alla Russia, il pieno accesso agli aeroporti e ai porti marittimi dell’Iran. Inoltre, favoriscono una cooperazione continua in altre questioni militari e di sicurezza, inclusa la condivisione di intelligence, attrezzature e tecnologia.

LA QUESTIONE DELLE VALUTE

L’uomo della Russia in Iran – il vice primo ministro e co-presidente della Commissione permanente russo-iraniana per la cooperazione commerciale ed economica, Alexander Novak – ha sottolineato che i due Paesi stanno lavorando alle interazioni bancarie e utilizzano le loro valute nazionali nelle transazioni bilaterali. Ulteriori progressi sono stati compiuti anche sul North-South Transport Corridor (NSTC), con diversi accordi raggiunti nei settori del trasporto ferroviario, stradale, marittimo e aereo. Mosca è interessata a sviluppare il corridoio fino all’India e oltre. Oltre ad incrementare il commercio tra Russia e Iran attraverso le regioni del Caspio e del Golfo Persico, queste rotte offriranno anche molte opportunità per un “duplice uso” – civile e militare – dei porti e degli aeroporti.

GLI ACCORDI TRA CINA E IRAN SU PETROLIO E GAS

Sempre nell’ottica di potenziarsi, la Cina ha aspettato che le acque si calmassero, prima di firmare anch’essa dei nuovi accordi di cooperazione con l’Iran, lo scorso 23 maggio. Secondo la fonte iraniana interpellata da OilPrice, questi accordi hanno semplicemente fissato alcuni dettagli sulla cooperazione finanziaria, di investimento ed energetica contenuti nell'”Accordo di cooperazione globale di 25 anni Iran-Cina” (Iran-China 25-Year Comprehensive Cooperation Agreement), rivelato per la prima volta da Watkins in un articolo del 3 settembre 2019 sull’argomento e approfondito anche nel suo nuovo libro.

Nell’accordo, alla Cina vengono garantiti prezzi del petrolio e del gas dall’Iran inferiori di almeno il 30% rispetto ai relativi parametri di riferimento dei prezzi del petrolio. Tuttavia, secondo la fonte iraniana, dall’invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022, la Cina ha chiesto uno sconto extra sul petrolio iraniano rispetto allo sconto del 30% a cui attualmente può acquistare anche petrolio russo. “In media – ha affermato la fonte – lo sconto cinese per il greggio iraniano rispetto al benchmark internazionale negli ultimi 12 mesi è stato di circa il 44%”.

“Per l’Iran, però è anche peggio – ha aggiunto la fonte – poiché, dall’11 novembre 2022, la Cina paga l’Iran in yuan non convertibili, cioè yuan che possono essere utilizzati solo all’interno della Cina e/o spesi per acquistare beni cinesi. Peggio ancora è che, se lo yuan è lo strumento chiave di pagamento, la Cina utilizza anche le valute di Angola, Zambia e Kenya per pagare l’Iran, e la Cina lo fa come mezzo per indurre l’Iran ad acquistare beni da questi Paesi in modo che questi ultimi, a loro volta, possono rimborsare i loro prestiti alla Cina”.

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