L’Italia è pronta a votare a favore dello stop totale alle importazioni di gas russo, ma pone una condizione irrinunciabile: tutelare le imprese
La tregua commerciale tra Stati Uniti ed Europa è appesa a un filo. Il Presidente Donald Trump alza la voce e lancia un ultimatum a Bruxelles: se l’Unione Europea non rispetterà l’impegno a investire 600 miliardi di dollari in beni americani e ad acquistarne altri 750 in prodotti energetici, i dazi sulle merci europee saliranno al 35%. Una minaccia che fa tremare l’economia del Vecchio Continente e che si inserisce in un quadro di mosse aggressive che spaziano dai farmaci alla Russia, fino allo stop del gas di Mosca.
La notizia dell’ultimatum è riportata oggi da La Repubblica, che cita un’intervista del Presidente USA alla CNBC. “Stiamo incassando migliaia di miliardi di dollari,” ha dichiarato Trump esaltando la sua politica dell’America First. “Guai se [l’Europa] non lo farà,” ha tuonato, riferendosi all’accordo commerciale. “Gli imporremo dazi al 35%”. L’avvertimento arriva mentre gli esperti già sottolineano l’enormità della spesa energetica pattuita, un balzo che segnerebbe una netta sterzata nell’uso dei combustibili fossili in Europa.
Nello stesso intervento, Trump ha preannunciato una nuova ondata di protezionismo, minacciando tasse su chip e semiconduttori per incentivarne la produzione in America e annunciando una guerra al costo dei farmaci, con dazi sui prodotti d’esportazione che potrebbero salire progressivamente fino al 250%. Nel mirino anche l’India, accusata di acquistare greggio russo e di non aprire abbastanza la sua economia al Made in USA.
LA STRATEGIA SUL PETROLIO E LE SANZIONI ALLA RUSSIA
Parallelamente alla pressione sull’Europa, Trump sta preparando un braccio di ferro economico con il Cremlino. Come riporta sempre La Repubblica, il Presidente americano, deluso da Putin, intende colpire l’economia russa per fermare la guerra in Ucraina. “Putin smetterà di uccidere se si abbassa il prezzo dell’energia di altri 10 dollari al barile. Non avrà scelta, perché la sua economia fa schifo,” ha dichiarato alla CNBC. La strategia, che prevede la collaborazione dell’OPEC+ per aumentare la produzione di petrolio, è affiancata dalla preparazione di “sanzioni secondarie” contro la flotta ombra russa e le triangolazioni sull’acquisto di greggio. Ieri, lo stesso Trump ha discusso di questo piano in una telefonata con il presidente ucraino Zelensky.
LA CONDIZIONE ITALIANA SULLO STOP AL GAS RUSSO
Mentre Washington gioca la sua partita, l’Europa cerca di sganciarsi definitivamente da Mosca, ma non senza divisioni interne. Secondo quanto scrive Il Fatto Quotidiano, l’Italia è pronta a votare a favore dello stop totale alle importazioni di gas russo, ma pone una condizione irrinunciabile. In una relazione inviata a ministeri e commissioni parlamentari, il Ministero dell’Ambiente guidato da Gilberto Pichetto Fratin ha messo nero su bianco che il “sì” di Roma arriverà solo se l’UE introdurrà un meccanismo per proteggere legalmente le imprese importatrici da eventuali penali o azioni legali derivanti dalla rottura dei contratti di fornitura a lungo termine. Il governo Meloni, pur condividendo l’obiettivo di non finanziare indirettamente la guerra, non intende lasciare che siano le aziende a pagare il prezzo della transizione.
LA PREOCCUPAZIONE DELL’INDUSTRIA: “DALLA RUSSIA AGLI USA, RISCHIAMO UNA NUOVA DIPENDENZA”
L’accordo sui dazi e le sue implicazioni energetiche sono visti con pragmatismo ma anche con forte preoccupazione dal mondo industriale. Intervistato da Il Sole 24 Ore, Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Lombardia, pur riconoscendo la necessità di un’intesa data la forte esposizione dell’export italiano, solleva due criticità pesanti. “L’intesa prevede che l’Europa importi dagli Stati Uniti molte materie prime, in particolare gas e prodotti energetici. Rischiamo di passare dalla dipendenza dalla Russia alla dipendenza dagli Stati Uniti,” afferma Pasini. Il secondo timore è che questo massiccio acquisto di energia fossile americana possa “rallentare gli investimenti e l’impegno dell’Europa per la transizione energetica verso le rinnovabili”. L’appello del presidente degli industriali lombardi è chiaro: l’Europa deve accelerare sulla propria indipendenza energetica, sburocratizzando le autorizzazioni per gli impianti rinnovabili e adottando urgenti misure di salvaguardia per difendere le produzioni europee dalla concorrenza globale, per evitare una progressiva deindustrializzazione.