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Ue Cambiamento Climatico

Tutte le opzioni dell’Unione europea per diventare leader nell’energia pulita

Secondo Rystad Energy l’Ue prevede di implementare delle misure anti-delocalizzazione mirate, in gran parte attraverso un quadro normativo semplificato e dei meccanismi di sostegno finanziario

I governi e le istituzioni di tutto il mondo cercano rimedi immediati e soluzioni a lungo termine alla crisi energetica in corso, esacerbata dalla guerra tra Russia e Ucraina. La Cina continentale, già in pole position in termini di accesso a materie prime critiche e lavorazione (critical raw materials – CRM), sta allentando le normative per incoraggiare le aziende ad alta intensità energetica a delocalizzazione, mentre l’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti alla ha offerto semplici agevolazioni fiscali, invitando le aziende ad aprire attività commerciali nel Paese.

Nel tentativo di mantenere la leadership nella transizione energetica – scrive Rystad Energy – l’Unione europea deve fare di più per recuperare il ritardo e garantire energia sostenibile ai suoi cittadini e al mercato unico più grande del mondo.

L’analisi di Rystad Energy mostra che l’Ue prevede di implementare delle misure anti-delocalizzazione mirate, in gran parte attraverso un quadro normativo semplificato e dei meccanismi di sostegno finanziario per accelerare la diffusione della tecnologia pulita. Questo potrebbe essere sufficiente per invertire la tendenza, poiché per anni i colli di bottiglia normativi e le catene di approvvigionamento sottosviluppate hanno frenato lo sviluppo di tecnologie pulite e ora mettono l’Ue in una posizione di svantaggio competitivo.

Rystad Energy prevede che il sostegno finanziario diretto, gli sportelli unici centralizzati per le autorizzazioni e le aree di riferimento designate per lo sviluppo accelerato delle energie rinnovabili contribuiranno ad accelerare la transizione energetica dell’Unione europea, ma ciò sarà efficace solo nella misura consentita dalla capacità amministrativa.

Nel settore delle batterie e dei veicoli elettrici – che è il punto più controverso tra Ue e Stati Uniti, Rystad Energy ritiene che la riduzione dei ritardi amministrativi per i progetti della catena di approvvigionamento delle batterie potrebbe non essere sufficiente e l’Ue potrebbe dover portare avanti tutti i pilastri in parallelo. Sebbene l’Europa disponga di una base di mercato esistente e in crescita, la probabilità che gli Stati Uniti aumentino la propria presenza nel mercato non è mai stata così alta.

I PIANI UE SULL’IDROGENO VERDE

Per quanto riguarda l’idrogeno verde, l’analisi di Rystad Energy rileva che l’Ue ha degli obiettivi di produzione interna elevati, ma ha ancora molta strada da fare per arrivarci. Per gestire i rischi che gli Stati Uniti rilancino la loro industria dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio tramite semplici crediti d’imposta sulla produzione, l’Ue punta a fornire un premio fisso per la produzione di idrogeno; tuttavia, poiché il meccanismo di asta proposto è basato su offerte e avverrà secondo incrementi, potrebbe essere troppo poco e troppo tardi.

Per raggiungere questi obiettivi, è fondamentale che l’Ue garantisca innanzitutto l’accesso ai CRM e, in secondo luogo, promuova le industrie affinché trasformino i CRM in tecnologia pulita. A questo proposito, i CRM sono il petrolio e il gas della transizione energetica e, sullo sfondo della guerra in corso in Ucraina, l’Ue ravvisa una somiglianza tra l’uso dell’energia da parte della Russia come arma e una riduzione dell’offerta di CRM potenzialmente utilizzata per ostacolare la sua transizione energetica. Ciò avviene poiché l’Ue dipende dalla Cina per i CRM e, se la politica cinese dovesse diventare più protezionista, l’Europa dovrebbe stare da sola, appoggiarsi ad altri partner commerciali o non riuscire a soddisfare le sue ambizioni.

“L’Europa è sempre stata un importatore di energia, quindi la transizione energetica offre un’opportunità senza precedenti per l’Ue di cambiare marcia e garantire la propria sovranità energetica. Tuttavia, l’Ue si trova tra l’attuale dominio di mercato della Cina e la potenza di fuoco fiscale degli Stati Uniti. Crediamo che l’Ue potrebbe usare il suo peso come mercato unico più grande del mondo, così come il piano industriale del Green Deal, REPowerEU e altre leve politiche per guadagnare la sua sicurezza energetica e diventare sostenibile nel processo”, ha affermato Lars Nitter Havro, senior analyst clean tech di Rystad Energy.

I QUATTRO PILASTRI DEL GREEN DEAL INDUSTRIAL PLAN

Tuttavia, affinché l’Ue raggiunga i suoi obiettivi climatici, la semplice garanzia di una solida fornitura di CRM non è sufficiente. L’Ue dovrà anche accelerare i processi decisionali lenti, ed essere in grado di creare, ridimensionare e mantenere le imprese lungo la catena del valore della tecnologia pulita è una priorità urgente. Per gestire questi rischi e invertire la tendenza, la Commissione Ue in una comunicazione del 1° febbraio ha presentato il Green Deal Industrial Plan (GDIP). Gli Stati Ue discuteranno la proposta GDIP in una riunione a Bruxelles il prossimo 9 febbraio e, sulla base del loro contributo, la Commissione svilupperà una proposta più formale da presentare al Consiglio europeo di marzo.

Il GDIP si compone di quattro pilastri. Il primo mira a facilitare un ambiente normativo favorevole che consenta un rapido potenziamento di settori cruciali della tecnologia pulita, anche attraverso il Net Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act.

Il Net Zero Industry Act stabilirà obiettivi per il 2030 per l’industria della tecnologia pulita dell’Ue, concentrandosi sugli investimenti nella catena di approvvigionamento e sulla semplificazione normativa per accelerare i lenti processi di autorizzazione per settori come le energie rinnovabili e lo stoccaggio di energia. Il Critical Raw Materials Act cercherà di aumentare l’estrazione, la raffinazione, la lavorazione e il riciclaggio dei materiali critici nell’Unione europea, istituire un club delle materie prime con governi dalla mentalità simile e abbattere il monopolio esistente detenuto dalla Cina.

Attraverso la legge sulle materie prime critiche, l’UE può proporre obiettivi di medio termine come una autosufficienza del 30% per i CRM e recuperare almeno il 20% dei flussi di rifiuti dalle terre rare. Incrementi progressivi di tali obiettivi sono attesi nel medio termine, e Rystad prevede che l’Ue cercherà anche di massimizzare la capacità di riciclaggio per ridurre la dipendenza dalle importazioni e i requisiti di produzione.

FINANZIAMENTO E AIUTI DI STATO

Il secondo pilastro – finanziamento e aiuti di Stato – cerca di contrastare i rischi di delocalizzazione fornendo offerte competitive e incentivi come agevolazioni fiscali (ad esempio, per garantire condizioni di parità con l’Inflation Reduction Act). Ciò potrebbe comportare un’accelerazione e una semplificazione temporanee delle norme sugli aiuti di Stato tramite il quadro temporaneo di crisi e transizione, per consentire approvazioni più rapide e probabilmente includere modelli di agevolazioni fiscali e aiuti mirati per le catene del valore della tecnologia pulita.

Inoltre, le disposizioni possono includere anche le sovvenzioni corrispondenti dell’Ue offerte da Paesi al di fuori del SEE per lo sviluppo di tecnologie pulite. Dato l’attuale contesto finanziario, tuttavia, non tutti gli Stati membri stanno mostrando sostegno per un aumento dei prestiti e preferirebbero vedere spesi i fondi esistenti. Ad esempio, un gruppo di Paesi guidati dalla Germania sta lottando per sfruttare i 723,8 miliardi di euro raccolti attraverso il Fondo per la ripresa e resilienza post-pandemia Covid.

Gli analisti di Rystad si aspettano che l’Ue reindirizzerà questo fondo verso i crediti d’imposta, e che si muoverà anche per raccogliere fondi aggiuntivi per sostenere gli investimenti in tecnologie pulite. L’approccio agli aiuti di Stato funzionerà solo per alcune delle maggiori economie dell’Ue, il che significa che il blocco probabilmente preparerà un Fondo sovrano europeo come parte del suo quadro finanziario pluriennale a medio termine nel secondo trimestre di quest’anno. L’argomento chiave a favore del fondo è quello di creare condizioni di parità tra gli Stati membri ed evitare una corsa sleale ai sussidi attraverso maggiori finanziamenti per la ricerca, l’innovazione e progetti industriali strategici.

COMPETENZE EUROPEE E TECNOLOGIE PULITE

Il terzo pilastro mira a garantire che le competenze europee possano crescere parallelamente alla transizione alle tecnologie pulite, dai settori della finanza e della regolamentazione fino al lavoro manuale. Uno dei mezzi chiave per farlo è avere un’industria attiva che richieda capacità dalla ricerca e dalle università al funzionamento delle risorse. Questo è fondamentale e ci vorranno anni per svilupparsi completamente.

ACCORDI COMMERCIALI INTERNAZIONALI

Il quarto pilastro si propone di fornire catene di approvvigionamento internazionali resilienti attraverso degli accordi commerciali. Man mano che la transizione energetica accelera e i mercati emergenti come l’Africa e il Sudamerica maturano i loro settori di tecnologia pulita, sarà essenziale finalizzare gli accordi commerciali in corso (Nuova Zelanda, Cile e Messico). Anche il completamento dell’accordo commerciale del Mercosur (il blocco commerciale sudamericano composto da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) sarà cruciale per l’Unione europea.

È importante sottolineare che l’Ue considera essenziale anche il mantenimento delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti alla luce dell’impatto dell’Inflation Reduction Act sulle dinamiche commerciali e sta guardando alle sinergie, piuttosto che alla ricerca di una corsa ai sussidi. Inoltre, l’Ue valuta anche la regolamentazione delle sovvenzioni estere e altri strumenti per contrastare l’uso percepito della Cina di pratiche commerciali sleali.

Fondamentalmente, i quattro pilastri sono orientati ad accelerare la diffusione di tre settori chiave della transizione energetica: energie rinnovabili, batterie e idrogeno. Le energie rinnovabili si trovano al centro della decarbonizzazione; tuttavia, senza batterie sarà impossibile portare i settori dell’energia elettrica e dei trasporti allo zero netto. Inoltre, per i grandi settori europei difficili da abbattere – come l’acciaio e il trasporto marittimo – l’idrogeno sarà il fulcro che consentirà la decarbonizzazione.

UN QUADRO NORMATIVO SEMPLIFICATO PER ACCELERARE SULLE RINNOVABILI

Colpiti dalla crisi energetica, gli europarlamentari hanno trascorso il 2022 a negoziare il piano REPowerEU, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla Russia e accelerare la transizione energetica. Sebbene debba ancora essere approvata dalla direttiva sulle energie rinnovabili (RED IV), la proposta ha portato ad un aumento dell’obiettivo di energia rinnovabile per il 2030 dal 40% al 45% della fornitura totale di energia e ha raggiunto i 600 GW di capacità solare fotovoltaica installata entro la fine del decennio.

Tuttavia, il piano non include misure concrete: attualmente Rystad prevede 870 GW di capacità eolica e solare fotovoltaica installata entro il 2030, anche se per raggiungere gli obiettivi servirebbero 1.100 GW. L’UE deve quindi accelerare il suo tasso di messa in servizio dagli attuali 59 GW all’anno a 90 GW all’anno. Le questioni chiave da affrontare includono i colli di bottiglia amministrativi e della catena di approvvigionamento, la mancanza di manodopera qualificata, la dipendenza dalle materie prime importate, l’inflazione, i problemi di rete e la mancanza di incentivi finanziari concreti.

Poiché altri Paesi hanno introdotto forti incentivi, la competitività della regione nel mercato delle rinnovabili è minacciata. La Cina ha sollevato preoccupazioni con il suo ultimo piano quinquennale progettato per rafforzare ulteriormente la sua industria nazionale con pesanti sussidi e invogliare le società energetiche europee a trasferirsi.

GLI EFFETTI DELL’INFLATION REDUCTION ACT DEGLI USA

Inoltre, l’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti sottolinea l’importanza di crediti d’imposta dedicati alla produzione e agli investimenti per le tecnologie pulite. La legge fornisce supporto a lungo termine per gli sviluppatori di energia rinnovabile – che Rystad stima potrebbe tradursi in ulteriori 155,5 GW di capacità eolica e solare fotovoltaica onshore entro il 2030 – ed è probabile che sosterrà l’industria manifatturiera solare fotovoltaica statunitense attraverso crediti di produzione manifatturiera avanzata. Sulla base della ricerca di Rystad Energy, ciò potrebbe portare la capacità domestica dagli attuali 25,8 GW di corrente continua (GWdc) a 78,9 GWdc entro il 2025. Pertanto, un grave rischio che l’Ue sta affrontando è che le startup opereranno negli Stati Uniti, piuttosto che all’interno dei propri confini.

Ci sono tre leve principali per l’Ue per mantenere la sua industria delle energie rinnovabili: ridurre il rischio di interruzioni da altri mercati; risolvere i colli di bottiglia storici attraverso un quadro normativo prevedibile e semplificato; creare un sostegno finanziario dedicato. Mentre l’Inflation Reduction Act potrebbe interrompere il commercio e gli investimenti transatlantici, l’Ue mira a consentire alla sua industria nazionale di beneficiare e migliorare la collaborazione UE-USA.

Al momento non è chiaro come le aziende europee potranno essere esentate dalle normative dell’IRA statunitense ma, se ciò dovesse accadere, sarebbe solo una soluzione temporanea, in quanto le aziende dopo il 2025 dovranno trasferirsi negli Stati Uniti, per soddisfare le condizioni previste dal regolamento. Nel caso della Cina, l’Ue ritiene essenziale ridurre i rischi di pratiche sleali nei confronti delle aziende europee attraverso mezzi come regolamenti sui sussidi esteri o anche indagini formali, ma senza rompere i legami con un Paese che rappresenta un partner chiave.

IL NET ZERO INDUSTRY ACT EUROPEO

Per affrontare le strozzature normative e le sfide della catena di approvvigionamento – che per anni sono rimaste il più grande ostacolo allo sviluppo delle energie rinnovabili in Europa – l’Ue ha proposto il Net Zero Industry Act. Con decine di gigawatt bloccati nelle procedure amministrative, l’Ue ha riconosciuto che gli attuali ritardi nell’autorizzazione sono incompatibili con le sue ambizioni e ha adottato un regolamento del Consiglio di 18 mesi per accelerare il processo, in particolare richiedendo agli Stati membri di progettare delle “aree di accesso” in cui il processo di autorizzazione non dovrà durare più di un anno per i progetti di energie rinnovabili e 2 anni per i progetti di energia eolica offshore.

Sebbene queste misure possano avere un impatto a breve termine sul mercato, è essenziale che l’Ue le estenda a lungo termine per fornire agli sviluppatori una sicurezza come quella della legge decennale sulla riduzione dell’inflazione. Nell’ambito del GDIP, è prevista l’attuazione di “sportelli unici” centralizzati per l’autorizzazione, che aiuteranno a semplificare il processo, se sarà disponibile un’adeguata capacità amministrativa. Ciò accelererà la diffusione delle energie rinnovabili, richiedendo quindi all’Ue di accogliere una più rapida espansione della rete, che potrebbe essere necessaria anche per includere nel GDIP.

Poiché l’UE proporrà la sua riforma del mercato dell’elettricità per ridurre i costi per i consumatori attraverso un maggiore uso di energie rinnovabili, deve essere cauta nel non scoraggiare gli investimenti, come è stato fatto con il revenue cap.

Per quanto riguarda i colli di bottiglia della catena di approvvigionamento, l’Europa si trova ad affrontare delle sfide crescenti, in particolare per il solare fotovoltaico e l’eolico. La Cina domina l’intera catena del valore del fotovoltaico, dalla produzione di polisilicio alla produzione di celle e moduli. L’Ue ha riconosciuto la sfida lanciando l’Alleanza europea dell’industria del solare fotovoltaico, ma gli strumenti finanziari per aumentare la capacità di produzione e migliorare le competenze devono ancora manifestarsi.

Inoltre, la filiera dell’industria eolica, avendo sofferto l’inflazione, necessita di analogo supporto per recuperare margini e competitività dei fornitori. Rystad prevede che le misure anti-delocalizzazione del GDIP per il settore della filiera dell’energia rinnovabile sotto forma di sostegno finanziario diretto, semplici modelli di agevolazioni fiscali, crediti d’imposta o persino ammortamenti accelerati probabilmente rafforzeranno la posizione dell’Ue e ridurranno il rischio di delocalizzazione.

LA CORSA ALL’IDROGENO VERDE

Con l’UE che si dirige verso un’economia dell’idrogeno, sarà fondamentale una solida catena di approvvigionamento in grado di supportare l’imminente domanda di celle a combustibile ed elettrolizzatori. Sebbene nel medio-lungo termine la domanda sia destinata a maturare, essere proattivi e garantire competenze chiave per coprire i costi che potrebbero emergere dal rinvio di qualsiasi sviluppo sarà strategicamente significativo.

L’Ue è già stata in prima linea nella corsa all’idrogeno, con obiettivi estremamente aggressivi fissati nell’ambito della sua spinta REPowerEU. L’obiettivo ambizioso è di 10 milioni di tonnellate all’anno (tpa) di produzione nazionale e 10 milioni di tpa di importazioni di idrogeno. Alla fine del 2022, la pipeline di progetti a rischio nella sola Europa ammontava a circa 9,2 milioni di tpa entro il 2030, di cui l’UE27 rappresenta 7,8 milioni di tpa, appena 2,2 milioni di tonnellate all’anno in meno rispetto all’obiettivo Ue per il 2030.

Con i loro aggressivi crediti dell’Inflation Reduction Act – incluso un credito d’imposta sulla produzione che può dare agli sviluppatori fino a 3 dollari per kilo di idrogeno – gli Stati Uniti hanno scavalcato l’Unione europea. Mentre ci sono ancora alcune incognite, i semplici crediti negli Stati Uniti hanno spinto gli investitori e le aziende ad attraversare l’Atlantico. Gli incentivi alle imprese precedentemente pianificati dall’Ue per aumentare la produzione continentale di idrogeno erano complicati, ma la recente comunicazione della Commissione mira a cambiare questa situazione.

IL SISTEMA DEL PREMIO FISSO

Invece di un complesso e lento contratto per differenza (CfD), intende fornire un premio fisso per chilogrammo di idrogeno, simile all’Inflation Reduction Act. A differenza della legge statunitense, tuttavia, l’Ue sarà più attenta al budget selezionando i progetti da un’asta con un budget iniziale di 800 milioni di euro. Il CfD e la Banca Europea dell’Idrogeno rimangono all’orizzonte dopo questo supporto a prezzo fisso.

L’offerta interna risolve solo la metà dell’obiettivo, e l’Ue sta già lavorando per stringere legami commerciali con i Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, oltre che con l’Australia, tutti destinati a diventare degli esportatori chiave grazie alle loro abbondanti risorse rinnovabili. A tal fine, Rystad ha valutato la fattibilità dell’importazione di idrogeno verde da una prospettiva puramente economica.

TRA PRODUZIONE E IMPORTAZIONE

Le stime mostrano che il costo dell’importazione di idrogeno verde tramite vettori di idrogeno (come l’ammoniaca e il cracking in idrogeno verde al punto di utilizzo) potrebbe essere più favorevole rispetto alla produzione interna. Poiché attualmente non esistono impianti di cracking operativi su larga scala, i costi sono modellati su progetti su scala ridotta, ma sono in corso progetti su larga scala in diverse aree – come Rotterdam – e Rystad prevede che entro i prossimi 4-6 anni i costi scenderanno sostanzialmente.

Cracking a parte, l’importazione di ammoniaca verde può essere significativamente più economica che produrla nell’Ue, e sono stati compiuti sforzi per sviluppare l’uso diretto dell’ammoniaca in molti segmenti oltre ai fertilizzanti e alle industrie chimiche: ad esempio, l’ammoniaca verde dovrà essere uno dei più grandi settori di prelievo di idrogeno verde nell’Ue come carburante per navi a zero emissioni di carbonio.

Nonostante l’economia di importazione potenzialmente favorevole, la produzione interna di idrogeno verde svolgerà ancora un ruolo importante, in quanto le energie rinnovabili dell’Unione europea potrebbero contribuire a produrlo dall’eolico offshore in eccesso (ed evitare riduzioni) o da abbondanti risorse rinnovabili nell’Europa meridionale.

L’accesso alla fornitura di materie prime sarà fondamentale per sostenere la crescita di un’industria nazionale dell’idrogeno. Poiché l’Ue ha un’elevata dipendenza dalle materie prime per la produzione di elettrolizzatori – e l’ultimo rapporto dell’UE sui CRM rileva che ha meno dell’1% della catena di fornitura dell’assemblaggio richiesta per le celle a combustibile – sarà fondamentale che l’Ue garantisca delle rotte commerciali con economie ricche di CRM rilevanti per l’idrogeno, come il Sudafrica, un attore centrale nella catena di approvvigionamento di CRM per l’idrogeno.

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