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Metano, Arriva L'embargo

Tutti i pro e i contro di un embargo al gas russo

Per Cingolani presto arriva lo stop al metano di Mosca. Besseghini e Gallo divergono sull’embargo al gas russo

L’Italia continua a tracciare la strada della propria indipendenza energetica. O forse di una nuova dipendenza, ben lontana da Mosca. Ieri Di Maio e Cingolani sono volati in Angola per proseguire il tour africano di ricerca del gas, oggi saranno in Congo. Queste visite si inseriscono in quadro più ampio che ha già visto mettere la spunta blu su Egitto e Algeria, non senza polemiche.

CINGOLANI, ARRIVA LO STOP AL METANO RUSSO

La direzione è chiara e la ribadisce oggi su La Stampa il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. “L’obiettivo è sostituire due terzi delle forniture di Mosca in poche settimane” dice nettamente ad Alan Friedman. E aggiunge che dice che “la nostra strategia è di sostituire questi 29 miliardi di metri cubi di gas che arrivano ogni anno in Italia dalla Russia attraverso il gasdotto del Tarvisio con altrettanto gas che però deve essere prodotto da Paesi che si trovano in continenti diversi e che sono anche loro connessi ai gasdotti”.

“Ovviamente, questo gas non arriva istantaneamente. Ma noi riteniamo che entro il secondo semestre dell’anno prossimo potremo cominciare veramente ad avere una quasi totale indipendenza”, sostiene Cingolani. Il quale nell’intervista riepiloga l’eccessiva dipendenza da Mosca ma allo stesso tempo si mostra ottimista nel fatto che Roma può staccarsene relativamente a breve. “Ora, noi come Paese stiamo facendo uno sforzo molto grande perché da un lato dobbiamo diversificare le fonti d’importazione del gas e dall’altro però cerchiamo di mantenere tutto tale e quale”. La questione è anche etica. Sul pratico, servono i rigassificatori e i nuovi accordi con altri paesi. E a fargli compagnia, ieri, è stata la ministra tedesca degli Esteri Annalena Baerbock.

L’EMBARGO AL GAS RUSSO DIVIDE. BESSEGHINI: RISCHIOSO

Meno ottimista sembra il numero uno di Arera, Stefano Besseghini. Il quale dice al Corriere della Sera che “se andiamo incontro a una chiusura delle forniture di gas russo, c’è eccome” il rischio di insufficienza degli stock di gas per il prossimo inverno. “Volendo fare una stima, almeno dieci settimane, mettendo in campo le riserve strategiche e ottimizzando i consumi”, dice ancora ragionando sull’eventualità di uno stop all’energia di Mosca.

PER IL CAPO DI ITALGAS È NECESSARIO CONSIDERARLO

A Besseghini fanno da contraltare le dichiarazioni di ieri di Paolo Gallo al Foglio. Il capo di Italgas dice che “l’Europa, e ovviamente anche l’Italia, hanno il dovere di non escludere nulla. Rinunciare a questi 29 miliardi, sulla carta, come numero complessivo, potrebbe essere anche fattibile, ma il problema non è il numero generale ma è nel riuscire a soddisfare la domanda di punta che si registra nei mesi più freddi e che in media è tre o quattro volte più alta rispetto a quella che è la domanda più bassa che si registra nei mesi più caldi”.

Fare i conti con l’embargo, “una volta che si è fatto tutto ciò che era possibile fare per lavorare sulle maggiori importazioni, e dunque sull’offerta, non resterebbe che lavorare sull’utilizzo del gas, e dunque sulla nostra domanda. L’embargo non è un’utopia e di fronte a un dramma come quello ucraino onestamente non mi stupisco che sia un’opzione al vaglio”.

Insomma, il ferro dell’addio all’energia di Mosca è caldo. Serve continuare a batterlo.

 

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