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Rinnovabili

UE pensa a price cap sull’elettricità prodotta dalle rinnovabili

Il piano, contenuta in un documento prodotto dai tecnici dell’esecutivo UE, sarà analizzato mercoledì dai direttori generali dei ministeri dell’Energia dei 27

Un tetto al prezzo dell’elettricità prodotta con tutte le fonti diverse dal metano: rinnovabili, ma anche carbone e nucleare. È questa – come scrive Marco Bresolin su La Stampa di oggi – l’ultima idea della Commissione Europea per fronteggiare la crisi energetica in corso.

Il tetto verrà applicato a posteriori, trasformando la misura in una tassa UE sugli extra-profitti che servirà per finanziare voucher ai cittadini più poveri, garantire tariffe agevolate e ridurre le imposte sulle bollette. Inoltre, Bruxelles chiederà di adottare piani nazionali per ridurre il consumo di elettricità, così come è stato fatto per il gas. La proposta è contenuta in un documento prodotto dai tecnici dell’esecutivo UE e che La Stampa ha potuto visionare. Il piano sarà analizzato mercoledì dai direttori generali dei ministeri dell’Energia dei 27, mentre venerdì 9 settembre sarà discusso dai rispettivi ministri. Si tratta di ‘una valutazione preliminare’, spiega il ‘non-paper’, che non è ancora frutto di una ‘valutazione politica’ da parte dei vertici della Commissione. Ma nelle 21 pagine, soprattutto negli allegati, vengono passate in rassegna otto diverse opzioni per intervenire sul mercato dell’elettricità”.

IL PRICE CAP SULL’ELETTRICITÀ

Il cuore del piano riguarda la proposta sul price cap per l’elettricità, limitato a quella prodotta con tecnologie “che presentano costi di produzione inferiori rispetto alle centrali alimentate a gas” con l’obiettivo di slegare i ricavi legati a tali tecnologie dal cosiddetto prezzo marginale: in sostanza il prezzo della corrente verrebbe sganciato da quello del gas. Non direttamente in bolletta, l’intervento avverrebbe ex post e in sostanza obbligherebbe chi produce energia senza usare il gas a «condividere gli utili con i consumatori”. Un meccanismo dal risultato simile a quello della tassa nazionale sugli extra-profitti (che in tal caso dovrà essere abolita), con l’obbligo per gli Stati di ridistribuire le risorse a «determinate categorie di consumatori» nelle forme sopra elencate.

Chiaramente – si legge ancora su La Stampa – questa misura avrebbe un impatto diverso tra i Paesi in base al loro mix energetico: chi utilizza meno gas per la produzione di elettricità avrebbe a disposizione più risorse da redistribuire, chi ne utilizza di più (come l’Italia) ne avrebbe di meno.

Nel caso in cui i governi trovassero un accordo su questo sistema, bisognerebbe poi decidere con quale strumento giuridico applicarlo. Con una semplice raccomandazione della Commissione, lasciando gli Stati liberi di seguirla o meno, oppure con un intervento legislativo basato sull’articolo 122 del Trattato. Anche in questo caso, spiega il documento, le misure potrebbero essere facoltative oppure obbligatorie”.

LE ALTRE OPZIONI AL VAGLIO UE

Gli allegati del documento contengono altre sei opzioni, che però gli stessi tecnici UE sconsigliano. L’introduzione di un tetto massimo al prezzo di tutta l’elettricità non piace perché “può portare a un aumento dei consumi” e a rischi di blackout, così come l’applicazione su scala europea del modello iberico, perché “farebbe aumentare il consumo di gas” e avrebbe enormi costi per le finanze pubbliche (tra gli 89 e i 209 miliardi su scala europea). Bocciati anche il modello greco, che prevede di pagare i produttori attraverso il costo maggiorato anziché in base al prezzo dell’energia (secondo i tecnici “eliminerebbe la concorrenza tra le varie tecnologie”), l’intervento sul sistema ETS e l’obbligo di introdurre prezzi al dettaglio regolamentati per determinate categorie (“non aiuterebbe a ridurre i consumi”).

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