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Un cambiamento climatico incontrollato nei prossimi 50 anni potrebbe costarci 178 trilioni di dollari

Lo studio Deloitte modella gli impatti di un aumento di 3°C delle temperature medie globali rispetto ai livelli preindustriali

Il cambiamento climatico incontrollato sarebbe un grave ostacolo alla crescita economica nei prossimi 50 anni, con un costo stimato di 178 trilioni di dollari in termini di valore attuale netto durante il periodo 2021-2070. È quanto conclude un nuovo studio sul clima.

Lo studio, condotto dal Deloitte Center for Sustainable Progress, modella gli impatti di un aumento di 3°C delle temperature medie globali rispetto ai livelli preindustriali, che è coerente con l’attuale percorso mondiale. L’analisi mostra gli effetti associati sulla produttività futura, sulla produzione economica e sulla crescita in tutti i settori e le regioni.

In contrasto con il riscaldamento incontrollato, il rapporto afferma che, se i Paesi agissero rapidamente per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 e mantenessero il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C, l’economia globale durante il periodo 2021-2070 vedrebbe un’espansione di 43 trilioni di dollari di valore attuale netto.

IN ASIA LO SCENARIO PIÙ PREOCCUPANTE

Il rapporto afferma che ci sarà un periodo di tempo – potenzialmente della durata di alcuni decenni – in cui i costi iniziali della transizione verso l’energia pulita supereranno i benefici.

La posta in gioco potrebbe essere più alta nella regione Asia-Pacifico, perché in quell’area uno scenario di 3°C colpirebbe più duramente il PIL. Ciò in parte è dovuto alla vulnerabilità della regione agli eventi meteorologici estremi.

In tutto il mondo si sta già verificando un picco legato ai cambiamenti climatici nella gravità e nella frequenza di eventi di caldo estremo, grandi incendi e forti precipitazioni. Questi disastri stanno avendo effetti di vasta portata, come l’ondata di caldo in India e Pakistan iniziata a marzo, che ha portato il governo indiano a fermare le esportazioni di grano a causa del calo della produzione.

“IMPATTI SIGNIFICATIVI”, SENZA DRASTICI TAGLI AD EMISSIONI GAS SERRA

Queste tendenze si stanno verificando quando il nostro pianeta si è riscaldato solo di circa 1,1°C dall’inizio della rivoluzione industriale. Con la Terra attualmente in rotta per almeno 3°C di riscaldamento entro il 2100, salvo tagli rapidi e drastici delle emissioni di gas serra, gli impatti molto più significativi sono praticamente garantiti.

“Un’azione insufficiente per mitigare il cambiamento climatico è una scelta politica che può essere fatta – hanno affermato gli autori del rapporto, Pradeep Philip e Claire Ibrahim – ma è una scelta che ha un costo elevato. In definitiva, ogni azienda sa che un investimento richiede del tempo per generare rendimenti, ma senza investimenti non puoi crescere”.

Per i ricercatori, “i leader aziendali prendono queste decisioni continuamente: trovano nuovi fondi, riallocano i fondi esistenti e investono sia nella riparazione che nella manutenzione, ma anche nel nuovo capitale per guidare le loro attività. Questo è lo stesso principio con cui dovremmo pensare la nostra economia nel percorso verso le zero emissioni nette”.

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