Via al decreto sull’ex Ilva. La decisione dopo il Consiglio dei ministri di ieri. Saranno previsti nuovi fondi per la formazione dei lavoratori e l’integrazione dei livelli di Cassa integrazione
Il decreto sull’ex Ilva stanzia 20 milioni per il 2025 e 2026. Nel frattempo il Ministro delle Imprese Adolfo Urso ha convocato il 28 novembre un nuovo incontro tra sindacati, sindaco di Taranto e presidente della Regione Puglia.
COSA PREVEDE IL DECRETO
Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, il decreto stanzia ulteriori 20 milioni per il 2025 e il 2026 che consentiranno allo Stato di farsi carico fino al 75% dell’integrazione della cassa, un’integrazione finora sostenuta direttamente da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Oltre a questa somma, il decreto autorizza l’uso di 108 milioni su 200 di un prestito ponte che consentiranno ad Acciaierie d’Italia di garantire la continuità della produzione fino a febbraio 2026, data in cui è attesa la conclusione della gara per l’assegnazione del gruppo. I restanti fondi del finanziamento ponte sono già stati destinati a interventi sugli altiforni oltre che su manutenzioni e investimenti connessi alla nuova AIA (Autorizzazione integrata ambientale).
LE PROTESTE CONTINUANO
Il decreto non placa le richieste dei sindacati ancora impegnati in giornate di scioperi e manifestazioni da Taranto, a Novi e Cornigliano. Oggi lo sciopero continuerà a Novi ligure e Taranto mentre si interromperà a Cornigliano. «La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si assuma la responsabilità, ritiri il piano di chiusura presentatoci negli scorsi incontri, come condizione per ripristinare il tavolo di confronto a Palazzo Chigi garantendo l’integrità e la continuità produttiva di tutti gli stabilimenti», attaccano i segretari generali di Fim-Cisl Ferdinando Uliano, di Fiom-Cgil Michele De Palma e di Uilm-Uil Rocco Palombella. Ieri sera le tre sigle dei metalmeccanici non avevano ancora deciso se partecipare o meno all’incontro del 28 novembre per parlare del destino di tutti gli stabilimenti del gruppo, coinvolgendo anche il sindaco di Taranto e il presidente della Regione Puglia oltre ai sindacati. Fim, Fiom e Uilm vogliono un confronto con la premier.
L’OFFERTA DI CALENDA
Il leader di Azione Carlo Calenda su X offre un aiuto: «Perdere così il primo impianto industriale del Sud è una follia. Sono pronto a dare una mano a gestire un dossier sul quale ho passato due anni se il governo lo ritiene». Mentre la segretaria del Pd Elly Schlein attacca: «Manca un piano industriale, manca un acquirente. Meloni intervenga e ci metta la faccia, come ama dire».
PALOMBELLA (UILM): “SITUAZIONE AL COLLASSO. LO STATO TROVI SOLDI NECESSARI”
In un’intervista a Repubblica, Rocco Palombella, segretario della Uilm ha definito la situazione economica e finanziaria dell’ex Ilva al collasso. Sul nuovo possibile acquirente Palombella dimostra scetticismo: «Secondo Urso le Acciaierie verrebbero affidate al nuovo acquirente, ma è un fantasma, non si capisce chi sia e noi abbiamo dubbi sul fatto che esista. Come può essere segreto un soggetto che compra uno dei più grandi gruppi europei dell’acciaio?». La riunione del 28 al Mimit è vista dai sindacati come l’ennesima proposta campale dello Stato: «È inutile andare di nuovo: Urso ha creato questa situazione e non ha un piano B». Secondo il segretario della Uilm il soggetto pubblico che dovrebbe intervenire sarebbe Invitalia, sotto la regia di Palazzo Chigi, perché l’impianto industriale è ancora salvabile nonostante la chiusura di alcuni impianti: «L’Afo2 ha subito lavori di manutenzione con il cambio del crogiolo. Si potrà quindi fermare l’Afo4 per interventi che dureranno mesi. Alla fine, con questi due altiforni, si potrebbe arrivare a una produzione di 4 milioni di tonnellate all’anno dal milione di oggi. Una cifra interessante». I sindacati auspicano che il governo presenti un piano forte a livello economico e finanziario, di recupero. In quel caso diversi soggetti, pubblici e privati potrebbero farsi avanti.


