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elezioni Ue

Perché l’azione sul clima (post 2030) sta rimodellando le elezioni Ue

Dopo anni di consenso politico sulla transizione verso un’energia più pulita, sembra che stia guadagnando terreno un vento diverso tra prezzi in aumento e destra che aumenta i consensi in vista delle prossime elezioni Ue

Manca una manciata di ore alle elezioni europee che si preannunciano incerte nell’esito ma soprattutto nelle conseguenza a lungo termine. Come ricorda il New York Times, “negli ultimi cinque anni, i leader dell’Unione Europea hanno cercato di trasformare il blocco dei 27 paesi in un leader globale del clima. Hanno fatto grandi passi avanti. Hanno sancito per legge l’ambizioso obiettivo di ridurre di oltre la metà le emissioni che provocano il riscaldamento del pianeta entro il 2030. Hanno fissato una scadenza al 2035 per le vendite di nuove auto ad alto consumo di gas. Hanno aumentato il prezzo che le industrie devono pagare per l’emissione di gas serra. Ma questa settimana, mentre gli elettori si preparano ad andare alle urne, le credenziali verdi dell’Europa si trovano ad affrontare una prova molto diversa”.

Secondo il quotidiano statunitense c’è infatti “una frustrazione diffusa per l’aumento dei prezzi. Gruppi di agricoltori hanno preso d’assalto le capitali europee per protestare contro le proposte volte a limitare l’inquinamento causato dall’agricoltura. La destra è in ascesa. I Verdi, che nel 2019 hanno ottenuto la quota maggiore di seggi alle elezioni parlamentari europee, oggi registrano scarsi risultati”.

Se l’Europa perdesse “il suo ritmo verde nelle prossime elezioni”, insomma “ciò potrebbe avere conseguenze di vasta portata non solo per i cittadini e le imprese europei, ma anche per il resto del mondo. L’Europa è tra i maggiori inquinatori della storia”.

UN PASSO INDIETRO NEL TEMPO

Per capire come tutta questa attenzione basta fare un passo indietro nel tempo. Nelle elezioni del 2019, i Verdi europei hanno ottenuto il 10% dei seggi nel parlamento composto da 705 membri, rendendoli una forza con cui competere per il principale Partito popolare europeo conservatore. “A quel tempo, lo zeitgeist era verde. I manifestanti per il clima hanno riempito le strade delle capitali europee, chiedendo azione”, ricorda il Nyt.

Tanto da costringere la Commissione Europea ad approvare il Green Deal europeo, con l’obiettivo giuridicamente vincolante di ridurre le proprie emissioni del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

PANDEMIA, INFLAZIONE E INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA

A scombinare gli equilibri ci hanno pensato poi tre eventi importanti come la pandemia, l’inflazione e l’invasione russa dell’Ucraina. “Quasi da un giorno all’altro, la guerra costrinse i paesi europei ad abbandonare il gas naturale proveniente dalla Russia, che fino ad allora era stata una fonte di elettricità a basso costo. La potenza economica del blocco, la Germania, ha avvertito acutamente l’impatto, tanto che gli sforzi del governo per accelerare l’adozione delle pompe di calore sono stati coinvolti nelle guerre culturali. Conservatori e politici di destra, sostenuti da una stampa populista, si sono scagliati contro quello che i partiti hanno definito, un po’ falsamente, il divieto delle caldaie a gas. Il governo ha dovuto fare marcia indietro e modificare la sua proposta”, ha ricordato ancora il quotidiano statunitense.

IL PROBLEMA DEL RISCALDAMENTO GLOBALE

Il riscaldamento globale, tuttavia, non ha smesso di essere un problema. E l’Europa si sta riscaldando più velocemente della media globale. Basta leggere gli ultimi dati di Copernicus o il report Istat sulle temperature in crescita in Italia negli ultimi 40 anni.

Clima, Copernicus: Maggio 2024 è il 12esimo mese consecutivo con temperature record

Istat: tra il 1971 e il 2022 temperature in crescita nei capoluoghi di Regione

IL NODO DEL VOTO EUROPEO

Con queste premesse è chiaro che il voto europeo del fine settimana avrà un’importanza cruciale, anche nell’affrontare le sfide del cambiamento climatico. L’attuale governo propone tagli alle emissioni del 40% entro il 2040, rispetto ai livelli del 1990. Ma non è chiaro ancora cosa il nuovo governo sosterrà, soprattutto perché la prossima tornata di tagli richiederà probabilmente la modifica di aspetti che influiscono sulla vita di tutti i giorni, come il riscaldamento domestico, i trasporti, in particolare il divieto del 2035 sulla vendita di nuove auto a combustione e il dispiegarsi della direttiva case green.

IL NODO DELL’AGRICOLTURA

“Forse la domanda più difficile che il nuovo governo si trova ad affrontare è cosa fare riguardo alle emissioni provenienti dall’agricoltura – si legge sul New York Times -. Le proteste degli agricoltori in tutta Europa hanno portato Bruxelles ad abbandonare le proposte per limitare l’inquinamento causato dall’agricoltura. Sulle opzioni di transizione verso l’energia pulita dell’Europa incombono le scelte fatte negli Stati Uniti e in Cina. L’amministrazione Biden ha inondato di incentivi fiscali le imprese dell’energia verde, dalle fabbriche di batterie ai progetti di rimozione del carbonio. La Cina esporta in tutto il mondo pannelli solari, turbine eoliche, batterie e veicoli elettrici a basso costo.

EUROPA INDIETRO RISPETTO A USA E CINA

Rystad Energy, ha sottolineato in un report di qualche giorno fa, che i circa 125 miliardi di dollari che l’Unione Europea ha investito nella tecnologia dell’energia pulita posizioneranno il Vecchio Continente comunque indietro rispetto a Stati Uniti e Cina.

I POLITICI STANNO “COLORANDO” IL GREEN DEAL.

“Il Partito popolare europeo rivendica il Green Deal come il suo risultato più importante, anche se minimizza alcune disposizioni impopolari, come quella sull’agricoltura, inquadrandolo come un modo per recidere la dipendenza dell’Europa dalla Russia. ‘Abbiamo trasformato la sfida di Putin in una nuova grande opportunità”’, ha affermato a gennaio la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen”, secondo quanto ricorda il Nyt.

Più a destra, il partito dei Conservatori e Riformisti europei “ha interpretato alcune delle politiche del Green Deal – ad esempio mettere da parte i terreni per il ripristino piuttosto che per l’agricoltura – come una questione culturale che, a suo dire, prendono di mira ingiustamente gli agricoltori. Ha promesso di esaminare quelli che nel suo manifesto elettorale definisce gli ‘obiettivi più problematici’ del Green Deal”, riferisce ancora il quotidiano statunitense. Mentre il messaggio dei Verdi agli elettori “è che le imprese europee hanno bisogno di un segnale chiaro che dimostri che possono competere nelle industrie verdi del futuro”

I CAMBIAMENTI SONO STATI “RESILIENTI” (FINORA).

Secondo il gruppo di ricerca E3G, è stata messa in funzione finora molta energia rinnovabile, fatto che ha messo l’Unione Europea sulla buona strada per ricavare il 70% della sua elettricità dall’energia eolica e solare entro il 2030. Il Green Deal “si è rivelato molto più forte e resiliente come agenda politica di quanto molti pensavano che sarebbe stato”, ha affermato Pieter de Pous, analista di E3G, “ma ora si trova anche ad affrontare alcuni formidabili oppositori politici, soprattutto provenienti da l’estrema destra”, spiega al Nyt.

I CAMBIAMENTI CON IL PACCHETTO 2040

In ogni caso “è improbabile che i risultati dell’estrema destra incidano sulla transizione verde dell’Ue” il rischio sarà semmai “il pacchetto 2040, qualunque forma esso assuma” secondo quanto dichiarato da Raphael Hanoteaux di E3G a Montel.

Questo perché la legislazione chiave dell’Ue in materia di energia e clima che sarà sottoposta al prossimo Parlamento è l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2040, che la Commissione europea proporrà probabilmente all’inizio del 2025. L’attuale esecutivo ha chiesto a febbraio una riduzione netta del 90% delle emissioni di gas serra dell’UE rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040, per garantire che l’Ue rimanga sulla strada per avere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Una riduzione netta del 90% significa una combinazione di riduzioni assolute dell’anidride carbonica emessa più l’eliminazione delle emissioni attraverso tecnologie come la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS). Il nuovo esecutivo non è vincolato a seguire le raccomandazioni dell’attuale esecutivo europeo. La proposta deve essere approvata dal Parlamento e dal Consiglio dei ministri dell’UE, che rappresenta i governi nazionali, prima di diventare legge. La Commissione europea proporrà quindi di aggiornare la legislazione esistente per allinearla all’obiettivo concordato per il 2040. Ciò avverrà entro il luglio 2026 per l’ETS, entro il febbraio 2027 per la direttiva sull’efficienza energetica ed entro la fine del 2027 per le energie rinnovabili.

Secondo il think tank gran parte della legislazione europea che avrà un impatto sui mercati all’ingrosso del carbonio, dell’energia e del gas fino al 2030 è già stata concordata, il che significa che i progressi dipendono ora dall’attuazione da parte dei governi nazionali piuttosto che dalla composizione del prossimo parlamento. Tra questi, i recenti aggiornamenti delle regole di progettazione del mercato dell’elettricità, delle regole del mercato del gas a basse emissioni di carbonio e rinnovabili e delle regole del mercato del carbonio nell’ambito del sistema ETS dell’UE.

Entro la fine di giugno i governi dovranno presentare i loro piani nazionali per l’energia e il clima, indicando come intendono contribuire ai nuovi obiettivi vincolanti e più elevati per il 2030. Si tratta di ridurre le emissioni del 55% rispetto ai livelli del 1990, aumentare la quota di energia finale prodotta da fonti rinnovabili ad almeno il 42,5% e ridurre il consumo di energia di almeno l’11,7% rispetto alle proiezioni del 2020. La Commissione europea deve valutare i piani e, se lo sforzo collettivo è insufficiente, raccomandare ai governi cosa fare per correggerlo.

LE PREVISIONI

Secondo i dati dell’organizzazione di sondaggi Europe Elects, i tre maggiori gruppi politici dell’attuale Parlamento dovrebbero rimanere tali anche dopo la chiusura delle votazioni di domenica, nonostante la perdita di alcuni seggi. Questi tre gruppi – il Partito Popolare Europeo di centro-destra, i Socialisti e Democratici di centro-sinistra e il gruppo centrista-liberale Renew Europe – hanno lavorato insieme nell’ultimo parlamento per formare una maggioranza che escludeva i gruppi politici più a destra e a sinistra vale a dire i Conservatori e Riformisti Europei e Identità e Democrazia, più a destra, oltre ai Verdi/Alleanza libera europea, che sostengono le politiche ambientali, e al gruppo La Sinistra.

Il monitoraggio di Europe Elects di aprile ha rilevato che 20 dei 27 governi nazionali dell’UE sono allineati con i tre principali gruppi politici del Parlamento europeo. E i leader dei governi nazionali sono quelli che stabiliscono l’agenda strategica dell’UE per i prossimi cinque anni.

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