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L’annuncio dei dazi di Trump all’Ue porta scompiglio: sulla graticola petrolio, auto e non solo

Oltre alla questione dazi, in Usa ridotto il numero delle piattaforme petrolifere, il nodo Opec+ e il tetto al prezzo del petrolio russo

Per il momento il primo effetto dell’accordo tra Stati Uniti ed Europa di prolungare la scadenza dei colloqui commerciali sui dazi al 9 luglio che il presidente Usa Donald Trump aveva proposto pari al 50%, è un aumento dei prezzi del petrolio.

RIFLESSI SUL PETROLIO

Le preoccupazioni di una ripercussione dei dazi reciproci tra Europa e Stati Uniti hanno infatti avuto riflessi sul prezzo del greggio che è salito questa mattina ma ora è in flessione a 64 dollari e sul Wti, quasi a 61,5 dollari.

LA PROROGA

Trump ha dichiarato di aver accettato di prorogare la scadenza per i colloqui commerciali con l’Unione Europea fino al 9 luglio, dopo che Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha chiesto più tempo per raggiungere un accordo.

VON DER LEYEN E TRUMP A STRETTO CONTATTO

Il portavoce della Commissione europea Paula Pinho nel consueto briefing con la stampa ha ricordato che Von der Leyen e Trump hanno concordato di rimanere in stretto contatto e che la proposta di una condizione paritaria tra i due paesi è sul tavolo assieme alla buona volontà di arrivare a una conclusione positiva delle trattative, a partire dalla telefonata tra il commissario Sefcovic e il segretario Lutnick, ha aggiunto l’altro portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Gill.

SUL PETROLIO INCIDONO ANCHE ALTRI FATTORI

Secondo gli analisti le notizie sui dazi doganali e le preoccupazioni fiscali, saranno il principale fattore incognito per il sentiment di rischio e il petrolio greggio. Il Brent e il WTI hanno esteso i guadagni dopo aver chiuso venerdì in rialzo dello 0,5%, anche a causa del fatto che “i limitati progressi nei colloqui tra Stati Uniti e Iran sul nucleare hanno attenuato le preoccupazioni relative al ritorno di una maggiore quantità di petrolio iraniano sui mercati globali e gli acquirenti statunitensi hanno coperto le posizioni in vista del weekend di tre giorni del Memorial Day” si legge su Reuters.

USA SOTTO PRESSIONE IN CASA

Non solo. I prezzi sono sostenuti anche dai dati della società di servizi energetici Baker Hughes secondo cui le aziende statunitensi, sotto pressione a causa del calo dei prezzi del petrolio, hanno ridotto il numero di piattaforme petrolifere operative di 8 unità, portandole a 465 la scorsa settimana, il livello più basso da novembre 2021.

IL NODO OPEC+

I guadagni sono stati limitati invece dalle aspettative che ruotano attorno a OPEC+, i cui paesi aderenti potrebbero decidere di aumentare la produzione di altri 411.000 barili al giorno per luglio nella riunione della prossima settimana.

Reuters ha riferito questo mese che il gruppo potrebbe annullare il resto del taglio volontario alla produzione di 2,2 milioni di barili al giorno entro la fine di ottobre, avendo già aumentato gli obiettivi di produzione di circa 1 milione di barili al giorno per aprile, maggio e giugno.

Intanto, sempre la portavoce Ue Pinho ha confermato che sull’inserimento di un tetto al prezzo del petrolio russo inferiore all’attuale soglia di 60 dollari al barile, se n’è discusso al G7 Finanze e che la proposta è stata sostenuta anche da altri alleati dell’Ue

CASE AUTOMOBILISTICHE E GRUPPI DEL LUSSO SUL FILO DEL RASOIO

All’inizio di aprile, Trump aveva fissato una finestra temporale di 90 giorni per i colloqui commerciali tra UE e Stati Uniti, che si sarebbe dovuta concludere il 9 luglio. Ma venerdì ha ribaltato questa tempistica, affermando di non essere affatto interessato a un accordo.

Secondo fonti a conoscenza dei colloqui riferite da Reuters, i colloqui sono bloccati: Washington chiede a Bruxelles concessioni unilaterali per aprirsi alle aziende statunitensi, mentre l’UE cerca un accordo da cui entrambe le parti possano trarre vantaggio.

L’UE si trova già ad affrontare tariffe statunitensi del 25% sulle importazioni di acciaio, alluminio e automobili, e dazi cosiddetti “reciproci” del 10% su quasi tutti gli altri beni, un’imposta che avrebbe dovuto aumentare al 20% dopo la scadenza della pausa di 90 giorni di Trump a luglio.

L’imposta potrebbe ora aumentare al 50% in uno scenario senza accordo, il che potrebbe far aumentare i prezzi al consumo di tutto, dalle BMW e Porsche all’olio d’oliva italiano e danneggiare la domanda di borse di lusso francesi.

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