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Aumentare le rinnovabili in Italia? Si per Fmi, Bankitalia e Pichetto. Ma per Zollino non serve: chi ha ragione?

Per Zollino nelle ore di punta stiamo buttando energia prodotta dalle fonti rinnovabili la cui unica remunerazione è data dagli incentivi di Stato

Il nodo energia rimane cruciale per l’Italia. Lo ha detto ieri il Fondo monetario internazionale (Fmi) che ha chiesto di accelerare la transizione verso le energie rinnovabili, lo ha ribadito questa mattina il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta che ha chiesto di ampliare il ricorso alle fonti pulite, incentivando i contratti a lungo termine e rafforzando infrastrutture e reti di trasmissione. Infine lo ha ribadito ancora una volta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin a margine del Festival del lavoro 2025 in corso a Genova. Ma quali sono le incognite? Secondo Giuseppe Zollino, professore a Padova di Tecnica ed Economia dell’Energia e impianti nucleare e responsabile del Dipartimento Energia di Azione, alcuni problemi ci sono.

PICHETTO: SFIDA È AUMENTARE RINNOVABILI PER RIUSCIRE A INTERVENIRE SULLE DETERMINAZIONI DEL PREZZO

“Stiamo pagando quello che è stato il vantaggio di essere quasi totalmente dipendenti dal gas nei decenni scorsi, oggi paghiamo un prezzo altissimo. È difficile paragonarci alla Francia che ha tutto nucleare e alla Spagna che è stata sempre isolata” e “ha aree enormi di rinnovabili e ha ancora una quota di nucleare. Pertanto il confronto non c’è. Con la Germania lo possiamo fare, ha aumentato fortemente le rinnovabili, la strada per noi deve essere quella: aumentare le rinnovabili per riuscire a compensare e intervenire sulle determinazioni del prezzo dove purtroppo il meccanismo di accoppiamento del sistema europeo che non è nazionale determina che il gas pesa il 70% del prezzo anche se produce solo il 40% dell’energia, ma la sfida è creare un mix che dia anche continuità ad esempio con il nucleare”, ha detto il Pichetto Fratin a margine del Festival del lavoro 2025 in corso a Genova.

Ma ecco il nodo. Secondo Zollino quelle di questi ultimi giorni “sono giornate ventose e soleggiate, lo vediamo dai prezzi di borsa che nelle ore centrali della giornata segnano valori (non più di 35-40 €/MWh) che – a mercato – non remunerano né fotovoltaico né eolico. E infatti la remunerazione viene da lauti incentivi (o tariffe garantite) riconosciuti a tutta l’energia generata, anche quella non utilizzabile perché in eccesso. È un “segnale di prezzo” inequivocabile: non abbiamo bisogno di altra potenza generata in quelle ore”, ha scritto Zollino su X.

ZOLLINO: CURIOSI DI SAPERE SE È VERO CHE “LA SCORSA SETTIMANA TERNA HA DOVUTO TAGLIARE PIÙ DEL 12% DELLA GENERAZIONE EOLICA E DI QUANTO TAGLIERÀ DOMENICA 1° GIUGNO

Non è tutto come fa capire a chiare note il professore di Padova: “A questo si aggiunge un’altra questione: come abbiamo visto in Spagna, una rete con troppa potenza solare ed eolica diventa instabile per mancanza di inerzia rotante. Per questo @TernaSpA prudentemente “taglia” (cioè non fa entrare in rete) “fette” importanti di generazione eolica e fotovoltaica. Saremmo curiosi di sapere se è vero che “la scorsa settimana @TernaSpA ha dovuto tagliare più del 12% della generazione eolica” e ancora di più quanto @TernaSpA taglierà domenica 1° giugno, quando p.e. alle 13 la domanda attesa è 18 GW e la produzione da solo fotovoltaico 17 GW. E quanto il giorno dopo, 2 giugno”.

ZOLLINO SI CHIEDE SE HA SENSO PROSEGUIRE CON L’INSENSATO PIANO FIT FOR 55

“È d’uopo a questo punto la domanda, rivolta ‘stavolta a tutti coloro che ancora credono alla forza della ragione e non hanno paura del senso comune: vogliamo davvero proseguire con l’insensato piano Fit for 55, partorito dalla vecchia Commissione europea (e dall’ineffabile Timmermans), per cui agli attuali 38 GW fotovoltaici dovremmo aggiungerne in Italia altri 50 entro il 2030? E agli attuali 12 GW eolici, almeno altri 10? Per continuare a generare energia tutta nelle stesse ore e perciò in eccesso rispetto alla domanda, remunerarla e buttarla via? Abbiamo la forza di varare una solida strategia energetica, che punti al raggiungimento di un mix tra tecnologie a bassa emissione (idroelettrico, fotovoltaico, eolico e nucleare) ottimizzato in modo da minimizzare il costo complessivo del sistema e il suo impatto ambientale (emissioni e consumo di suolo), smettendo di inseguire costose ed inefficaci chimere?”, ha concluso Zollino.

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