Il ministro Szijjarto da Mosca: “Senza le forniture russe i prezzi andrebbero alle stelle”. Intanto Novak rivela: “La quota di Mosca sul mercato europeo è ancora al 19%”.
L’Ungheria non può e non intende rinunciare alle forniture di petrolio e gas dalla Russia. Con un messaggio diretto e senza mezzi termini, il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha ribadito la posizione di Budapest, definendo “follia” e “scandalo” le pressioni di Bruxelles per diversificare le fonti energetiche. Le dichiarazioni, rilasciate durante il forum della Settimana dell’Energia Russa a Mosca, sottolineano ancora una volta la spaccatura profonda tra l’Ungheria e il resto dell’Unione Europea sulla politica energetica nei confronti di Mosca.
“L’INFRASTRUTTURA ATTUALE NON È SUFFICIENTE”
Secondo il capo della diplomazia di Budapest, la questione è puramente fisica e pragmatica. “Se venissimo tagliati fuori dalla fonte di gas russa, le infrastrutture rimanenti non sarebbero in grado di rifornire il Paese”, ha affermato Szijjarto. Senza i volumi garantiti dal gasdotto Turkish Stream e dall’oleodotto Druzhba, l’Ungheria non sarebbe in grado di soddisfare il proprio fabbisogno energetico. Una tale mossa, ha avvertito il ministro, farebbe schizzare alle stelle i prezzi del gas nel Paese, che attualmente sono tra i più bassi d’Europa.
L’ATTACCO ALLA POLITICA ENERGETICA DI BRUXELLES
Szijjarto ha poi lanciato un attacco frontale alla logica della diversificazione promossa dall’UE. “Attualmente, ci sono due oleodotti che portano in Ungheria. Bruxelles vuole che ne tagliamo uno dei due”, ha spiegato. “Come si può chiamare il taglio di uno dei due oleodotti che portano alla diversificazione del Paese? Come si può considerare più sicuro avere un oleodotto anziché due? Questa è una totale mancanza di logica”. Una posizione che si scontra con la linea della Commissione Europea, che punta a eliminare gradualmente tutte le importazioni di gas russo entro la fine del 2027.
“LA RUSSIA È UN PARTNER AFFIDABILE, PERCHÉ DOVREMMO CAMBIARE?”
Il ministro ungherese ha difeso a spada tratta la partnership energetica con Mosca, definendola una questione di interesse nazionale e di affidabilità. “Non siamo mai stati delusi, le consegne sono sempre arrivate, quando avevamo bisogno di più abbiamo ottenuto di più, quando avevamo bisogno di meno abbiamo ottenuto di meno. I contratti sono sempre stati rispettati. La mia domanda è: perché dovremmo interrompere questo rapporto?”. Szijjarto ha ricordato i contratti a lungo termine con Gazprom, pur sottolineando che l’Ungheria acquista energia anche da altre fonti, come Turchia, Azerbaigian e tramite il terminal GNL in Croazia.
LA QUOTA DI MERCATO RUSSA IN EUROPA È ANCORA AL 19%
Le parole di Szijjarto arrivano mentre, dallo stesso palco di Mosca, il vice primo ministro russo Alexander Novak rivelava dati significativi sulla presenza del gas russo in Europa. Nonostante le restrizioni e gli sforzi di diversificazione, la quota di mercato del gas russo nel bilancio energetico europeo, sebbene dimezzata, “rimane comunque intorno al 19%”. Novak ha definito le tendenze negative nelle economie europee, come la chiusura di impianti in Germania, una “conseguenza diretta” del loro rifiuto di utilizzare il gas russo.
MOSCA APERTA AD AUMENTARE LE FORNITURE
In questo contesto, Novak ha ribadito che la Russia, anche nelle circostanze attuali, è pronta ad aumentare le forniture di gas all’Europa, qualora venisse avanzata una richiesta in tal senso. “La Russia ha sempre agito partendo dal presupposto di essere pronta e aperta al dialogo”, ha affermato, specificando però che qualsiasi aumento dovrebbe avvenire “a condizioni reciprocamente vantaggiose, sulla base di un partenariato”. Un’apertura che si scontra con la linea politica della maggior parte dei paesi UE, ma che trova nell’Ungheria un interlocutore ancora disposto ad ascoltare.