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Nord Stream

Perché il North Stream 1 mette a rischio le forniture in Europa

Le forniture russe all’Europa via Ucraina rimangono stabili a quota 41,9 milioni di metri cubi. Calano i prezzi del greggio

Le relazioni energetiche russo-europee rimangono al centro della scena. Mentre il premier Draghi sarà impegnato in una due giorni israeliana decisiva per ottenere nuove forniture alternative a Mosca, il colosso petrolifero Gazprom ha comunicato che i flussi verso il Vecchio Continente tramite l’Ucraina si sono assestati sui 41,9 milioni di metri cubi.

FORNITURE RUSSE OK AL PUNTO D’INGRESSO SUDZHA

Un livello che ha pareggiato la quota di venerdì scorso, riporta la Tass. La richiesta di fornitura
di gas attraverso il punto di ingresso di Sokhranovka è stata respinta dall’Ucraina a causa del conflitto in corso, ha spiegato il portavoce di Gazprom, Sergei Kupriyanov.

NORTH STREAM 1: DUE SETTIMANE DI MANUTENZIONE

Verso la Germania, invece, i flussi di gas tramite il North Stream 1 sono diminuiti del 22%. I metri cubi passeranno così dai 145 milioni di ieri ai 113 previsti per l’apertura della settimana. Intanto, il capo del regolatore di rete tedesco ha comunicato che il gasdotto sarà sottoposto alla sua regolare manutenzione annuale in estate. Non è stato reso noto ancora il periodo preciso, che però sarà di circa due settimane. Il presidente della Bundesnetzagentur Klaus Mueller ha dichiarato su Twitter che ciò implica che i livelli di stoccaggio del gas ristagneranno per il periodo interessato. Nel 2021, i giorni di stop sul gasdotto North Stream 1 furono dal 15 al 22 luglio. La Bundesnetzagentur venerdì ha dichiarato che i livelli di stoccaggio del gas in Germania si sono attestati al 52,93%.

PETROLIO, I PREZZI DI OGGI

Intanto, le nuove restrizioni anti Covid-19 della Cina fanno crollare i prezzi del petrolio. Il greggio Brent è sceso di 2,34 dollari, o dell’1,9%, a 119,67 dollari alle 08:15, mentre il greggio US West Texas Intermediate è sceso di 2,36 dollari, o del 2%, a 118,31 dollari, secondo quanto riporta Reuters.

“L’attuale calo dei prezzi è esacerbato dagli avvertimenti di una diffusione” feroce “del virus COVID a Pechino da parte dei funzionari, che mettono in dubbio l’immediata ripresa della domanda”, ha affermato Tamas Varga del broker petrolifero PVM. “Le dinamiche domanda/offerta continuano a favorire i prezzi”, ha affermato Jeffery Halley dell’agenzia di intermediazione OANDA, che considera improbabile un’ampia svendita di petrolio “a meno che i mercati statunitensi non si muovano per quotare in una recessione in piena regola”. Il prezzo del Gas naturale in Europa è in calo in avvio di contrattazioni. All’hub olandese di riferimento Ttf, il contratto è scambiato a 82 euro al megawattora, in ribasso dello 0,56%.

QUALCOSA SI MUOVE IN ALBANIA CONTRO LE FORNITURE RUSSE

Oltre alla Germania, un altro paese europeo attivo in queste fasi per accelerare la diversificazione energetica è l’Albania. Che attualmente genera quasi il 100% di energia idroelettrica ma poiché non è in grado di immagazzinarla ne vende molta. Ecco perché Tirana acquista l’energia fossile a un prezzo più alto dai paesi vicini, scrive Euractiv. L’annuncio del piano è arrivato già cinque giorni fa. “Abbiamo approvato due parchi fotovoltaici che saranno costruiti nella regione di Korca, ciascuno di 20 MW (megawatt) senza il sostegno dello stato albanese in quanto saranno investimenti totalmente privati. È un investimento da parte di enti locali, ma coincide con una situazione molto difficile in termini di elettricità”, ha affermato il ministro dell’Energia e delle Infrastrutture Belinda Balluku. “Un’altra decisione è il progetto di decisione per l’approvazione dell’accordo sugli idrocarburi con la divisione di produzione per lo sviluppo e la produzione di idrocarburi nella fonte di gas naturale a Frakull e Povelce”.

ANCHE PER IL GAS NATURALE IN EUROPA

E l’Albania lavora anche per diventare hub per la vendita di gas naturale in Europa. “I terminali galleggianti del gas a Valona sono pronti a lavorare in collaborazione con Vlora TPP in un progetto guidato dalla società statunitense Excelerate Energy Inc., scrive ancora il quotidiano digitale europeo. Insomma, un altro paese che vuole dire addio alla Russia c’è.

 

 

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