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Così il tetto al petrolio russo mette a rischio l’offerta

Secondo Energy Intelligence, trovare le petroliere e la copertura assicurativa non collegate all’UE, al G7 potrebbe essere quasi impossibile

Non sol gas. Sul petrolio, la settimana che si è appena chiusa ha portato in dote due importanti aggiornamenti. Sulla scia delle riflessioni del G7 sulla fissazione di un price cap all’Oil russo. Il 5 dicembre scatterà l’embargo sul greggio di Mosca, che a febbraio si estenderà anche ai prodotti petroliferi.

I DATI DI OPEC E AIE SUL PETROLIO

I report, dicevamo. Secondo l’Opec, il 2022 ha fatto registrare sostanziale stabilità nel mercato. Guardando al 2023, “anche la previsione di crescita della domanda mondiale di petrolio è rimasta invariata rispetto alla valutazione del mese precedente, attestandosi a 2,7 mb/d”, ha detto l’Organizzazione.

Anche l’Aie, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, ha dato spunti in merito. Sottolineando una progressiva decrescita della domanda. Che però risponderà anche al passaggio dal gas all’Oil “stimato in media di 700 kb/g durante il quarto trimestre del 2022 e il primo del prossimo anno”.

COSA C’ENTRANO LE PETROLIFERE CON IL PRICE CAP AL GREGGIO RUSSO

Ma l’Aie ha detto anche altro. Guardando nello specifico alla Russia, le export di petrolio hanno fatto sì registrare un aumento “di 220 kb/g in agosto a 7,6 mb/d” ma con un calo di 390 kb/d rispetto ai livelli antecedenti l’invasione di Putin in Ucraina. In termini di ricavi stimati, anche qui si registra una diminuzione pari a 1,2 miliardi di dollari a 17,7 miliardi di dollari.

Insomma, la leva energetica – che per Putin è economica e serve a finanziare la guerra in Ucraina – sta sgretolandosi.

E qui veniamo alle perplessità di Energy Intelligence. Secondo cui “i prezzi del petrolio probabilmente aumenteranno molto man mano che l’embargo dell’UE sul petrolio russo – che esclude il petrolio venduto a o al di sotto del tetto del prezzo – entrerà in vigore alla fine di quest’anno”.

Cosa c’entrano le petroliere? “La Russia continuerà a vendere il suo petrolio ad acquirenti asiatici come l’India e la Cina utilizzando flotte non occidentali”. Queste navi, però, mancano. Secondo EI, “il petrolio russo che va in Asia dall’Estremo Oriente russo è già spedito su petroliere russe o asiatiche”. Il problema è che Mosca vi esporterà “4,45 milioni di barili al giorno (bpd) dai suoi porti nell’Artico, nel Mar Baltico e nel Mar Nero”. Da qui la preoccupazione: ” Questo viene fatto principalmente su navi collegate all’Ue. Trovare le petroliere e la copertura assicurativa non collegate all’Unione europea, al G7 o ad altri paesi che potrebbero aderire al meccanismo di capitalizzazione dei prezzi per tale quantità di petrolio potrebbe essere quasi impossibile”.

OLTRE LE PETROLIERE: LO SCENARIO TRA PREZZI E OFFERTA

Come uscirne? L’embargo europeo avrà effetti importanti sul mercato del greggio. Si perderanno 2,4 milioni di barili quotidiani, secondo l’Aie.

I prezzi, intanto, saliranno a dismisura. Secondo Bjarne Schieldrop, analista della Banca SEB, “il meccanismo di capitalizzazione dei prezzi “potrebbe rivelarsi catastrofico per l’offerta e oscurare totalmente qualsiasi debolezza della domanda di petrolio”.

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