L’evento al Palazzo delle Esposizioni di Roma era articolato in due tavole rotonde: la prima sul capitale umano e l’evoluzione delle competenze nel mondo dell’energia, la seconda invece affrontava il tema del mercato elettrico, degli investimenti e della regolamentazione per affrontare la transizione energetica
Oggi a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, si è svolta l’assemblea pubblica di Elettricità Futura, la principale associazione italiana del settore, dal titolo “Il nuovo volto dell’elettricità”.
Nel corso dell’evento – che ha coinvolto rappresentanti delle istituzioni e delle aziende – sono state analizzate alcune tematiche fondamentali in due tavole rotonde. La prima era dedicata al capitale umano e all’evoluzione delle competenze nel mondo dell’energia per far fronte alle nuove esigenze del settore; nella seconda, invece, si è dibattuto di mercato elettrico, investimenti e regolamentazione per affrontare la transizione energetica.
PICHETTO: DOBBIAMO TROVARE EQUILIBRIO TRA FONTI FOSSILI E RINNOVABILI
Il primo a prendere la parola è stato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin: “la sfida per tutti noi è riuscire a raggiungere l’equilibrio tra il fronte del fossile con le rinnovabili, naturalmente con la modernizzazione. Il percorso è andare avanti su quello, un passo alla volta dobbiamo arrivarci, perché diventa l’elemento che incide certamente sul fronte della mitigazione, e quindi decarbonizzazione, però incide anche sulla quantità prodotta nel Paese”.
“Tutti gli indicatori – ha proseguito Pichetto – ci dicono che la domanda di energia a partire dagli anni 30 sarà quasi esponenziale. Già adesso i movimenti sui data center e sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale ci dicono che dobbiamo continuare ad aumentare la produzione, e aumentare la produzione significa ancora anche termoelettrico, perché per dare contnuità ci serve il termoelettrico con gas, e naturalmente la sfida dell’idroelettrico, che è una sfida contrattuale, di concessioni e di rinnovi – che può portarci quella decina di terawatt di aumento – e poi ancora eolico, fotovoltaico etc”.
PICHETTO: MACSE POSITIVO, C’È STATA UN’EVOLUZIONE SUL PREZZO DI RIFERIMENTO DELL’ASTA
Il ministro ha parlato poi del MACSE, spiegando che è “nient’altro che la presa d’atto che non possiamo produrre energia che non è continuativa e non regolabile, come quella del sole e del vento. Abbiamo quindi un ‘buco’ da coprire e dobbiamo quindi ricorrere al rischio dell’eccesso di produzione, che naturalmente va immagazzinata”.
“I meccanismi di immagazzinamento – ha spiegato Pichetto – sono certamente le batterie, e qui il primo MACSE è andato bene e ha un significato rilevante anche sotto l’aspetto dell’economia generale. C’è stata un’evoluzione rispetto alla prima stima che Arera e i nostri uffici avevano fatto sul prezzo di riferimento dell’asta: circa un anno e mezzo fa lo avevano stimato a 37.000 euro, mentre è stato segnato a 12.000-13.000 euro, quindi questa è la cartina di tornasole di un’evoluzione. Quindi MACSE a batteria, poi deve esserci un MACSE sull’idroelettrico, che ci permetterebbe di raggiungere un doppio obiettivo: immagazzinare l’energia sotto forma di acqua significa poter utilizzare l’acqua anche per tutta una serie di emergenze. Il FER X è positivo, significa rendersi conto di poter garantire un flusso abbastanza costante di ricavi al produttore, quindi l’offerta è stata decisamente buona”.
NOCE (MASE): “ENTRO ANNO CHIUSURA FER X E MACSE, AL VIA PIATTAFORMA PPA”
Stiamo intraprendendo una modifica del sistema di approvvigionamento elettriche che va sempre più verso impianti che hanno bisogno di contrattualizzazioni a lungo termine. Il disaccoppiamento è un falso problema. La continuità degli strumenti è un punto fondamentale. Siamo in fase di chiusura con la Commissione entro l’anno per avere un meccanismo Fer X a regime che dal 2026 al 2029 consenta un numero di aste necessario a raggiungere gli obiettivi europei. Stiamo lavorando alacremente affinché il meccanismo si chiusa entro l’anno. Stiamo lavorando sul Macse affinché aste e pompaggi siano una realtà, già nel 2026 speriamo in un’asta ad hoc per i pompaggi. Il capacity market è un altro strumento che pensiamo di affinare per le aste 2026-2027 e 2028. Sta per partire uno strumento importante per il mercato dei PPA, una piattaforma presso il GME, in fase di approvazione delle regole operative, con 45 milioni di euro di dotazione in 3 anni, base di partenza di un fondo di garanzia con il GSE come garante in caso di fallimento di una delle parti”, ha affermato Alessandro Noce, Direttore Generale Mercati ed infrastrutture energetiche del Mase
ARMANI (EF): L’ELETTRICO È UN SETTORE FONDAMENTALE PER LA COMPETITIVITÀ
Parola poi al padrone di casa, il presidente di Elettricità Futura, Gianni Vittorio Armani: “quello elettrico è un settore in cui le scelte sbagliate prima o poi si confrontano con le crisi, che sono molto profonde e anche molto dolorose. È un settore in cui il costo degli investimenti e la inelasticità della domanda determina, in condizioni di crisi, grandissimi oneri. È un settore fondamentale per la competitività. In questo contesto – ha aggiunto Armani – la transizione energetica – che ovviamente è stata la luce e l’indirizzo delle politiche strategiche dell’Europa e che è stata guidata principalmente da principi ideali lodevolissimi di decarbonizzazione – oggi assume un ruolo e un contenuto anche molto diverso, in particolare sulla sicurezza energetica e sul costo dell’energia. Queste due cose diventano fondamentali, perché avere disponibilità di fonti rinnovabili sul proprio territorio, in Europa e in Italia – dove la disponibilità di risorse primarie è limitata – rende più indipendenti, rende più flessibili e riduce la necessità e l’impellenza ai dover importare gas, quindi rende anche la fonte fossile più competitiva”.
BESSEGHINI: SERVE VISIONE NEL BREVE E LUNGO PERIODO
“Parlare di mercato energetico vuol dire pensare nel corto periodo, formazione vuol dire pensare nel lungo periodo. Non è semplice mettere le due cose insieme ma è fondamentale. Ho sentito riaffiorare vecchie tensioni nei dibattiti sul mix energetico. Siamo chiamati a fare scelte, che a volte possono essere dolorose. Spero che la politica sappia comprendere l’importanza del ruolo che Arera può giocare in una tessitura complessa di relazioni, che hanno bisogno di quel lavoro profondo di manutenzione e dettagli. Dettagli che possono cambiare in maniera significativa la bolletta”, ha affermato Stefano Besseghini, presidente di Arera nel corso dell’assemblea di Elettricità Futura.
“Avere una regolazione adeguata permette di garantire investimenti dove servono ma anche un incentivo. Nel lungo periodo sono importanti anche gli elementi di esternalità. La sicurezza è uno di questi. Guardando soltanto al costo dei pompaggi si rischia di trascurare elementi importanti per lo sviluppo”, ha affermato Massimo Ricci, Direttore Divisione Energia ARERA.
PUTTI (GME): INTEGRIAMO MERCATI EUROPEI PER CONSENTIRE PIÙ INTEGRITÀ E SALVAGUARDIA DEI SISTEMI
“Rispetto alle scelte di politica energetica – ha spiegato Pietro Maria Putti, amministratore delegato di GME – la parte del leone in questo momento storico la fa l’Unione europea. L’Italia ha un presidio importante a Bruxelles, partecipiamo alla creazione dei contenuti delle norme. Noi, come soggetti attuatori, contribuiamo a sviluppare dei modelli che sono quelli che nascono dalle scelte di politica legislativa e portiamo avanti il tentativo di integrare i mercati energetici europei per consentire una maggiore integrità e salvaguardia dei sistemi, ma anche e soprattutto per cercare di creare le condizioni perché sia sempre più facile interagire, a livello tecnico di mercato, con le regole che i Paesi dell’Unione europea hanno. Tra i prossimi passaggi, ci sarà quello di cercare di creare le condizioni affinché l’integrazione dei mercati europei diventi anche integrazione dei mercati energetici per i Paesi africani”.
ARRIGONI (GSE): VOGLIAMO PREDISPORRE QUADRO NORMATIVO CHE GUARDI A SOSTEGNO E AD EFFICIENTAMENTO ENERGETICO
“Abbiamo tutti l’obiettivo di ridurre l’elevata dipendenza energetica del nostro Paese, che lo scorso anno era ancora del 75%, contro una media europea del 57%, e questo è un problema geopolitico”, ha affermato il presidente del GSE, Paolo Arrigoni, che ha aggiunto: “stiamo cercando di predisporre un framework normativo che guardi al sostegno e all’efficientamento energetico, che è la cosa più importante, che guardi allo sviluppo delle rinnovabili, ma che guardi anche a sviluppare sistemi e servizi abilitanti alle rinnovabili, quindi sviluppo delle reti e sistemi di accumulo, il capacity market etc. Le comunità energetiche stanno diffondendo la cultura della sostenibilità del Paese: sono in grado di superare e vincere la sindrome di NIMBY, e colgo l’occasione per dire che alla fine di settembre abbiamo superato le 2.200 domande di qualifica di CER, che non sono poca cosa, per 200 MW di potenza, e sul fronte del PNRR – che dà contributi in conto capitale -, sempre per le CER abbiamo superato le 14.000 domande per 1 GW di potenza, che si aggiunge ai 200 MW di qualifica”.
ARRIGONI (GSE): LAVORIAMO AFFINCHÉ ENTRO FINE ANNO SI POSSANO FIRMARE I CONTRATTI
“Sull’energy release – ha concluso Arrigoni – posso garantire il massimo impegno del GSE affinché entro la fine dell’anno si possano firmare i contratti. C’è un conflitto in atto con il MASE e le associazioni di categoria per fare in modo di recepire la prescrizione della clausola di clawback, in modo tale che non stravolga lo spirito iniziale della misura. Questo ci consentirà di perfezionare le regole operative che stiamo scrivendo in attesa del semaforo verde al decreto da parte della Corte dei Conti”.
DEL PIZZO: “ENERGIA DECARBONIZZATA E BASELOAD PER DATA CENTER”
“Ci aspettiamo di avere un 1 GW di data center nei prossimi 4 anni. In questo momento stiamo beneficiando dell’overproduzione francese che ci manda un po’ di energia a basso costo, ma non durerà molto. Abbiamo bisogno di un mix di rinnovabili e termoelettrico efficiente per affrontare la tematica dei data center. Abbiamo bisogno di energia decarbonizzata e baseload”, ha affermato Francesco Del Pizzo – Direttore Strategie di Sviluppo Rete e Dispacciamento Terna.
FREGOLENT: CON TRANSIZIONE 5.0 FORMARE I LAVORATORI DI DOMANI È PIÙ COMPLICATO
Di scuola, competenze e lavoro ha parlato invece Silvia Fregolent, vicepresidente della Commissione Industria al Senato: “la scuola italiana non è che non è pronta per la transizione ecologica o per le aziende: in generale, non forma le persone che poi vanno sul mercato del lavoro. Chi di noi ha la fortuna di fare questo lavoro e di girare le piccole e medie imprese o le grandi imprese, ci raccontano spesso della mancanza di formazione e di manodopera specializzata, o comunque di soggetti pronti ad essere inseriti nel mercato del lavoro. Soprattutto le PMI raccontano che formano loro sul campo le persone e poi, mediamente, arriva la grande industria, che è più attrattiva, anche per le possibilità economiche e i benefit che riesce a dare, e sottrae queste risorse”.
“Con la modifica fatta ai piani Industria 4.0, Transizione 4.0 e Formazione 4.0 c’era un credito d’imposta diretto, con vantaggio superiore per le piccole imprese, medio per le medie e un po’ minore per le grandi, proprio perché le grandi imprese hanno la capacità di attrarre, una volta che il capitale è stato formato. Oggi, con Transizione 5.0, è diventato molto più complicato. In Formazione 4.0 funzionava, in Formazione 5.0 no. In tutto questo, c’è la nostra scuola: ancora oggi ci sono 313.000 studenti ai licei e gli ITS, che venivano tanto sbandierati, ne hanno 22.000, mentre gli istituti tecnici ne hanno più o meno 115.000. Ora, non voglio dire che tutti si devono iscrivere agli istituti tecnici, se uno si deve iscrivere al liceo ha il diritto di farlo. Questo era per dire che ancora oggi, nel nostro Paese, quando tu fai una scelta scolastica, se non scegli il liceo sembra tu sia il figlio di un Dio minore. Dobbiamo invece sdoganare questo pregiudizio ideologico nei confronti degli istituti tecnici, che invece in Germania vanno bene, e non mi sembra che i tedeschi siano meno colti degli italiani”.
PATUANELLI: LA SCUOLA DOVREBBE INSEGNARE ANCHE LE COMPETENZE NON COGNITIVE
“In Italia si laureano in ingegneria 27.000 studenti l’anno, in Europa più o meno 200.000, in India tra gli 1,5 e i 2 milioni, in Cina i laureati in competenze STEM sono intorno ai 4,7 milioni. C’è quindi un elemento di miglioramento delle nostre capacità formative e secondo me anche educative, ma anche di capacità di attrarre le competenze che si formano altrove perché, se i numeri sono questi, è evidente che noi, come sistema Paese, dobbiamo essere in grado di attrarre chi si è formato da un’altra parte, perché sono in un numero decisamente maggiore del nostro”. Lo ha dichiarato Stefano Patuanelli, presidente del Gruppo M5S al Senato.
“Io – ha aggiunto Patuanelli – dividerei la fase educativa e quella formativa. Noi parliamo spesso di formazione, ma io ho la sensazione che dobbiamo agire un po’ prima: dobbiamo agire nel capire che il nostro sistema educativo – parlo già dalla scuola primaria – è ancora basato su una visione nozionistica dell’educazione e non sulla capacità invece di formare, sin dal primo ciclo di studi, le competenze non cognitive, quelle che servono per adattarsi al cambiamento professionale che nella vita di oggi è costante e che chi è della mia generazione non aveva. La maggior parte dei cinquantenni di oggi non ha cambiato attività professionale nel corso della propria vita: ha fatto un mestiere e ha continuato a farlo, magari sviluppando ulteriori capacità all’interno della stessa situazione. Oggi però non è più così”.
ARGIRÒ: PER ITALIA TRANSIZIONE SIGNIFICA PERSEGUIRE SICUREZZA E AUTONOMIA STRATEGICA
“Oggi certamente la parola ‘sicurezza nazionale’ assume un significato diverso rispetto a soltanto pochi anni fa. Allora, io credo che noi dobbiamo cercare di arrivare ad una diagnosi condivisa su quale sia il modo per raggiungere concretamente gli obiettivi ma oggi o domani, non fra troppi anni”. Così Giuseppe Argirò, vicepresidente di Elettricità Futura.
“Ragionare in termini di sicurezza – ha aggiunto Argirò – vuol dire ragionare in termini di autonomia strategica nel Paese, autonomia significa ridurre la dipendenza, non eliminarla, perché non è mai possibile eliminare ogni tipo di dipendenza, credo per nessun Paese al mondo. Noi siamo esposti ad una fragilità dalla dipendenza dalla Russia più di altri Paesi europei. La transizione energetica, per l’Italia, io credo che in questo momento storico significhi innanzitutto perseguire un obiettivo di sicurezza e di miglioramento dell’autonomia strategica”.
MAZZONCINI: DIFFERENZA TRA BOLLETTA ITALIANA E MEDIA EUROPEA È INTORNO AL 5%
Secondo Renato Mazzoncini, vicepresidente di Elettricità Futura, “è abbastanza evidente che il tema dell’energia è un tema molto complesso e su cui ad oggi la molecola sta ancora giocando una parte assolutamente determinante. La dipendenza dal gas oggi guida il prezzo della materia prima in Italia, così come in altri Paesi. I dati della bolletta ci dicono che l’Italia, essendo estremamente efficiente in termini di costi di rete, in termini di bolletta in realtà si ‘offsetta’ parecchio, quindi la differenza tra la bolletta italiana e la media europea è molto piccola, intorno al 5%”.
RINNOVABILI, ROCCHI (EF): VANTAGGI POSSIBILI PERCHÉ L’ITALIA HA 60 GW DI CAPACITÀ TERMOELETTRICA
Per Hannelore Rocchi, vicepresidente di Elettricità Futura, “l’auspicio è avere, nell’interesse di tutti, un mix equilibrato, superando i confronti tra le diverse risorse. Ahimè, però, dobbiamo prendere atto che la narrativa che si sta consolidando continua ad essere una narrativa che non è pienamente equilibrata, secondo la quale le rinnovabili sono necessarie, è necessario accelerare l’installazione delle rinnovabili non tanto per promuovere il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, quanto piuttosto per ridurre la bolletta e aumentare la sicurezza energetica”.
“Questo è tutto vero – ha spiegato Rocchi -, però dobbiamo prendere atto che forse è una narrativa un po’ parziale, che necessita di alcune precisazioni. C’è un aspetto fondamentale che si tende a sottacere, a non esplicitare, probabilmente perché spesso nei messaggi dobbiamo semplificare. Mi riferisco al fatto che i vantaggi che attribuiamo alle rinnovabili oggi sono possibili perché l’Italia può contare su 60 GW di capacità termoelettrica installata, che rappresenta l’architrave su cui si basa tutta la stabilità del sistema. L’adeguatezza da capacity Terna la acquista dalle rinnovabili, quindi è una parte essenziale del tutto. I benefici delle rinnovabili, anche in termini di riduzione del prezzo elettrico, li riusciamo a catturare perché le rinnovabili possono anche permettersi di occuparsi di adeguatezza, perché c’è qualcun altro che fornisce quell’adeguatezza”.
BORTONI: LA SOLUZIONE AI PREZZI È IL DISACCOPPIAMENTO PER L’UTENTE FINALE
“Per i prezzi dell’energia la soluzione è il disaccoppiamento. Però non è un disaccoppiamento ‘acido’, cioè non è un disaccoppiamento fatto sui mercati all’ingrosso, dove si valorizzano tutte le fonti per il loro contributo allo stesso modo. È un disaccoppiamento ‘sano’, buono, che viene fatto presso il cliente finale, il consumatore, dove si opera una blendizzazione, un mix, una miscela”. Questa l’opinione di Guido Bortoni, presidente CESI, intervenendo all’assemblea pubblica di Elettricità Futura.
“Ovviamente – ha aggiunto Bortoni -, il cliente finale, nel suo mix, può sfruttare il fatto che le fonti rinnovabili fortunatamente hanno solo da remunerare il costo capitale, e questo capitale in Europa è ancora a livelli ragionevoli. Se si fa questo mix, quindi, questo disaccoppiamento sano sul cliente finale – un blend di forniture a breve termine, che sono ineludibili, ma sempre di più forniture a lungo termine di rinnovabili, che portano al cliente finale solo il loro costo di remunerazione del capitale, quindi senza il gas, senza la CO2 e l’ETS – ecco che si realizza una convenienza di prezzo”.
MONTI: PER DARE VISIBILITÀ AGLI INVESTITORI SERVONO SEGNALI DI PREZZI A LUNGO TERMINE
“La direzione che stiamo prendendo si conferma essere quella giusta, cioè arricchire il mix, puntare sulle rinnovabili, anche se è venuta fuori una fotografia che mostra che siamo in ritardo di qualche anno. Abbiamo una situazione un po’ a macchia di leopardo tra le varie componenti del mix energetico che ci servono”. Lo ha dichiarato Nicola Monti, amministratore delegato di Edison.
“Sulle rinnovabili – ha spiegato Monti – negli ultimi tre anni abbiamo fatto un’accelerazione: finalmente abbiamo rafforzato la capacità di processare le richieste autorizzative, ma ancora a monte possiamo arrivare a semplificare ulteriormente la grande mole di richieste autorizzative che arrivano, dove c’è una componente anche speculativa, ci sono tanti operatori che chiedono richieste autorizzative sui progetti che poi non realizzeranno mai o non hanno certamente la capacità finanziaria di realizzare, e questo crea anche una distorsione su un mercato secondario di chi mette in vendita le autorizzazioni.
Adesso, pian piano le Commissioni VIA-VAS sono state in grado di processare un numero sempre maggiore di autorizzazioni. Lo scorso anno abbiamo raggiunto i 7 GW di capacità installata, e buona parte di questi 7 GW è ancora di fotovoltaico collegato al Superbonus 110%, cioè legati ad impianti di piccola taglia, mentre noi parliamo di impianti grid scale, e anche su questo stiamo migliorando. Processiamo più autorizzazioni, i costi si sono ridotti. Per dare visibilità a chi deve investire ci vogliono dei segnali di prezzi di lungo termine, e qui arriviamo al tema delle aste, che si stanno realizzando. Vedremo il risultato dell’asta FER X, ma comunque è stata un successo, è arrivato un numero di richieste superiore rispetto al contingente per quanto riguarda il fotovoltaico e un numero leggermente inferiore per l’eolico, ma questo permetterà di mettere a terra nei prossimi anni diversi gigawatt di capacità. È quello che ci serve per abbassare la componente di ciclo combinato a gas, che oggi fissa il prezzo nella maggior parte delle ore sul PUN, e quindi ridurre il prezzo medio”.
SQUERI (FI): SENZA IL NUCLEARE NIENTE DECARBONIZZAZIONE, PETROLIERI CONTRO ENERGIA DELL’ATOMO
“I cambiamenti nella politica energetica ci sono e si stanno vedendo grazie all’operato del Governo. A medio lungo termine ci sarà una svolta. Possiamo arrivarci implementando tutte le fonti rinnovabili, la cui regina è la bioenergia. Oggi usiamo il 20% degli scarti agroforestali, molto meno rispetto alla media Ue. Senza dimenticare il nucleare, altrimenti non si fa la decarbonizzazione. Storicamente sono i petrolieri ad aver avversato il nucleare”, ha detto Luca Squeri, segretario capogruppo della Commissione Attività Produttive alla Camera di Forza Italia.
IDROELETTRICO, MILANI (FDI): INSERIRE ASTE NEL PNRR ERRORE, STIAMO FACENDO MELINA PER MANTENERE IMPIANTI
“Inserire le aste dell’idroelettrico nel Pnrr è estato un errore. Stiamo facendo melina a proposito di questi obblighi per arrivare a mantenere la priorità di questi impianti, strategica per la sicurezza energetica dell’Italia. Il Governo sta lavorando per la certezza delle regole nelle rinnovabili. Sono a favore di investire in fusione nucleare. Non può esistere sicurezza energetica senza il mix. In questi anni ci siamo un po’ drogati di gas per sopperire all’assenza del nucleare”, ha affermato Massimo Milani, segretario Commissione Ambiente alla Camera di Fratelli d’Italia.
BRAGA (PD): DARE PRIORITÀ A SVILUPPO INFRASTRUTTURE E PENETRAZIONE DEL MERCATO
“Bisogna lavorare affinché le sfide della transizione vengano raggiunti. Il tema dell’accelerazione delle rinnovabili è un tema di sicurezza ed autonomia strategica e dovrebbe avere come priorità garantire lo sviluppo delle infrastrutture per la diffusione delle rinnovabili e un’effettiva penetrazione del mercato, che oggi è ancora troppo debole. Abbiamo depositato un Parlamento una proposta di legge per la riforma del ruolo di Acquirente Unico nell’accelerazione dei PPA e al disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità rispetto a quello del gas. C’è una questione che riguarda il quadro normativo. Il pasticcio sulle aree idonee ha aggravato la conflittualità sui territori”, ha affermato Chiara Braga, presidente del Gruppo Parlamentare del PD alla Camera.
MAZZONCINI (EF): NEI PROSSIMI MESI DOVREMO PARLARE DI ASTA CAPACITY MARKET
“Ci stiamo interrogando sulla questione dell’approvvigionamento del data center. C’è un tema dei pompaggi che ha esternalità positive. Nei prossimi mesi dovremo affrontare il tema dell’asta del capacity market del 2028 perché serve certezza a lungo termine. Abbiamo capacità di offerta sufficiente quindi stiamo lavorando con il ministero per definire un calendario efficiente”, ha affermato Renato Mazzoncini, vicepresidente di Elettricità Futura.