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Emissioni Banche

Le banche continuano a finanziare progetti sui combustibili fossili

A cinque anni dalla firma dell’accordo di Parigi, nel mondo le banche continuano a fornire prestiti alle aziende che estraggono petrolio, gas e carbone

A cinque anni dalla firma dell’accordo di Parigi per il contenimento del riscaldamento globale, le banche continuano a fornire prestiti per miliardi di dollari alle aziende che estraggono risorse fossili ed inquinanti.

COSA DICE LO STUDIO

Secondo un recente report pubblicato da diciotto diverse organizzazioni ambientaliste e coordinato dalla tedesca Urgewald, dall’inizio del 2016 le banche hanno offerto prestiti e servizi di sottoscrizione per oltre 1,6 migliaia di miliardi di dollari alle compagnie energetiche per lo sviluppo di progetti sul petrolio, il gas e il carbone. Le tre principali banche individuate dallo studio – ovvero Citigroup, Bank of America e JPMorgan Chase – hanno fornito, tra prestiti e sottoscrizioni, un totale di 295 miliardi.

UNA CIFRA ANCORA PIÙ ALTA

I risultati dello studio sono basati sulle banche e sugli investitori collegati alle aziende coinvolte in dodici progetti energetici. Secondo Bloomberg, però, la cifra presentata nel report è inferiore a quella effettiva, che si aggirerebbe attorno alle 3,7 migliaia di miliardi di dollari

I dodici progetti esaminati nel rapporto potrebbero produrre almeno 175 gigatonnellate di emissioni di anidride carbonica. È quasi il 75 per cento del carbon budget rimasto per limitare l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5 °C.

Secondo Lucie Pinson, direttrice di Reclaim Finance, una delle organizzazioni che ha contribuito al report, “invece di adottare un approccio rigoroso per prevenire l’espansione dei combustibili fossili e facilitare il loro phase-out, le banche si rifiutano di rompere il fatale trend di crescita dell’estrazione dei fossili”.

Paddy McCully, analista per il Rainforest Action Network, un altro co-autore del report, ha detto che nel 2020 diverse grandi banche si sono impegnate a portare allo zero netto le emissioni legate ai loro finanziamenti. Ma questi impegni, ha aggiunto, “valgono poco se non iniziamo a vedere banche che si tirano indietro adesso da questi mega-progetti sui combustibili fossili”.

IL RUOLO DELLE SOCIETÀ DI INVESTIMENTO

Tra tutte, sono le banche americane le prime per finanziamenti a progetti di sfruttamento petrolifero entro i confini nazionali, ad esempio – scrive Bloomberg – per il fracking nel bacino Permiano, tra gli stati di Texas e New Mexico. Lo studio mostra che negli ultimi cinque anni Bank of America ha fornito prestiti per oltre 54 miliardi di dollari alle aziende che operano in quest’area. In Cina, invece, la Industrial and Commercial Bank of China ha investito oltre 14 miliardi nell’industria cinese del carbone.

Il rapporto evidenzia anche l’interesse dei gestori di fondi per gli idrocarburi. Fino allo scorso agosto, Vanguard Group possedeva oltre 65 miliardi di dollari in azioni e obbligazioni di aziende legate a progetti nel bacino Permiano. BlackRock, la più grande società di investimento al mondo, possedeva invece azioni e bond collegate ai progetti esaminati nel report per un totale di 110 miliardi; a gennaio però la società ha detto che avrebbe reciso i suoi legami con i progetti sul carbone, come previsto dalla strategia dell’amministratore delegato Larry Fink, improntata alla sostenibilità.

ANCHE LA BANCA MONDIALE

Il report sostiene che anche un ente come il World Bank Group ha fornito in questi cinque anni prestiti, garanzie o assistenze tecniche per più di 12 miliardi di dollari a progetti sui combustibili fossili. Per esempio, la Banca mondiale ha fornito 80 milioni in Mozambico per l’assistenza tecnica relativa allo sviluppo di giacimenti di greggio e gas; parte di questi fondi sarebbero andati ad uno studio legale che rappresentava la compagnia petrolifera americana ExxonMobil.

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