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A che punto è l’Italia sul riciclo delle batterie?

 
I progetti di Enel X e Midac, la situazione sul riciclo, gli scenari nel mondo delle rinnovabili

Che anno è stato per le batterie e quindi di riflesso per la transizione elettrica? Un’analisi di LinkedIn e alcuni aggiornamenti aiutano a inquadrare la situazione italiana.

IL PUNTO ITALIANO SULLE BATTERIE

“Nel caso del riuso e riciclo delle batterie al litio, la situazione non si presenta soltanto in rapida evoluzione, ma lascia anche intravedere prospettive estremamente interessanti”, spiega Marco Valsecchi su Big Ideas. Che confida nella forza degli obiettivi tracciati a inizio anno da Motus-E al 2050. Per allora, la capacità di seconda vita per le batterie ammonterà a 77 GWH, per un valore di mercato pari a una cifra compresa tra i 431 e i 646 milioni di euro, con marginalità tra i 121 e i 337 milioni.

Sentito a fine novembre da LinkedIn Notizie, Nicola Armaroli del Cnr ha detto che ci sono i margini per operare nel settore del riciclo e riuso delle batterie agli ioni di litio, anche se queste durano anche due o tre decenni. Ad oggi, allora, occorre partire anzitutto con un percorso formativo. Proprio a tal proposito, Valsecchi ricorda che “nei mesi scorsi Enel X e Midac hanno avviato le attività di ricerca e sviluppo propedeutiche alla realizzazione di un grande impianto di riciclo delle batterie al litio per veicoli elettrici, sistemi industriali e sistemi stazionari. Mentre nel corso del 2024 inizieranno le attività del polo che farà capo a Reinova e A&C Ecotech”. Reinova, poi, anticipa che ci sono possibili sviluppi sul fronte del passaporto digitale con cui monitorare lo stato di salute delle batterie. Utile, ha spiegato il ceo Giuseppe Corcione a Valsecchi, per “la definizione di un sistema integrato per il riciclo che fissi un obiettivo di recupero dei materiali di base per la creazione di nuove celle”.

PERCHE’ SERVE RICICLARE

Parlando recentemente a un convegno di Confindustria e Deloitte, il presidente di Elettricità Futura Agostino Re Rebaudengo ha detto che “oggi è fondamentale costruire impianti. Dobbiamo combattere per far andare avanti un po’ la transizione energetica”.

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Inoltre, “c’è uno scollamento tra obiettivi europei e quelli di cui abbiamo bisogno, emersi con ancora più forza con la guerra in Ucraina. Bisogna lavorare di più sugli accumuli per accompagnare lo sviluppo delle rinnovabili. Al 2030 servirebbero circa 80 GW/h di accumuli al 2030, quindi sia pompaggi nei grandi bacini ma anche sistemi di accumulo chimici e termici. Bisogna autorizzare in modo più efficiente, va bene focalizzarci sulle batterie agli ioni di litio e i pompaggi, ma è importante anche dare spazio alle altre tecnologie, tra cui batterie sodio/zolfo, zinco/vanadio, accumuli a CO2”.

L’IMPORTANZA DELLE MATERIE PRIME CRITICHE

Dal report ‘Med & Italian Energy Report 2023’, a cura di SRM – Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, presentato oggi al Parlamento Europeo, emerge che le tecnologie verdi richiedono quantità significative di materie prime critiche (CRM, Critical Raw Materials): ad esempio, le tecnologie solari fotovoltaiche richiedono grandi quantità di rame; le turbine eoliche fanno affidamento su rame, terre rare, manganese e nichel; le batterie agli ioni di litio utilizzano tutti i CRM ad eccezione del platino e delle terre rare; i motori elettrici utilizzano rame e terre rare.

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Secondo il rapporto, ancora, la produzione di un impianto eolico offshore o di un impianto solare richiede altissime quantità di rame rispetto (ad esempio) a quelle necessarie per un impianto di estrazione del gas. Un’auto elettrica contiene in media 207 kg di minerali vari, tra cui grafite, rame, cobalto, nickel, terre rare, litio e manganese (usati per la costruzione delle parti elettriche ed elettroniche) contro i 33,6 kg di un’auto tradizionale: 6 volte la quantità di minerali usati per un’auto tradizionale.

I COLLI DI BOTTIGLIA PRINCIPALI

Quanto alla fornitura, secondo Global Data, “la rivoluzione dei veicoli elettrici (EV) deve affrontare una sfida critica poiché la transizione a basse emissioni di carbonio dipende da una produzione sufficiente di batterie. Le potenziali carenze di materie prime incombono e minacciano di interrompere l’equilibrio tra domanda e offerta. Il successo di questa transizione verde richiede di affrontare queste preoccupazioni relative alla catena di fornitura per garantire un futuro senza soluzione di continuità e sostenibile per i veicoli elettrici e un programma più ampio a basse emissioni di carbonio”.

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“Sia l’industria delle batterie che quella dei veicoli elettrici dovranno lavorare a stretto contatto con il settore pubblico, i mercati dei capitali e altre parti interessate per realizzare batterie, componenti e materiali delle batterie più economici, di maggiore durata, più puliti e più riciclabili. Saranno necessarie nuove fabbriche”. GlobalData prevede che i ricavi del settore delle batterie agli ioni di litio aumenteranno a un tasso di crescita annuo composto del 12,5% da 88,6 miliardi di dollari nel 2022 a 408,3 miliardi di dollari nel 2035. I ricavi derivanti dalle vendite di batterie agli ioni di litio per usi finali di mobilità guideranno gran parte dell’espansione, insieme ad una notevole crescita su base annua nell’elettronica di consumo e nello stoccaggio dell’energia.

Poiché i veicoli elettrici influenzano sempre più il settore delle batterie, le case automobilistiche considerano in modo cruciale i modelli di utilizzo dei consumatori quando scelgono i prodotti chimici delle batterie. Affrontare le preoccupazioni sull’autonomia dei veicoli elettrici rimane fondamentale, poiché rappresenta un ostacolo significativo all’adozione diffusa e sottolinea l’importanza di allineare gli investimenti tecnologici con le esigenze dei consumatori. Pothalingam continua: “La transizione globale ai veicoli elettrici richiederà un’espansione parallela della gigafactory delle batterie, che dovrà essere situata vicino agli impianti di assemblaggio dei veicoli. La fretta di creare le gigafactory di batterie necessarie per supportare la rivoluzione dei veicoli elettrici porta fonti di valore di investimenti diretti esteri. La capacità della fabbrica esistente non può soddisfare la domanda futura, quindi è necessario investire massicce spese in conto capitale in nuove gigafactory”

SCENARI IN ITALIA SULLE RINNOVABILI

Come rilevato oggi dall’ultimo report di Ernst & Young, “la soluzione dello stoccaggio a batteria (elettrochimica o a fluido) può rappresentare un’opportunità determinante per consolidare la crescita delle energie rinnovabili”, in Italia, “grazie ad un’evoluzione tecnologica che la rende sempre più competitiva”.

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Dal punto di vista regolatorio, normativo, cioè il vero problema italiano sulle rinnovabili, il quadro relativo allo stoccaggio “è ancora in fase di sviluppo in quanto si è in attesa della pubblicazione delle Disposizioni Tecniche di Funzionamento 1 che andranno a definire i termini e le condizioni dei prodotti cosiddetti “time shifing” in ambito di stoccaggio elettrico, utili anche in termini di sviluppo di un mercato di PPA (Power Purchase Agreement) virtuali”. Infine, dal decreto Fer-X del Mase, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, arriverà una disciplina “che punta a rivedere e attualizzare alcuni meccanismi di incentivazione, prevedendo differenti modalità di supporto per gli impianti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività di mercato”. Questo intervento, ricorda Ey, “è di almeno 10 volte più grande rispetto al precedente decreto e i numeri, pur indicativi, indicati nella bozza (60 GW da inserire nel meccanismo nei prossimi 5 anni) suggeriscono che la gran parte del mercato delle rinnovabili potrebbe esserne coinvolto, incluso eventualmente il fotovoltaico in area agricola, finora escluso”.

 

 

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