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Bosch

Bosch, cresce la preoccupazione per il futuro dello stabilimento di Bari

In Puglia Bosch produce per l’80% il diesel. Ma in un contesto mondiale che punta sull’elettrico gli spazi diminuiscono.

“Cresce la preoccupazione in casa Bosch per il futuro dello stabilimento di Bari. E i sindacati chiedono all’azienda di fornire un piano industriale che metta in sicurezza il personale occupato in Puglia. Il tutto alla luce dei risultati di bilancio che la multinazionale tedesca ha comunicato”. È quanto si legge sul Corriere del Mezzogiorno.

PREOCCUPA L’ANALISI PER IL 2020

“’Nonostante la congiuntura debole nel settore automotive – è scritto nel documento – nel 2019 il Gruppo Bosch è riuscito a mantenere lo stesso livello di vendite del 2018. Secondo i dati preliminari1, l’anno scorso l’azienda fornitrice di tecnologie e servizi ha raggiunto un fatturato di 77,9 miliardi, cifra equivalente a quella dell’anno precedente. Il risultato prima degli oneri finanziari e imposte (Ebit) è stato di circa 3 miliardi, intorno al 4% del fatturato’. Ed è l’analisi sull’aumento della redditività per l’anno 2020 a preoccupare i rappresentanti dei lavoratori: ‘La crescita globale rallenterà ulteriormente – ha dichiarato Stefan Asenkerschbaumer, Cfo di Bosch – in particolare settori di fondamentale importanza come l’industria automobilistica e la produzione industriale dovranno affrontare cali significativi… In considerazione della sovracapacità nel settore automotive e dei cambiamenti nelle tecnologie dei sistemi di propulsione, Bosch sta continuando a rivedere i propri costi di struttura. Ove necessario, si agirà sull’organico in maniera socialmente accettabile’”.

A BARI L’80% È SUL DIESEL

“’È ora di uscire dalle ambiguità – afferma Riccardo Falcetta, segretario generale della Uilm Uil Bari (foto) – perché in Puglia siamo in attesa di risposte. Abbiamo compreso che Bosch non vuole trasferire a Bari produzioni di massa, ma almeno concluda il percorso per passare all’impianto le lavorazioni, anche limitate nei numeri, che sommate siano in grado di ridurre gli esuberi». La vertenza dello stabilimento barese è legata al passaggio di tecnologie. In Puglia si produce per l’80% il diesel. Ma in un contesto mondiale che punta sull’elettrico gli spazi diminuiscono. Attualmente i dipendenti dell’area produttiva sono 1.815, mentre quelli del centro ricerche ammontano a 300”.

“Infine, l’ultimo passaggio riferito alla Bosch è il settore investimenti. ‘Il management – conclude Falcetta – è ampiamente informato sulle opportunità di sostegno della Regione Puglia. Sul piatto ci sono 60 milioni, ma ovviamente bisogna portare qui qualcosa di nuovo’”.

LA SOLUZIONE SONO I CONTRATTI DI SVILUPPO INVITALIA?

“In verità, a dicembre scorso l’azienda ha presentato una richiesta di contratto di programma. Ma è finalizzata alla fase di ricerca, non all’industrializzazione. D’altronde, le regole recepite da Puglia Sviluppo (agenzia regionale che gestisce il settore) sono chiare: l’agevolazione viene accordata per incremento di forza lavoro (non per riduzione). La soluzione potrebbe trovarsi nei contratti di Sviluppo di Invitalia. Quelli utilizzati dalla Natuzzi”.

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