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Caldaie a gas, l’inedita alleanza FI-M5S per lo stop alle detrazioni

Il governo dovrebbe inserire già in manovra un divieto alle detrazioni delle spese sostenute per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili. Assotermica: Grande errore

Il destino per le detrazioni delle caldaie a gas è appeso a un filo? La direttiva Case green (EPBD, ovvero Energy Performance of Buildings Directive) che nelle intenzioni di Bruxelles aiuterà ad efficientare al massimo le abitazioni per abbattere l’impronta carbonica, ha già stabilito dal 2040 lo stop definito alle installazioni di questi apparecchi.

OGGI E’ PREVISTA UNA DETRAZIONE DEL 50% DELLE SPESE PER L’ACQUISTO DI UNA CALDAIA A GAS

Per questo tutti i paesi europei – che sono obbligati a recepire la direttiva – stanno cominciando a lavorare a una strategia che ruoti attorno alle indicazioni di Bruxelles. E tra questi, naturalmente, c’è anche il nostro paese che dovrebbe/vorrebbe (il condizionale è d’obbligo) inserire già in manovra un divieto alle detrazioni delle spese sostenute per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili. Oggi infatti è prevista una detrazione delle spese del 50% o addirittura del 65% nel caso di caldaie a condensazione, che oltre ad essere almeno in classe A, vengano abbinate a sistemi di termoregolazione evoluti.

GLI EMENDAMENTI (RITIRATI) ALLA MANOVRA DI FDI, FI E M5S

Per il momento tre emendamenti alla Legge di Bilancio 2025, presentati da Lucrezia Mantovani di Fratelli d’Italia (8.22) e gli identici presentati da Roberto Pella (FI) ed Enrico Cappelletti (M5s) (gli 8.20 e 8.21) sono stati rispettivamente ritirati e accantonati. Ma la partita potrebbe non essere conclusa.

IL MASE PREPARA UN NUOVO INTERVENTO NEL MAXIEMENDAMENTO?

A quanto apprende ENERGIA OLTRE, infatti, sarebbe lo stesso Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica guidato dal forzista Gilberto Pichetto Fratin – in un’inedito asse con il Movimento 5 Stelle – a voler ripresentare, probabilmente all’interno del più generale maxi-emendamento del governo che dovrebbe chiudere come tutti gli anni la fase interlocutoria della manovra, una nuova proposta di modifica orientata a porre fine agli incentivi agli apparecchi che naturalmente non scompariranno dagli “scaffali” ma saranno solo più costosi da acquistare.

SENZA DETRAZIONE SI COLPISCONO I MENO ABBIENTI

La misura rischia infatti, di andare a colpire proprio i meno abbienti che difficilmente potranno installare una pompa di calore elettrica – dai costi più elevati – e che quindi non essendo “accompagnati” nel percorso di sostituzione della caldaia attraverso incentivi, saranno giocoforza costretti a mantenere i vecchi apparecchi meno efficienti, più costosi e più inquinanti.

Insomma, se da un lato il governo si professa a parole come aperto alla neutralità tecnologica – basta ricordarsi le battaglie ma soprattutto le parole dei ministri Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin sulle auto – dall’altro sembra intenzionato a far calare la scure sulle detrazioni per l’acquisto delle caldaie a gas una volta per tutte già dal prossimo anno. E non basta, eventualmente, evocare la direttiva Case green come giustificazione di una possibile infrazione al diritto comunitario: le norme europee dovranno essere recepite obbligatoriamente a partire dal 2026, lasciando dunque spazio di manovra per tutto il prossimo anno.

ASSOTERMICA AL GOVERNO: “ERRORE ELIMINARE LE CALDAIE A CONDENSAZIONE DALLE MISURE DI INCENTIVAZIONE”

Critica Assotermica, l’associazione che riunisce l’industria del riscaldamento italiana, “una realtà che occupa più 10.000 addetti e genera un fatturato di circa 3 miliardi di euro, oltre a un indotto di migliaia di imprese medio-piccole della filiera impiantistica”, e chiede al Governo “di non approvare una modifica legislativa alla legge di Bilancio che escluderebbe le caldaie a condensazione dalle prossime misure d’incentivazione”. È quanto si legge in una nota, che prosegue: “Diversamente, si minerebbe il percorso di transizione energetica del nostro Paese, che vede tra i propri pilastri la riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale, oltre a indebolire un comparto di eccellenza che può offrire soluzioni utili alla decarbonizzazione. Le abitazioni esistenti sul nostro territorio sono circa 31 milioni, il 50% di queste è nelle classi energetiche più basse e solo in piccola parte sono già pronte ad accogliere tecnologie alternative, sia per questioni tecniche sia perché di proprietà di nuclei familiari che non possono permettersi soluzioni che richiedono un investimento iniziale importante. Per questo motivo le caldaie a condensazione risultano essere ancora la soluzione ottimale per un’ampia fetta di utenti per ridurre consumi energetici ed emissioni inquinanti. Eliminare l’ecobonus per questi apparecchi significherebbe escludere larga parte delle famiglie italiane, soprattutto le meno abbienti, dalla possibilità di efficientare e rendere più sostenibili i propri sistemi di riscaldamento, ridurre drasticamente il potenziale di efficientamento del patrimonio edilizio e al contempo danneggiare un settore che da sempre investe in innovazione e che contribuisce alla crescita economica dell’Italia. Inoltre, la modifica penalizzerebbe tutti gli utenti che si ritrovano a dover sostituire un generatore guasto nel mezzo della stagione termica e che non avrebbero i tempi tecnici per poter pianificare il passaggio ad un’altra tecnologia”, ha concluso la nota.

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