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Canada

Il Canada ha bisogno una strategia migliore sulle batterie

Sherritt International pensa che il Canada possa essere più di un fornitore di metalli, e che debba dotarsi di una politica coordinata sulle batterie

Secondo Sherritt International, compagnia canadese che si occupa dell’estrazione di minerali e idrocarburi, il Canada ha bisogno di una strategia migliore per diventare un polo nordamericano delle batterie per i veicoli elettrici, in grado di sfruttare a proprio vantaggio la transizione globale verso le energie pulite.

“CI VUOLE UNA POLITICA PIÙ COORDINATA”

L’amministratore delegato uscente di Sherritt International, David Pathe, ha detto che “il Canada nel suo insieme, con una certa guida da parte del governo federale, deve essere più strategico su come sviluppare quell’industria da una prospettiva di politica industriale nazionale. Ci vuole una politica più coordinata da parte del governo per mettere insieme tutti i pezzi, perché c’è bisogno di più che delle semplici materie prime”.

GLI INVESTIMENTI DEL GOVERNO

Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha insistito molto nel dire che il Canada dispone del potenziale per essere un leader mondiale nella produzione di batterie per i veicoli elettrici e per lo stoccaggio dell’energia rinnovabile.

Il governo federale ha investito in diversi progetti sulla nuova mobilità: ad esempio in un impianto per l’assemblaggio di batterie nella provincia del Québec, o nella conversione di uno stabilimento di Ford Motor nell’Ontario per permettere la manifattura di veicoli elettrici.

ANDARE OLTRE LE MATERIE PRIME

Ottawa ha anche destinato 46,4 milioni di dollari di fondi in tre anni allo sviluppo di iniziative sui minerali critici per la transizione energetica – come nichel, litio, cobalto e rame –, di cui il paese possiede importanti riserve. Il Canada può contare anche su grandi disponibilità di energia rinnovabile a basso costo: l’idroelettrico.

“Storicamente il Canada è stato un fornitore di materie prime al mondo. Penso che possa aspirare a essere più di questo”, ha detto Pathe, che pensa che il governo debba consultarsi con le aziende per identificare i vari “colli di bottiglia” e favorire lo sviluppo di un’industria delle batterie.

LA RICHIESTA DI FILIERE CORTE

Nonostante le potenzialità del Canada, fino ad oggi le case automobilistiche hanno fatto affidamento soprattutto sulle aziende cinesi per le forniture di batterie e di metalli come il nichel e il cobalto. La pandemia di coronavirus, con i blocchi agli approvvigionamenti, ha mostrato però l’importanza di avere filiere più robuste e “corte”, dalla dimensione regionale; la competizione tra Stati Uniti e Cina, inoltre, ha rafforzato nei paesi e nelle aziende occidentali (ma non solo) la necessità di ridurre la dipendenza da Pechino.

Negli Stati Uniti il presidente Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per esaminare le filiere americane e valutare il grado di affidabilità degli approvvigionamenti dei beni critici per la sicurezza nazionale. Tra questi ultimi sono inclusi i metalli critici e le batterie. A questo proposito, Washington ha già avviato delle trattative con Ottawa per lavorare ad una supply chain comune.

PREZZI E OFFERTA DEI METALLI

Gli impegni dei governi per la riduzione sostanziale delle emissioni di gas serra, uniti a quelli delle case automobilistiche per l’elettrificazione della gamma di veicoli offerti, faranno lievitare la domanda di nichel per le batterie. Stando alle stime di BloombergNEF, entro il 2030 sarà di sedici volte più alta di quella attuale.

Per David Pathe, “prezzi più alti [dei metalli, ndr] sono l’unica cosa che stimolerà quel tipo di reazione dell’offerta di cui il mondo ha bisogno per avvicinarsi” al soddisfacimento della richiesta dei materiali per i veicoli elettrici.

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