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Green

Carbone, Greenpeace punta ad accelerare il phase-out in Polonia

Il carbone, la fonte da cui si produce la quasi totalità dell’elettricità in Polonia, è sempre meno competitiva e meno in grado di far fronte agli obiettivi climatici europei

In Polonia si discute di come gestire il futuro del carbone. La fonte da cui si produce la quasi totalità dell’elettricità del Paese è infatti sempre meno competitiva ed in grado di far fronte agli stringenti obiettivi climatici dell’Unione Europea, per cui il Governo punta a traghettare il settore energetico nazionale verso il phase-out entro il 2040. Contro la proposta si pronuncia una ricerca di Greenpeace, secondo cui l’obiettivo del Governo polacco deve essere ben più ambizioso e a dare man forte a questa tesi sono motivazioni tutt’altro che ideologiche, bensì economiche.

I PIANI DEL GOVERNO POLACCO ED IL DOCUMENTO DI GREENPEACE

Il Governo polacco, alle prese con la necessità di pianificare il futuro del settore energetico nazionale, è attualmente impegnato a preparare una vasta riorganizzazione delle tre utilities energetiche di Stato: Tauron, PGE ed Enea. Come affermato dal vice-Primo Ministro Jasek Sasin, il piano dell’esecutivo è quello di creare due entità a partire da queste tre società, di cui una basata sul carbone e l’altra non basata sul carbone. Sempre secondo Sasin sarebbero in corso consultazioni con la Commissione Europea per discutere il programma nei dettagli. Si prospetta inoltre una riorganizzazione di PGG, il principale produttore di carbone del Paese, fortemente colpito dagli effetti della pandemia di COVID-19 in termini di infezioni e di calo della domanda energetica, dunque anche di carbone. Secondo Sasin il programma riflette anche il rapido cambiamento delle politiche climatiche a livello europeo, per il quale occorre prepararsi e rivalutare alcune azioni precedentemente intraprese.

I piani del Governo prevedono dunque la chiusura delle centrali a carbone entro il 2040. Fino a quel momento si prevede che esse siano messe sotto l’autorità della National Energy Security Agency e che siano sussidiate tramite il meccanismo di dismissione anticipata. Il 2040 è una scadenza decisamente distante dai nostri giorni e c’è chi è rimasto decisamente insoddisfatto dai segnali del Governo, ossia Joanna Flisowska, responsabile dell’Unità Energia e Clima di Greenpeace Polonia. Secondo la studiosa ed attivista il Governo polacco deve focalizzare il proprio sforzo nell’accelerare la transizione energetica ed il phase-out del carbone, segnando come data ultima il 2030, invece di alimentare l’illusione che il Paese possa proseguire con il consumo di carbone per i prossimi decenni.

L’ANALISI

Il primo problema identificato dalla ricerca è la mancanza di una strategia energetica nazionale aggiornata, con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima polacco che risulta non coerente con il documento “La Politica Energetica della Polonia fino al 2040”, documento strategico che è stato prodotto nel 2018. Si nota inoltre come il PNIEC polacco sia stato criticato in quanto sovrastimava la domanda energetica e prevedeva un lento calo della capacità a carbone, fattore che sembrava slegato dall’andamento dell’economia del settore.

L’analisi riporta inoltre come le azioni del Governo polacco contraddicessero le tendenze interne all’UE, con forti sussidi alla produzione di elettricità tramite carbone e deroghe alle norme ambientali dell’Unione. Con l’inasprirsi delle norme e degli obiettivi climatici dell’UE e l’aumento del prezzo delle quote di emissioni, il carbone diventa sempre meno conveniente dal punto di vista economico, come dimostra il calo di asset nel carbone posseduti dalle tre utilities menzionate in precedenza.

Il risultato della ricerca condotta da Greenpeace è che secondo i dati raccolti la Polonia potrebbe completare il phase-out del carbone entro il 2035 in uno scenario Business As Usual, a causa delle condizioni tecniche e dell’economia del mercato energetico e del carbone. Per questo il documento invita lo Stato a non fornire sussidi per la chiusura di centrali a carbone che accada oltre lo scenario Business As Usual e che non sia in linea con l’obiettivo del 2030, necessario per realizzare il contenuto dell’Accordo di Parigi.

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