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prezzi energia

Caro-bollette, arriva il decreto da 6,5 miliardi su energia, auto ed enti locali

Il governo replicherà le misure adottate a gennaio, tra cui la riduzione al 5% dell’Iva sulle bollette del gas di famiglie e imprese

Un pacchetto di misure che vale circa 6,5 miliardi, anche se i saldi del decreto – che il Consiglio dei ministri si voterà nella giornata di oggi – potrebbero variare. Il lavoro del ministro dell’Economia, Daniele Franco, e del ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, è proseguito ininterrottamente per individuare le coperture per le misure contro il caro bollette e per il fondo da destinare al settore automotive.

INTERVENTI SU ENERGIA, COMPARTO AUTO ED ENTI LOCALI

In dettaglio, come si legge sul Corriere della Sera, il decreto dovrebbe prevedere interventi in materia di energia per un valore di quasi 5 miliardi, poi ci sarebbero circa 900 milioni di euro per le imprese del comparto auto e 800 milioni a beneficio degli enti locali. Un totale di poco più di 6,5 miliardi finanziati con la norma sulla rivalutazione delle quote societarie (dovrebbe assicurare 1,5 miliardi), dai proventi delle aste CO2 e dal riparto di vari fondi non utilizzati. Il tutto scongiurando lo scostamento di bilancio che Lega e M5S chiedono con crescente insistenza. Sul fronte dell’energia la soluzione adottata dal governo dovrebbe essere una replica di quanto stabilito per calmierare le bollette dei primi tre mesi del 2022.

In quel caso lo stanziamento complessivo è stato di 5,5 miliardi, ma gli ambiti di intervento saranno gli stessi anche nel secondo trimestre perché, come ribadito da Giorgetti, “il governo interverrà cercando di replicare le misure già adottate a gennaio”. A cominciare dalla scelta di ridurre al 5% l’Iva sulle bollette del gas delle famiglie e delle imprese. Il nuovo decreto includerebbe anche l’azzeramento degli oneri di sistema per le utenze elettriche domestiche e non domestiche (comprese quelle con potenza oltre 16,5 Kw), in questi mesi a beneficiare di questo sconto sono stati 29 milioni di utenti domestici e oltre 6 milioni di utenze aziendali. Il pacchetto di misure dovrebbe prevedere anche l’annullamento delle aliquote relative agli oneri di sistema nel settore del gas, e a beneficiarne sarebbero 22 milioni di utenti tra famiglie e imprese (come nel primo trimestre). Un ulteriore ambito di intervento è riservato alle famiglie economicamente più deboli – 3 milioni i beneficiari del bonus elettrico e 2 milioni per il bonus gas – con l’obiettivo di azzerare gli incrementi di spesa in bolletta.

L’AUMENTO DI PRODUZIONE DEL GAS

Il governo sta lavorando anche sull’aumento della produzione nazionale di gas – per portarla da 4 miliardi di metri cubi annui a circa 6 miliardi – e su una “deregulation” per rinnovabili e fotovoltaico, puntando su tegole, pellicole e pannelli di ultima generazione da installare su edifici pubblici e capannoni industriali.

Come riporta Il Messaggero, la svolta sul gas prevede la vendita a prezzi equi e controllati di uno stock definito di metano alle imprese a rischio chiusura, in particolare tra le oltre 3000 imprese energivore. Una strategia che, del governo, sarà completata con un maggiore drenaggio di gas dall’Algeria, ma anche dal gasdotto Tap, pronto a raddoppiare la sua capacità attuale.

Intervistato da Milano-Finanza, il dirigente il Cnr Nicola Armaroli spiega però che “nell’immediato possono essere efficaci solo misure tampone come quelle che il governo sta mettendo in atto da luglio scorso. L’aumento della produzione nazionale di gas non risolve nulla. Scordiamoci che nell’Adriatiche ci sia l’Eldorado, abbiamo riserve certe per 75 miliardi di metri cubi, ci si coprono i consumi di un anno. E dopo?” Per quanto riguarda la vendita di energia a prezzo calmierato ai grandi energivori e alle imprese in difficoltà, “il prezzo lo decide il mercato, e lo fa a livello internazionale. Si può imporre a un produttore di abbassare i prezzi per un periodo limitato, ma non è così che ci sganceremo dalla volatilità delle commodity”. Per Armaroli la soluzione è aumentare la produzione di energie rinnovabili e attrarre un maggior numero di investitori per accelerare la costruzione di nuovi impianti.

I COMMENTI DI TODDE, BESSEGHINI E BESSI

Sull’intervento di oggi del governo in Consiglio dei ministri per contrastare il caro-bollette “non conosco la cifra” che l’esecutivo metterà in campo. “Noi abbiamo chiesto uno scostamento di bilancio, le cifre che può raccogliere il Mef sono limitate ma sono convinta che non sarà l’ultimo intervento”. Lo ha detto la sottosegretaria al Mise Alessandra Todde parlando a Radio Anch’io su Radio Uno. “Se noi avessimo raggiunto il target di rinnovabili al 2030 avremmo passato indenni il caro-gas. In questo momento estraiamo 4,5 mld di mc di gas su un consumo di 73. In un anno e mezzo-due anni potremmo arrivare a 6-7 mld e non risolveremmo il problema rispetto al tema complessivo. Quando estraggo gas entra nel sistema complessivo. Il punto è: sarebbe veramente conveniente estrarlo? Nel 2019 e nel 2020 il gas era ai minimi storici e i conti bisogna farli nel lungo periodo. Chi ha chiuso i contratti nel lungo termine non ha problemi al momento con i prezzi del gas”.

Per il presidente di Arera, Stefano Besseghini, “gli strumenti per contrastare il caro bollette sono tutti sul tavolo, li abbiamo identificati. Nel breve periodo gli oneri generali sistema sono stati praticamente azzerati da nove mesi. Naturalmente è una quota piccola rispetto agli aumenti. L’emergenza passerà, è legata a fattori contingenti ma deve insegnarci che dobbiamo adottare delle strategie di lungo termine e, sul lungo periodo, gli oneri generali sistema possono essere coperti dai proventi delle aste della CO2”.

Per l’esperto di energia Gianni Bessi il gas “è diventato una commodity che non segue il trend del passato con prezzi stabili e afflussi costanti che poi hanno portato ad esempio alla moratoria nazionale delle estrazioni di gas in Italia. Può sembrare una cosa marginale ma che oltre ai gasdotti si è creato un mercato GNL e soprattutto l’allargamento di larghi strati dell’economia internazionale. Per questo, dicono gli indici, i prezzi saranno alti ancora a lungo, fino al 2023. C’è una sorta di linea piatta che tende a essere sopra ai 50-60 euro al MWh. Intanto dobbiamo preparare la stagione del prossimo inverno. Nell’immediato dobbiamo avere la freddezza di pensare al presente e di ristabilire la ciclicità di prezzo che durante l’anno deve avere una variabilità. Altrimenti se riempiamo ora gli stoccaggi a prezzi molto alti quest’inverno i prezzi saranno alti. Per aiutare il prezzo del gas a diminuire servono molte soluzioni anche se molte sono già state messe in campo”.

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