Il Tar ha disposto la prosecuzione del procedimento di autorizzazione alla costruzione della Centrale di compressione gas di Sulmona proposta dalla società Snam Rete Gas.
Resta vigente la delibera della presidente del Consiglio dei Ministri che, a fine 2017, aveva sancito la strategicità della Centrale Snam in località Case Pente a Sulmona.
L’ha sancito finalmente il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha respinto il ricorso proposto dalla Regione Abruzzo, dando invece ragione al Governo Gentiloni. “La rilevanza energetica e il carattere strategico dell’opera, necessaria per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici a livello italiano ed europeo” è quanto ha confermato il Tar del Lazio rispetto alla centrale Snam di Sulmona.
IL TAR HA BOCCIATO IL RICORSO DELLA REGIONE
Il tribunale ha bocciato il ricorso della regione, confermando la delibera con la quale il Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 2017 ha avocato a sé le competenze autorizzative per il progetto, bypassando la contrarietà degli enti locali emersa in sede di Conferenza di servizi, e disponendo la prosecuzione del procedimento di autorizzazione alla costruzione della Centrale di compressione gas di Sulmona proposta dalla società Snam Rete Gas.
La competenza dunque è ministeriale. In contestazione c’era anche l’ulteriore decreto del successivo marzo 2018 con il quale il Mise ha autorizzato la realizzazione, non solo della Centrale, ma anche di un tratto di metanodotto della lunghezza complessiva di 1.880 metri.
VIA LIBERA AL GASDOTTO SNAM
Una decisione che dà il via libera alla realizzazione del gasdotto Snam che da Brindisi a Minerbio attraverserà l’Italia lungo la dorsale appenninica.
LE MOTIVAZIONI DEL RICORSO
Tre erano i motivi cardine del ricorso. Con il primo la Regione Abruzzo aveva contestato il mancato assoggettamento a VAS del progetto relativo alla centrale di compressone; per il Tar, però, “nel caso in esame, non era necessario l’assoggettamento a VAS per la localizzazione dell’opera”, trattandosi “di valutazione che spettava all’Autorità competente che gode, al riguardo, di ampio potere discrezionale”. In più, l’impianto “è anche destinato ad essere sottoposto ad una futura Autorizzazione Integrata Ambientale, senza la quale non potrà essere messo in esercizio”.
Con altro motivo di ricorso, la Regione Abruzzo aveva dedotto che la deliberazione assunta dal Consiglio dei Ministri “avrebbe svolto un’inadeguata comparazione e ponderazione degli interessi coinvolti, lasciando prevalere l’interesse ‘economico’ dell’operatore rispetto a quello ‘ambientale’ e sottovalutando gravemente, in particolare, il rischio derivante dall’inquadramento sismico del territorio di Sulmona”.
LA DECISIONE DEI GIUDICI
I giudici amministrativi, però hanno ritenuto che nel complesso “non può dirsi che vi sia stato uno sbilanciamento, nella comparazione e valutazione degli interessi confliggenti, a tutto vantaggio dell’interesse economico-imprenditoriale della Snam e a discapito dell’interesse ambientale e della sicurezza dei cittadini”, anche perché “l’opera fa parte di un articolato progetto, di sicuro rilievo strategico, il quale mira ad assicurare l’approvvigionamento energetico ai cittadini e alle imprese nell’ambito di vaste aree regionali e dell’intero Paese”.
Quanto ai sollevati rischi ambientali e sismici, infine, stabilisce il Tar: “è bene ribadire che la valutazione compiuta in materia di VIA dall’Amministrazione è espressione di discrezionalità tecnica e, pertanto, essa è insindacabile, se non per vizi macroscopici di irragionevolezza, illogicità, contraddittorietà e infondatezza”.
LA CENTRALE DI COMPRESSIONE DI SULMONA
In Abruzzo, il gasdotto – da progetto – dovrebbe essere collocato ad una profondità di 3 metri, con un diametro di 1.5 metri, e dovrebbe attraversare per 170 chilometri la provincia dell’Aquila da Sulmona a Montereale, passando per diversi Comuni. L’impianto di compressione di Sulmona è funzionale al trasporto sulle dorsali della rete nazionale – e alla successiva distribuzione nelle reti regionali – dei quantitativi di gas previsti dai punti di entrata a sud (25 milioni di metri cubi standard al giorno) e dei quantitativi giornalieri aggiuntivi previsti per il campo di stoccaggio di Cupello (Chieti).
L’area interessata dall’impianto di Sulmona sarà circa di 12 ettari, di cui 4 ettari con impianti fuori terra, mentre i rimanenti 8 saranno destinati a verde. L’area è stata acquistata da Snam tramite accordi bonari con i proprietari.
Il tratto Sulmona-Foligno è solo un tratto della Rete Adriatica che dovrà far arrivare in Europa il gas dei ricchi giacimenti dell’Azerbaijan. Il nuovo tratto Sulmona-Foligno dovrebbe collegarsi con il metanodotto già esistente e proveniente da Campochiaro in Molise, e che corre lungo il Parco nazionale della Majella.
VIA LIBERA AL PROGETTO
Il progetto si può fare. Lo dice la legge, la politica e l’economia domestica. Chissà se lo consentiranno i proprietari dei giardini abruzzesi.
Le contestazioni delle associazioni Nogas locali durante gli anni sono state numerose, tanto da convincere i politici eletti negli enti locali, indipendentemente dal partito, a seguirne la pancia presentando questo ricorso. Ora l’hanno perso. Chissà se l’opera potrà iniziare. Stavolta non hanno la scusa delle multinazionali che vogliono speculare sulla nostra terra come Tap e trivelle, essendo Snam partecipata statale nonché la rete dei metanodotti che ci porta il gas in cucina.
Gentiloni aveva ragione. Speriamo che come con Tap e Ilva, l’attuale governo lo ammetta.