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Tavares

Chi è Carlos Tavares, il numero uno di Psa

Tavares è un manager globale che ama lavorare in team ma con fama di tagliatore di teste. Sarà lui a prendere le redini della fusione tra Psa e Fca

Tutto è cominciato ad aprile 2016 quando il manager Carlos Tavares, in carica da fine 2013, decide di dare una svolta al gruppo Psa cambiando nome e logo e distinguendo i prodotti tra loro per target e identità. Una “fusione” che ha rilanciato i marchi Peugeot, Citroën e Ds consentendo loro di sopravvivere. Oggi è un’operazione analoga quella che si sta portando avanti con Fca.

UN MANAGER GLOBALE CHE AMA LAVORARE IN TEAM

“Lui, si racconta, è un manager davvero globale che ama lavorare in team – scrive il Sole 24 Ore -. Ma soprattutto è un capo azienda che a curriculum ha tutte le abilità indispensabili per affrontare al meglio la rivoluzione che il settore sta attraversando tra mille scossoni: è partito da zero, ha una lunga esperienza in tema di ristrutturazioni, Nissan prima e Psa poi, sa dialogare con gli azionisti e con il mercato. E soprattutto ha visione. Ha quella capacità di individuare punti di forza e di debolezza che rendono poi estremamente efficaci le soluzioni che adotta”.

PORTOGHESE CLASSE ’58 NEL 2017 HA ACQUISTATO OPEL E VAUXHALL

“Portoghese, classe ’58, laureato all’École Centrale Paris, padre di tre figli, appassionato di corse e pilota, Tavares è il manager che prima riporta in utile il gruppo PSA in poco tempo e poi, nel 2017, acquista Opel e Vauxhall dalla General Motors. La notizia suscita commenti contrastanti. Ma intanto Groupe PSA diventa il secondo in Europa grazie allo shopping”, sottolinea L’Automobile, il portale dell’Aci che ricorda anche la joint-venture finanziaria con Bnp-Paribas, “indispensabile per sostenere lo sviluppo dei marchi acquisiti – fin qui in rosso fisso da anni – e il nuovo assetto del gruppo. Per gestire l’integrazione di Opel, Tavares si occupa non solo di finanza e produzione ma incontra i ministri tedeschi dell’economia e del lavoro, ai quali garantisce un ‘futuro a lungo termine per Opel’. Nel successivo piano industriale denominato ‘Pace!’, il quartier generale del marchio a Rüsselsheim viene indicato come centro globale di competenze per lo sviluppo di vetture elettriche e a guida autonoma del gruppo”.

PRIMA ESPERIENZA IN RENAULT

“In Francia è arrivato che era ancora adolescente e dopo la laurea in ingegneria meccanica all’École Centrale Paris, era il 1981, è entrato alla corte di Renault per lavorare a due progetti simbolo del brand francese: la Clio e la Mégane. Una vetrina che gli ha dato l’opportunità di scalare velocemente il vertice aziendale e che lo ha fatto diventare vicepresidente strategia e sviluppo della Renault, ruolo che lo ha poi trasformato nel tassello chiave dell’alleanza con Nissan, dopo un duro lavoro di rilancio della casa giapponese – si legge ancora sul Sole 24 Ore -. E infine nell’uomo di fiducia dell’allora presidente Carlos Ghosn. Panni che Tavares ha di fatto ‘abbandonato’ quando neppure tanto velatamente ha dichiarato che gli sarebbe piaciuto molto diventare “il numero uno” della casa francese. Era fine 2013 e alla sua porta già bussava Psa”.

UNA FAMA DA TAGLIATORE DI TESTE

“Nello scenario automobilistico mondiale, Tavares dimostra di saper muoversi con velocità. Fama di tagliatore di costi e di duro – a Sochaux, dove c’è la pista di prova di PSA, alzano gli occhi al cielo ogni volta che arriva a guidare personalmente ogni nuovo modello – sterza decisamente sulla Cina (saranno gioie e dolori) e più in generale accelera l’internazionalizzazione con intese in Marocco, Iran, Algeria, India, cominciando a occhieggiare gli Stati Uniti. Dove ora prevede di riportare il gruppo entro il 2026”, si legge su L’Automobilista. Gli analisti qualche tempo fa lo hanno accomunato a Sergio Marchionne “per il carisma, per la capacità e perché i due forse si sono sempre apprezzati e spesso hanno anche condiviso lo stesso pensiero. Qualche anno fa Tavares, come già Marchionne aveva fatto, ha messo in dubbio la portata della rivoluzione ‘elettrica’ dell’auto, salvo poi adeguare velocemente l’azienda allo scenario mutato”.

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