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Idrogeno

Idrogeno, la strategia della Cina si concentra sui trasporti

La Cina è il maggiore produttore di idrogeno al mondo, ma la variante più diffusa è quella “grigia”. Il paese sta forse facendo poco per promuovere la produzione da fonti rinnovabili

Il gruppo petrolifero cinese Sinopec e il produttore di tecnologie per l’energia solare LONGi hanno avviato una collaborazione sull’idrogeno.

COSA FANNO SINOPEC E LONGi

LONGi è entrato ufficialmente nel settore dell’idrogeno lo scorso 31 marzo, tramite l’incorporazione di un’unità chiamata LONGi Hydrogen Technology. Il 13 aprile l’azienda ha firmato un accordo di cooperazione con Sinopec, per aiutare la compagnia a dotarsi di impianti fotovoltaici che ne consentano la transizione verso l’idrogeno più pulito, “blu” (da idrocarburi, ma catturando le emissioni) o “verde” (dalle fonti rinnovabili attraverso un processo di elettrolisi).

LA CINA E L’IDROGENO GRIGIO

La Cina è il maggiore produttore di idrogeno al mondo, ma la variante nettamente più diffusa è quella “grigia”, ottenuta dai combustibili fossili senza la cattura delle emissioni di anidride carbonica. Il paese si è impegnato a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060 e a raggiungere un picco nelle proprie emissioni entro il 2030.

COSA VUOLE FARE SINOPEC

Sinopec produce attualmente 3,5 milioni di tonnellate all’anno di idrogeno grigio dal gas naturale. La sua ambizione, però, è diventare la più grande società cinese dell’idrogeno entro il 2025 attraverso investimenti sia nella produzione che nelle stazioni di ricarica. Ma dovrà allinearsi agli obiettivi di decarbonizzazione fissati dalle autorità cinesi, intraprendendo una transizione verso forme di idrogeno a zero emissioni nette.

Il presidente di Sinopec, Zhang Yuzhou, ha detto che le innovazioni avvenute negli ultimi anni nella tecnologia fotovoltaica hanno ridotto enormemente i costi dell’energia solare al kilowattora, aprendo alla possibilità di un’industria dell’idrogeno verde che sia competitiva. Se i costi dell’energia rinnovabili sono diminuiti, restano tuttavia ancora molto alti quelli nei macchinari come gli elettrolizzatori.

Al momento ci sono quattro progetti dimostrativi sull’idrogeno verde in tutta la Cina, di cui due alimentati ad energia solare.

FOCUS SULLA MOBILITÀ A IDROGENO

La Cina, scrive Argus, deve ancora dotarsi di una strategia nazionale sull’idrogeno mirata all’abbattimento dei costi degli elettrolizzatori. Il governo centrale si sta focalizzando piuttosto sul settore dei veicoli a celle a combustibili, attraverso l’erogazione di sussidi. Lo scorso settembre è stato pubblicato uno schema di sussidi che assegnerà fino a 1,7 miliardi di yuan alle regioni cinesi che si doteranno di una rete per le vetture a idrogeno.

Entro il 2025 la Cina vuole arrivare a più di diecimila veicoli a celle a combustibile e a 74 stazioni di rifornimento, con oltre 10 megawatt di capacità di generazione distribuita di idrogeno. Entro il 2030, invece, vuole abbattere i costi dell’idrogeno del 30 per cento attraverso innovazioni nello stoccaggio, nel trasporto e nelle tecnologie per le celle a combustibile.

POCHI INCENTIVI PER IL VERDE?

Argus scrive che sebbene i sussidi messi in palio dal governo cinese abbiano creato interesse attorno all’idrogeno, il focus sui trasporti non sta facendo granché per incentivare il passaggio dal “grigio” al “verde”. Secondo il think tank Green Belt and Road Initiative Centre, la Cina deve dotarsi di una strategia comprensiva per l’idrogeno che sia attenta alla promozione dell’elettrolisi da fonti rinnovabili.

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