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Bp

Come BP silura la russa Rosneft

Bp, major petrolifera britannica, ha scelto di cedere la propria partecipazione nella russa Rosneft. Fatti, numeri e scenari

Non solo armi. La guerra tra Russia ed Ucraina si gioca anche su altri fronti, come quello energetico. E vede tra i protagonisti anche aziende e società non russe: è il caso di Bp, che per dimostrare la sua contrarietà all’attacco russo nei confronti di Kiev, ha deciso di abbandonare, dopo tre decenni di attività nel Paese, la sua partecipazione nel colosso petrolifero russo Rosneft.

Andiamo per gradi.

COSA HA FATTO BP

Partiamo dai fatti. La major petrolifera britannica cederà la sua quota del 19,75% che detiene in Rosneft dal 2013, dal valore di miliardi e dalla quale, l’anno scorso, ha incassato 640 milioni di dollari di dividendi. Non è chiaro se Bp venderà ad un nuovo acquirente o se la rigirerà a Rosneft.

“L’attacco della Russia in Ucraina è un atto di aggressione che sta avendo tragiche conseguenze nell’area”, si legge in una della società.

“La decisione che abbiamo preso come consiglio di amministrazione non è solo la cosa giusta da fare, ma è anche nell’interesse di lungo termine di Bp”, ha affermato Bernard Looney, l’amministratore delegato di Bp.

“Quest’azione militare rappresenta un cambiamento fondamentale” e secondo il consiglio di Bp “semplicemente il rapporto non può continuare”, ha spiegato il presidente di Bp Helge Lund.

LOONEY SI DIMETTE

Bernard Looney, spiega sempre la nota della società, si  dimetterà con effetto immediato dal consiglio di amministrazione di Rosneft.

UNA SCELTA NON FACILE

L’uscita di Bp dal gruppo Russo, quotato a Londra, comporterà addebiti fino a 25 miliardi di dollari, ha affermato la società britannica, precisando che il gruppo effettuerà un accantonamento nei suoi conti per il primo trimestre del 2022, che sarà pubblicato a maggio.

Rosneft rappresenta circa la metà delle riserve di petrolio e gas di BP e un terzo della sua produzione.

GRAN BRETAGNA APPROVA SCELTA BP

Eventuali conseguenze a parte, la Gran Bretagna sembra accogliere con favore la scelta. Il segretario di stato per gli affari economici, Kwasi Kwarteng, ha dichiarato su Twitter: “L’invasione non provocata dell’Ucraina da parte della Russia deve essere un campanello d’allarme per le imprese britanniche con interessi commerciali nella Russia di Putin”.

ESCE ANCHE EQUINOR

Si ritira dalle terre siberiano anche Equinor, società controllata al 67% dallo stato norvegese, che alla fine del 2021 vantava un patrimonio di 1,2 miliardi di dollari in Russia, legata ad una partnership con il gruppo petrolifero Rosneft dal 2012.

SI GUARDA ALLE ALTRE AZIENDE

Ora si guarda alle altre società occidentali con operazioni nel paese, tra cui la francese TotalEnergies e la britannica Shell. L’attacco russo porterà anche queste ad abbandonare la Russia?

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