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Eolico

Come e perché si rinnova un parco eolico

Tutti i dettagli sull’eolico di seconda generazione in Europa. Fatti, numeri e scenari con uno sguardo all’Italia

Una delle frontiere più importanti dell’energia rinnovabile è certamente quella eolica. Uno studio di WindEurope ha indagato lo status dei parchi in Europa, andando a scoprire come e perché si dovranno rinnovare.

COME STANNO I PARCHI EOLICI IN EUROPA

Sono 38 i GW di capacità eolica onshore che stanno raggiungendo la fine della normale vita operativa di 20 anni. Un ciclo che finirà da qui al 2025. Ciò significa che servirà un rinnovamento in tre mosse: estendere la durata delle turbine, disattivarle o ripotenziarle.

CHE COS’È IL REPOWERING

Ripotenziare un parco eolico significa sostituire le vecchie turbine con modelli più potenti ed efficienti che utilizzano le ultime tecnologie, scrive WindEurope. In media, quest’operazione più che raddoppia la capacità di generazione (in MW) di un parco eolico e triplica la produzione di energia elettrica perché le nuove turbine producono più energia per unità di capacità. E raggiunge questo obiettivo riducendo il numero di turbine in media del 27%.

I vantaggi di intervenire sui vecchi parchi eolici europei sono molteplici, a cominciare dal poter sfruttare ancor più la ventosità dei luoghi dove si trovano.

ALCUNI PROGETTI IN CORSO

Il Windplan Groen è un progetto olandese che riguarda la provincia del Flevoland. L’area aveva 98 turbine con una capacità totale di 168 MW. Questi sono ora sostituiti da 90 turbine più potenti. Ciò porterà la capacità totale del parco eolico a circa 500 MW, sufficienti per alimentare l’intera Provincia, scrive WindEurope. E sarà anche Vestas a curarlo, con 37 turbine da 6MW ognuna.

In Galicia c’è il Malpica, invece. Dove le turbine sono passate da 69 a 7 ma con un surplus di elettricità ancora superiore. Giles Dickson, CEO di WindEurope, ha dichiarato: “Progetti come Windplan Groen e Malpica mostrano quanto possa avere un impatto sul repowering. Sostituire le vecchie turbine con quelle più potenti è un modo molto efficace per produrre più elettricità rinnovabile rapidamente. Le turbine più vecchie sono generalmente costruite dove il vento soffia di più. Le nuove tecnologie possono produrre molta più elettricità in questi luoghi. Ma consentire il repowering è semplicemente troppo lento e complicato in questo momento. I governi devono cambiare il loro approccio e facilitare il repowering semplificando drasticamente le procedure di autorizzazione”.

LA SITUAZIONE EUROPEA

Uno dei fattori che frenano le procedure di rinnovo delle turbine è rappresentato dalle autorizzazioni. Un problema che in Italia è ben presente e che sta emergendo anche nei discorsi governativi di queste settimane, nel contesto della crisi energetica. Ma che riguarda anche altre realtà europee. La direttiva dell’UE sulle energie rinnovabili richiede che le decisioni di autorizzazione per il ripotenziamento siano prese entro un anno dall’applicazione. Ma la maggior parte dei paesi non rispetta tale scadenza. E, sempre secondo WindEurope, servirebbe maggior incisività degli esecutivi nazionali. Forse, una maggior struttura politica comunitaria aiuterebbe anche in questo ambito.

IL CASO ITALIANO

In Italia, l’eolico vede tra i maggiori attori di riferimento la Edison. Il 2019, oltre alla notizia dell’acquisizione di EDF da parte del gruppo, aveva anche rappresentato l’anno della definitiva autorizzazione alla realizzazione del parco offshore di Taranto, completato soltanto un mese e mezzo fa. Da febbraio è così partita l’installazione delle turbine e contrariamente alle previsioni di operatività entro dicembre 2021 stiamo assistendo a qualche ritardo.

Sempre sulle colonne di Energia Oltre avevamo discusso i rischi di non rispettare gli obiettivi sull’eolico. Ora però gli aggiornamenti su Taranto sono un segnale positivo, che certifica l’impegno del nostro paese sulle rinnovabili. L’area del meridione è in questo senso chiave, ma gli ostacoli ad un percorso florido verso il 2030 non mancano.

Anche per il nostro paese sarà importante recepire le indicazioni di uno studio come quello di WindEurope. Il coordinamento europeo potrà risultare decisivo per i progressi anche nel settore eolico.

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