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Auto Elettriche

Cosa ci dicono i numeri dell’ultima trimestrale Tesla

La Casa dell’auto EV ha chiuso il terzo trimestre con ricavi per la prima volta nella sua storia superiori ai 20 miliardi di dollari, inferiori però rispetto alle stime. Musk rassicura gli azionisti: “Tocchiamo ferro, sembra che avremo un fine anno epico”

Per Elon Musk, l’istrionico imprenditore che spazia dall’auto elettrica ai pannelli solari, passando per il turismo spaziale, Tesla continua a essere la proverbiale gallina dalle uova d’oro. La Casa dell’auto EV ha chiuso il terzo trimestre con ricavi per la prima volta nella sua storia superiori ai 20 miliardi di dollari: per la precisione a 21,45 miliardi, in crescita del 56% sul medesimo periodo dell’anno scorso e in deciso miglioramento rispetto alla prima parte dell’anno.

In discesa solo il contributo della vendita di crediti ambientali attestarsi a 286 milioni, il 3% in più rispetto a un anno fa, anche se meno della metà rispetto ai 679 milioni del primo trimestre. Il conto economico ha beneficiato soprattutto del contenimento dei costi operativi, saliti di appena il 2%, mentre le spese del business automobilistico, passate da 10,52 a 13,48 miliardi, sono sì cresciute ma un tasso in linea con quello dei ricavi. Il margine operativo è tornato sopra il 15%, salendo dal 14,6% al 17,2%, mentre l’incidenza dell’Ebitda sul fatturato è risultato stabile al 23,2%. In crescita anche i profitti netti, migliorati del 75% a 3,65 miliardi, con l’utile per azione aumentato del 69% a 1,05 dollari, poco sopra i 99 centesimi attesi dagli analisti. Infine, i flussi sono positivi per 3,3 miliardi, quasi il triplo rispetto agli 1,33 miliardi di un anno fa anche grazie a investimenti rimasti pressoché invariati a 1,8 miliardi.

L’ARRIVO DELLE CINESI RIMETTE IN CARREGGIATA BABY TESLA?

Pare impossibile, specie se si considera la situazione in cui versano la quasi totalità dei grandi marchi dell’auto, ma anche Tesla, a fronte di numeri simili, ha i suoi guai. Le cose vanno bene, ora, ma il mondo sta per essere invaso da modelli cinesi, dal prezzo al pubblico parecchio contenuto. Ecco perché, dopo aver rigettato l’ipotesi di una Tesla a basso costo, ora il Ceo è tornato a parlarne: “Crediamo che al costo di una Model 3 riusciremo a fare 2 esemplari della nuova vettura”, ha detto Elon Musk, lasciando dunque intendere che i progetti relativi alla baby Tesla (così è stata chiamata dalla stampa) non siano stati affatto accantonati. La nuova piattaforma sarà più piccola e costerà circa la metà di quella di “3” (nei listini Usa parte da 48.490 dollari) e “Y”. Un abbattimento dei costi imponente, tanto più in un periodo in cui le materie prime aumentano. Su come si possa realizzare tutto ciò, Musk resta ambiguo: “Prenderemo tutto ciò che abbiamo imparato da S, X, 3, Y, Cybertruck e Semi e lo trasferiremo sulla nuova piattaforma”. Basterà per avere la vociferata Tesla da 25mila dollari di cui si parla da tempo?

Una piccola curiosità su questa ipotetica hatchback a zero emissioni che avrà il compito di gareggiare con le rivali a basso costo cinese: sarà anch’essa completamente “made in China”, ovvero la prima Tesla a essere progettata al di fuori dei confini americani. Nascerà infatti nel centro di ricerca e sviluppo della fabbrica di Shanghai, che si occuperà del design, dell’ingegnerizzazione, dello sviluppo e del collaudo dei futuri modelli del costruttore. A inizio 2021, in un’intervista all’agenzia di stampa statale Xinhua, il presidente della filiale cinese della Casa di Palo Alto, Tom Zhu aveva detto: “Ce la metteremo tutta per facilitare il lavoro dei nostri ingegneri del reparto ricerca e sviluppo. L’obiettivo finale è stato menzionato in molte occasioni: in futuro, vogliamo progettare, sviluppare e produrre un modello inedito in Cina, fabbricato qui e venduto in tutto il mondo. Questo centro di ricerca e sviluppo è il punto di partenza per raggiungere questo obiettivo”.

COME MAI LA TRIMESTRALE DA RECORD NON CONVINCE GLI INVESTITORI

Ad aver spinto l’imprenditore a una simile inversione a ‘U’ potrebbe essere stata la trimestrale da record ma non all’altezza delle aspettative. La Casa di Musk ha mancato le stime degli analisti che la davano chiudere il trimestre a 21,96 miliardi. L’azienda ha dichiarato che i risultati sono stati influenzati dal dollaro forte, dall’aumento dei costi delle materie prime e della logistica e dalle inefficienze degli stabilimenti in Texas e in Germania. E poi ci sono i dubbi circa il rispetto del piano industriale. Ad aprile Musk aveva dichiarato che Tesla avrebbe prodotto più di 1,5 milioni di veicoli quest’anno, con l’obiettivo di raggiungere BMW coi suoi 2 milioni già nel 2023. Finora, però, l’azienda statunitense ha prodotto 929.910 veicoli spalmati lungo i primi tre trimestri e dovrebbe perciò sfornarne più di 570.000 solo nel quarto per raggiungere l’obiettivo. Il ché pare impossibile, sebbene Musk ci abbia insegnato che nel suo dizionario quella parola è assente.

E poi ci sono i problemi, già emersi nei giorni scorsi da un report interno, legati alla logistica, ovvero al trasporto delle auto su navi e camion. Perché ok avere la propria fornace di riferimento in Cina, ma poi occorre fare arrivare le auto sfornate a Shanghai ai quattro angoli del globo. Operazione sostenibile quando il mondo è in pace e i costi del carburante scendono, ma che si è rivelata particolarmente costosa e problematica nell’ultimo trimestre, specie se è proprio l’aumento della produzione a fare da tappo.

Dal canto suo, Musk ostenta sicurezza: “Abbiamo un’eccellente domanda per il quarto trimestre e prevediamo di vendere tutte le auto che produciamo”. Secondo l’imprenditore sudafricano “Le fabbriche stanno funzionando a pieno regime e stiamo consegnando tutte le auto che produciamo, mantenendo forti i margini operativi”. “Recessione o non recessione, noi non stiamo riducendo la nostra produzione in modo significativo”, ha garantito Musk. “Tocchiamo ferro, sembra che avremo un fine anno epico”.

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