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Approvvigionamento Energetico Uk

Cosa non va nella strategia per la transizione di BoJo

Un’analisi di World Oil svela tutti i ritardi sul fronte energetico della Gran Bretagna. L’addio alle fonti fossili non c’è: spese al top

Non è, forse, la Gran Bretagna il paese europeo da prendere ad esempio sulla gestione del passaggio alle fonti rinnovabili. Lo ha rivelato una ricerca di WO, secondo la quale la spesa energetica nazionale registrata è di ben 37 miliardi di sterline. Ma soprattutto è in linea con errori e ritardi del passato e non guarda certo all’addio alle fonti fossili.

IL CONTESTO DELLA GUERRA UCRAINA

E’ vero, la crisi ucraina ha disorientato ogni governo – specialmente nel Vecchio Continente – nella gestione della transizione energetica. Assistiamo ancora, entrati nel quarto mese di conflitto, a prezzi delle materie prime e dell’energia esorbitanti. Pensare che soltanto lo scorso autunno erano stati raggiunti buoni risultati in seno alla Cop26 e che oggi, invece, si è costretti a ragionare in termini di combustibili fossili anche per il medio periodo deve far riflettere.

Il dominio russo sul gas nei confronti dell’Occidente è difficile da spezzare, le strade per farlo sono molteplici e tutt’altro che immediate. Anche se l’accordo raggiunto l’altro ieri può far ben sperare.

COSA (NON) FA LA GRAN BRETAGNA

Sempre ad inizio settimana, la Gran Bretagna ha comunicato tramite il suo governo la possibile continuazione delle attività delle centrali elettriche a carbone di cui era stata già programmata la chiusura a fine anno. “Alla luce dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è giusto che esploriamo un’ampia gamma di opzioni per rafforzare ulteriormente la nostra sicurezza energetica e l’approvvigionamento interno”, hanno detto da Downing Street.

“Non ci aspettiamo interruzioni di corrente quest’inverno, né un razionamento energetico, dato che abbiamo il nostro accesso alle riserve di gas del Mare del Nord e ad altri partner affidabili da cui importare energia”, ha affermato il portavoce di Boris Johnson. Tenendo però  a precisare una differenza chiave di queste settimane per tanti paesi europei. Quella tra breve-medio termine e lungo periodo. Tra tamponamento della crisi delle forniture e strategia di transizione energetica.

LE SPESE FOLLI E FOSSILI

Ma al netto delle giuste precisazioni, delle necessarie operazioni di riadattamento energetico, sulla Gran Bretagna pesano alcune rilevazioni. Da novembre 2021 sono stati stanziati ben 37 miliardi di sterline per stimolare un consumo di energia basato totalmente sulle fonti fossili. Una mossa legata al contesto pocanzi ricordato ma che nei fatti non può che definirsi dannoso e costoso.

E, di più, si inserisce su una linea di errori già tracciata da altri governi conservatori del recente passato. Linea che ha visto rallentare gli investimenti sull’eolico onshore, tanto che “le bollette energetiche annuali dei consumatori britannici sarebbero oggi inferiori di 2,5 miliardi di sterline (3,2 miliardi di dollari) se queste cose non fossero accadute, secondo un’analisi di Carbon Brief.

“Non credo che possiamo voltare le spalle interamente agli idrocarburi”, ha detto in un’intervista a Bloomberg TV BoJo. “Devi affrontare i problemi dal lato dell’offerta” e mantenere il Mare del Nord in corso. La priorità è il breve periodo, insomma. Tanto che al netto di nuovi stanziamenti (5 miliardi di sterline) per sopperire alle bollette in aumento, continua lo stimolo agli investimenti per i colossi petroliferi. Ma il problema sta proprio qui, occorre rompere questo vulnus per rendere credibili le dichiarazioni della Cop26 e dare realmente priorità alla transizione energetica.

 

 

 

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