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Libia

Cosa succede ai giacimenti petroliferi in Libia

Chi produce e chi no, chi esporta e chi è fermo e chi controlla il territorio. Intanto, malgrado il conflitto in corso, Noc ha annunciato un aumento del 20% delle esportazioni di petrolio

È sempre più tesa la situazione in Libia e in particolare la produzione petrolifera nel paese. Le truppe fedeli a Khalifa Haftar da oltre tre settimane sono a sud della capitale libica dove sono in corso combattimenti tra le forze fedeli al governo di unità nazionale (GNA) e quelle schierate con l’uomo forte della Cirenaica. L’Onu si attende un peggioramento della già drammatica situazione umanitaria nella regione di Tripoli, come ha dichiarato all’Afp Maria do Valle Ribeiro, assistente dell’inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé.

LA NOC LANCIA L’ALLARME E CHIEDE LA CESSAZIONE DELLE OSTILITA’: “SI METTE A RISCHIO LA PRODUZIONE”

Intanto la compagnia petrolifera Noc ha lanciato l’allarme e chiesto “l’immediata cessazione delle ostilità” che “mettono in serio rischio le attività, la produzione e l’economia nazionale”. In una nota, la Noc “condanna fermamente la militarizzazione delle infrastrutture energetiche nazionali libiche”, seguita a “una serie di incidenti durante la scorsa settimana, incluso “l’uso di terminali petroliferi da parte di navi da guerra e altri navi militari”. Ricordando la sua “indipendenza e neutralità”, la Compagnia petrolifera inoltre “rigetta categoricamente l’uso delle strutture petrolifere per scopi militari o per contrattazioni politiche”. Il presidente della Noc, Mustafa Sanalla, da parte sua ha dichiarato che “questa attività illegale e irresponsabile rappresenta una grossa violazione del mandato ricevuto dai cittadini e deve essere fermata”. “Questi atti danneggiano i lavoratori, minano la fiducia dei partner e minacciano la nostra capacità di mantenere l’operatività”, ha detto Sanalla. “La Noc respinge tutti i tentativi di utilizzare le attrezzature e le strutture per scopi militari. La Noc è linfa vitale per l’economia libica e deve essere protetta da ogni forma di conflitto”, ha concluso.

HAFTAR RESPINGE ATTACCO AL SITO PETROLIFERO DI EL SHARARA

A testimonianza di come sia tesa la situazione, le forze dell’Esercito nazionale libico del generale Haftar hanno respinto un attacco condotto da uomini armati contro il sito petrolifero di El Sharara, nel sud del paese. Secondo una fonte della sicurezza locale vicina all’Lna e citata dall’agenzia di stampa turca Anadolu gli aggressori hanno preso di mira la stazione 186, una delle principali del giacimento. Le forze di Haftar hanno tuttavia mantenuto il controllo del sito e non sono state registrate vittime. Il giacimento di El Sharara ha una capacità di produzione di oltre 300 mila barili di petrolio greggio al giorno, circa un terzo della produzione totale della Libia. Il sito è sotto il controllo dell’Lna dallo febbraio ed è gestito dalla joint venture Akakus, che riunisce oltre alla compagnia petrolifera libica National Oil Company, la spagnola Repsol, la francese Total, l’austriaca Omv e la norvegese Statoil. Lo scorso 4 marzo la compagnia petrolifera libica (Noc) ne aveva revocato lo stato di forza maggiore, in vigore da dicembre per la presenza di un “gruppo armato” che ne aveva bloccato le attività. In ogni caso la produzione del sito prosegue “ad un ritmo di 286 mila barili al giorno nonostante l’attacco perpetrato ieri da un gruppo armato sconosciuto”, ha detto ad “Agenzia Nova” Saad al Fakhri, responsabile dell’Unione dei lavoratori del gas e del petrolio della Libia. eni

LA AGOCO PRODUCE OLTRE 300 MILA BARILI AL GIORNO ATTUALMENTE

Stesso discorso per la compagnia petrolifera statale libica orientale AGOCO, una filiale della compagnia petrolifera statale NOC che produce 304.000 barili di petrolio al giorno, ha detto il suo presidente a Reuters domenica. Mohamed Shatwan ha affermato che la produzione sarebbe salita a 350.000 bpd dopo il completamento di nuovi progetti come il miglioramento dell’alimentazione elettrica, un piano che è in corso da oltre un anno. La produzione dell’azienda, tuttavia, fluttua, in parte a causa di problemi elettrici ma ha comunque registrato una produzione di 314 mila barili giornalieri negli ultimi due mesi. Shatwan ha anche detto che non ci sono stati problemi di sicurezza in nessun campo petrolifero in particolare al giacimento petrolifero di Sarir il più grande in mano ad AGOCO.

A MARZO AUMENTO EXPORT NOC A +20%

Malgrado il conflitto in corso, Noc ha annunciato un aumento del 20 per cento delle esportazioni di petrolio e derivati a marzo rispetto a febbraio. In una nota la compagnia libica ha sottolineato che “le vendite di petrolio e derivati, a cui si aggiungono le entrate fiscali e le royalties dai contratti di concessione, hanno superato la cifra di 1,5 miliardi di dollari con un aumento di circa 270 milioni rispetto al mese di febbraio”. Ali Abdulaziz Issawi, ministro dell’economia del governo riconosciuto di Tripoli, ha detto a Reuters giovedì che la produzione nazionale si è attestata complessivamente a 1,150 milioni barili al giorno.

LA SITUAZIONE DI NOC E AGOCO

NOC ha cercato di rimanere fuori dal conflitto ma AGOCO, come altre unità di NOC nell’est, hanno espresso sostegno a Haftar. L’LNA controlla i porti e i giacimenti petroliferi orientali, ma ha lasciato a NOC la gestione vista l’intenzione degli acquirenti stranieri di trattare solo con NOC, che conoscono da decenni. In una dichiarazione pubblicata domenica AGOCO si è congratulata con le forze della Haftar “per i successi e i progressi nella lotta contro le milizie terroristiche estremiste e le milizie terroristiche che rubano fondi pubblici”. Anche un’altra unità separata di NOC presente nell’est, Sirte Oil Co, ha rilasciato una dichiarazione a sostegno dell’avanzata verso Tripoli. Per quanto riguarda i porti petroliferi di Ras Lanuf e Es Sider un ingegnere portuale ha detto a Reuters che le esportazioni di petrolio non sono state influenzate dai movimenti militari di questi giorni, e sono procedute come al solito.

LA SITUAZIONE DI BREGA OIL MARKETING COMPANY

La compagnia petrolifera Brega Oil Marketing Company ha annunciato, invece, la sospensione delle spedizioni di carburante e gas dai punti di stoccaggio di Misurata e Zawiya alle aree colpite dal conflitto nelle regioni centro-meridionale e occidentale. In una nota la compagnia ha sottolineato che la decisione è dovuta “al deterioramento della situazione di sicurezza derivante dagli scontri lungo le rotte di rifornimento, oltre ai timori per la sicurezza degli autisti e alla loro riluttanza a rischiare la vita in tali circostanze”.

LA BATTAGLIA DEL PETROLIO IN LIBIA

A ricostruire la battaglia per il petrolio in Libia ci ha pensato, poi, Reuters in un altro articolo: “Una volta il terzo produttore africano con una produzione di 1,6 milioni di barili al giorno (bpd) prima della rivoluzione, la produzione petrolifera della Libia è scesa a soli 150.000 barili al mese di maggio 2014” contro una produzione attuale “di circa 1,1 milioni di bpd”, secondo le stime di Reuters.

CHI CONTROLLA IL PETROLIO DI LIBIA?

La risposta è semplice: la National Oil Corporation con sede a Tripoli. “È l’unica entità che controlla le operazioni sul giacimento di petrolio e gas e l’unico rivenditore del greggio libico all’estero – osserva Reuters -. Ma dal 2014, il quadro si è complicato con la concorrenza tra governi rivali con sede a Tripoli e nella città orientale di Bengasi. La maggior parte delle infrastrutture petrolifere della Libia si trova a est, dove la competizione per il controllo del territorio si è scatenata tra le fazioni militari”. L’LNA di Haftar “controlla i porti petroliferi orientali e i giacimenti petroliferi, ma tecnicamente ha lasciato a NOC il compito di gestirli in quanto i principali acquirenti stranieri di petrolio vogliono solo trattare con la compagnia statale. Ma mentre la LNA cresceva più potente a est e poi a sud, le entrate petrolifere fluivano ancora verso la banca centrale di Tripoli. Questi guadagni sono saliti dell’80% a 24,5 miliardi di dollari nel 2018. La banca centrale distribuisce fondi compresi gli stipendi pubblici in tutto il paese, ma le fazioni nell’est dicono di aver ricevuto meno della loro giusta quota, accusando la banca centrale di favoritismi e corruzione di Tripoli”. Anche se la banca, ha concluso Reuters “lo nega”.

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