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Greenwashing

Dal G20 arrivano delle nuove regole volte a reprimere il greenwashing aziendale

L’ISSB fa parte della fondazione indipendente International Financial Reporting Standards, che scrive anche le regole contabili utilizzate in oltre 100 Paesi, mentre l’organismo di vigilanza globale sui titoli IOSCO dovrà “approvare” i nuovi standard

Le aziende dovranno affrontare maggiori pressioni per rivelare in che modo il cambiamento climatico influisce sulla loro attività. È quanto prevede una nuova serie di regole globali sostenuta dal G20 e volta ad aiutare le autorità di regolamentazione a reprimere il greenwashing.

LE NUOVE NORME PER EVITARE IL GREENWASHING

Le norme, pubblicate oggi, sono state scritte dall’International Sustainability Standards Board (ISSB) mentre migliaia di miliardi di dollari confluiscono in investimenti che promuovono le loro credenziali ambientali, sociali e di governance.

Il presidente dell’ISSB, Emmanuel Faber, ha spiegato che spetterà ai singoli Paesi decidere se richiedere alle società di applicare gli standard, e che a partire dal 2024 gli standard potranno essere utilizzati anche nelle relazioni annuali.

I PAESI GIÀ INTERESSATI ALLE NUOVE REGOLE

Faber ha dichiarato che Canada, Gran Bretagna, Giappone, Singapore, Nigeria, Cile, Malesia, Brasile, Egitto, Kenya e Sudafrica stanno prendendo in considerazione il loro utilizzo. Gli standard si basano su quelli volontari della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) del G20.

La Gran Bretagna è stata la prima grande economia a rendere obbligatorie le divulgazioni della TCFD da parte delle società quotate. “Siamo impegnati ad includere la segnalazione rispetto alle versioni approvate dal Regno Unito degli standard di divulgazione della sostenibilità IFRS lanciati oggi”, ha dichiarato il ministro del Tesoro britannico, Joanna Penn, ad un evento di lancio degli standard.

GLI ENTI ISSB, IOSCO E REGOLE CONTABILI

L’ISSB fa parte della fondazione indipendente International Financial Reporting Standards, che scrive anche le regole contabili utilizzate in oltre 100 Paesi, mentre l’organismo di vigilanza globale sui titoli IOSCO dovrà “approvare” i nuovi standard. “L’endorsement sarà un vero punto di svolta per le autorità di regolamentazione di tutto il mondo nel prendere in considerazione l’uso del framework ISSB”, ha dichiarato all’evento di lancio il presidente della IOSCO, Jean-Paul Servais.

David Harris, responsabile iniziative strategiche di finanza sostenibile del London Stock Exchange, ha affermato che le nuove norme apportano più rigore al reporting di sostenibilità, più allineato con il reporting finanziario. Harris ha detto che il 42% delle prime 4.000 aziende del mondo non fornisce dati sulle emissioni di carbonio Scope 1 e 2. “Significa – ha spiegato Harris – che i mercati dei capitali sono molto meno efficaci, perché non abbiamo un quadro completo”. Secondo le regole dell’ISSB, le aziende dovranno divulgare le emissioni materiali, con i controlli che verranno effettuati da revisori esterni.

LE ATTIVITÀ DI REGOLAMENTAZIONE DI UNIONE EUROPEA E ISSB

L’Unione europea finalizzerà le proprie regole di divulgazione il mese prossimo, e insieme all’ISSB hanno cercato di rendere le reciproche norme “interoperabili”, per evitare duplicazioni per le aziende globali. L’ISSB richiede alle banche delle informazioni più dettagliate sulle emissioni di carbonio relative a singoli settori, come petrolio e gas. “Lo sosteniamo perché le banche e la supervisione bancaria sanno che per loro è necessario”, ha detto Faber. Nei prossimi mesi l’ISSB e l’Ue pubblicheranno delle linee guida per evitare delle duplicazioni.

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