È stata presentata dai Ministri Di Maio e Costa rispettivamente alla guida del Mise e dell’Ambiente, la bozza del nuovo decreto rinnovabili. Lo aspettavamo da due anni, l’ultima bozza era stata presentata dal Ministro Calenda e poi bloccata dal nuovo governo che l’aveva fortemente criticata.
E cosa si scopre leggendo la nuova bozza appena presentata al parlamento? Che è esattamente identica alla precedente. Identica.
Non ci sarebbe niente di male se solo il nuovo governo, in specie proprio con i due ministri incaricati entrambi 5 Stelle, non avesse fatto campagna elettorale, e nuove promesse di cambiamento, su una politica ambientale, e quindi energetica, totalmente differente.
Ma il nuovo decreto Di Maio-Costa, da un’analisi dettagliata e comparabile da tutti (i due decreti sono online e pubblici) è davvero la copia di quello Calenda. Esattamente come per Ilva.
Esattamente gli stessi due ministri coinvolti. Anzi tre. Di Maio, Costa e Calenda. Uniti dagli stessi decreti. Uno scrive, quello dopo firma. Dicendo però di fare il contrario.
Non a caso tantissimi stakeholder attivi nel campo ambientale e delle energie green sono insorti criticando la bozza.
Una delle principali critiche è che, come nel precedente, le imprese che vogliono installare impianti fotovoltaici su terreni inquinati non sono obbligate alle bonifiche; così come i megawatt di rinnovabili nei contingenti previsti che sono totalmente insufficienti per raggiungere lo standard europeo previsto del 32 % entro il 2030.
Altro neo rimasto è dato dalla conferma delle aste al massimo ribasso per gli impianti eolici oltre il megawatt che vengono messi in competizione con il fotovoltaico. Quindi abbiamo gare con offerte di riduzione percentuale della tariffa di riferimento che mettono in comparazione tra loro impianti eolici di diverse dimensioni, quindi soggetti a differenti economie di scala, e tra diverse tecnologie con costi di installazioni differenti.
La bozza del decreto che avrebbe, come promesso dai 5 Stelle, cambiato l’approccio energetico del Paese, caposaldo della loro issues, copiato e incollato da quello di Calenda, è stata contestata praticamente da tutti gli attivisti: Legambiente, Greenpace, Kyuoto Group, più tutti gli imprenditori del settore.
Quindi martedì Di Maio ha deciso di incontrarli al Mise per ascoltare le loro proposte.
Anche qui, tutto gia visto.
Lo fece anche per Ilva.
Salvo poi firmare un addendum ambientale senza averlo né pubblicato, né confrontato con le associazioni ambientaliste, né contrattato con gli enti locali.
La prossima è Tap.