La Namibia è il paese più arido dell’Africa sub-Sahariana. Tutti i dettagli sulle sue mosse energetiche in Europa
La Namibia vuole entrare nella questione energetica europea. Il Vecchio Continente sta giocando tante partite da quando Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina. Da un lato, le soluzioni tampone basate su un forte utilizzo di combustibili fossili (extra-russi). Dall’altro le strategie di lungo periodo volte a imporre le soluzioni più pulite e rinnovabili. Di mezzo c’è tutta la difficoltà politica legata al tema dell’unanimità, degli accordi e di una unicità che fatica ad essere raggiunta. Vedasi i casi del price-cap, dell’embargo al petrolio russo.
LA NAMIBIA VUOLE RISCALDARCI
Volgendo lo sguardo ai prossimi anni, agli obiettivi di fine decennio, emerge un nuovo attore. Non si può dire che sul continente africano mancassero dubbi e dati riguardo il suo potenziale energetico, o relativi alla presenza russa sul territorio. Ma le ultime mosse della Namibia vanno in controtendenza rispetto a ciò.
“Una delegazione del paese più arido dell’Africa sub-sahariana ha girato l’Europa per pubblicizzare la propria nazione come una potenziale potenza di energia pulita”. A riportarlo è un’analisi di Euractiv, dove si apprende che James Mnyupe, consigliere economico della presidenza namibiana è stato in visita a Rotterdam all’inizio di questo mese per la fiera “World Hydrogen Summit” e mercoledì scorso era a Parigi prima di un viaggio a Davos.
Windhoek punta al proprio potenziale. “Un enorme paese prevalentemente desertico nell’Africa sud-occidentale con una popolazione di soli 2,5 milioni di abitanti, la Namibia è assolata e secca. Ciò lo rende perfetto per la costruzione di giganteschi parchi solari, la cui potenza può essere utilizzata per aiutare a produrre idrogeno , che a sua volta può essere utilizzato come combustibile o convertito in ammoniaca per produrre fertilizzanti”.
Secondo mnyupe, la Namibia, “vantando una vasta costa sull’Atlantico meridionale, utilizzerebbe acqua di mare desalinizzata e poi elettrolizzata utilizzando fonti rinnovabili pulite. L’idrogeno verrebbe convogliato in un terminale e poi esportato, “a Rotterdam, in Germania o in Sud Africa”. All’Europa un partner così serve come il pane per toccare l’obiettivo di 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde dalle proprie risorse entro il 2030. Vanno sostituiti carbone, petrolio e gas in alcuni settori industriali e dei trasporti.
PRONTO IL PRIMO PROGETTO
E allora ecco che la partnership namibiana con “Hyphen Hydrogen Energy, una joint venture tra il gruppo tedesco di energie rinnovabili Enertrag e il veicolo di investimento Nicholas Holdings come offerente” può servire. Obiettivo: un parco solare e idrogeno verde a Tsau Khaeb, nel sud-ovest del paese. Il 2026 non è lontano.