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Inverno Europa

Ecco come l’Europa si sta preparando per l’inverno

L’Europa sta entrando in una tempesta perfetta di inflazione, tassi di interesse in aumento, carenza di energia e mancanza di molte opzioni realistiche per affrontare tutti questi problemi

Tasse straordinarie, razionamento dell’energia e price cap sul gas importato. Sono queste le misure principali che l’Unione Europea ha pensato, mentre lotta per contenere una carenza di energia che ha superato ogni proporzione. I 27 Paesi membri sono riusciti a riempire gli stoccaggi di gas prima della scadenza e al di sopra dei livelli target, e questa è forse l’unica buona notizia di quest’anno.

L’UE è riuscita anche, più o meno volontariamente, a ridurre le sue importazioni di gas dalla Russia dal 41% al 9%. Tuttavia, ha pagato un prezzo elevato per questo, e lo sta ancora pagando: le costose importazioni di GNL rendono più onerosa la generazione di elettricità alimentata a gas e meno competitivi i prodotti dei processi che coinvolgono il gas naturale. Con l’inflazione energetica ancora in corso, la domanda ora è se l’UE abbia fatto abbastanza per sopravvivere all’inverno senza troppi dolori.

“Solo ora la crisi energetica in Europa sta cominciando a colpire davvero nel segno, perché gli aumenti dei prezzi all’ingrosso stanno ancora alimentando le bollette delle imprese e delle famiglie”, ha spiegato Simone Tagliapietra, specialista energetico del think tank belga Bruegel. “Il costo per l’economia aumenterà di molto”.

ALCUNI IN EUROPA CHIEDONO MISURE PIU’ FORTI

I governi europei stanno freneticamente cercando dei modi per ridurre le difficoltà, prima che colpiscano davvero. Il presidente francese Emmanuel Macron, ad esempio, ha consigliato alle imprese francesi di non firmare nuovi contratti di alimentazione “a prezzi folli”, e ha aggiunto che il governo riuscirà a sconfiggere l’inflazione energetica. Le aziende francesi sembrano scettiche.

Nel frattempo, il Financial Times riferisce che alcuni membri dell’Unione Europea ritengono che le misure proposte finora non siano sufficienti per affrontare la crisi. Tuttavia, le loro richieste di maggiore azione aumentano il rischio di disordini sociali, che è l’ultima cosa che i governi europei vorrebbero accadesse, in un inverno di recessione sempre più inevitabile.

“Ci sono sicuramente persone intorno al tavolo che pensano che questo non sia abbastanza e che sia necessario fare di più”, ha affermato il FT, citando un diplomatico UE senza rivelarne il nome. “Non abbiamo alcun interesse affinché i prezzi dell’energia causino instabilità negli Stati membri, sarebbe un disastro”.

Apparentemente, l’idea principale di chi chiede di fare di più è imporre un tetto massimo a tutte le importazioni di gas nell’Unione Europea, un’idea contro la quale la Commissione ha messo in guardia, dicendo che comporterebbe il “rischio di provocare interruzioni dell’approvvigionamento”. In altre parole, i venditori di gas potrebbero rifiutarsi di vendere ad un prezzo limitato.

LE PROTESTE IN GERMANIA E REPUBBLICA CECA

Mentre i politici si interrogano alla ricerca di soluzioni, siamo già arrivati alle proteste: decine di migliaia di cittadini della Repubblica Ceca stanno protestando di nuovo, concentrandosi sulla politica estera del loro governo, responsabile – a detta dei manifestanti – delle altissime bollette energetiche.

Anche i tedeschi hanno protestato a inizio settembre: sebbene in Germania le manifestazioni siano molto meno veementi rispetto a quelle ceche, stanno ad indicare che i governi devono essere estremamente attenti alle misure che sceglieranno di attuare per affrontare la crisi.

Finora la Francia ha evitato grandi proteste, investendo miliardi in price cap sull’energia per famiglie e imprese. Il Paese prevede di compensare parte di questa spesa con la tassa sui produttori di energia. Anche le tasche di Parigi però non sono senza fondo, e pochi si aspettano che questa crisi finisca prima dell’inverno 2023.

LO SPETTRO DELLA RECESSIONE IN EUROPA

In effetti, una recessione per l’Europa è già quasi certa. Il presidente della Banca mondiale, David Malpass, in un discorso tenuto a settembre ha affermato che la probabilità di stagflazione in Europa è in aumento, così come il rischio di una recessione. Malpass ha citato la combinazione di alti tassi di interesse, alta inflazione e rallentamento della crescita come componenti di una tempesta perfetta che sta travolgendo l’Europa e la maggior parte del mondo.

L’economista Mohamed El-Erian, presidente del Queen’s College di Cambridge, ha affermato che la recessione è praticamente una certezza per l’Unione Europea, a causa dell’assenza di un piano chiaro su come affrontare la crisi dell’offerta che ha colpito i Paesi europei.

I sondaggi sulle imprese di inizio settembre suggerivano che l’eurozona quasi certamente scivolerà in una recessione, con Reuters che aveva rilevato un’inflazione di zona record del 9,1% ad agosto e una cupa prospettiva per l’attività economica.

LA TEMPESTA PERFETTA CHE HA COLPITO I PAESI EUROPEI

L’Europa quindi sta entrando in una tempesta perfetta di inflazione, tassi di interesse in aumento, carenza di energia e mancanza di molte opzioni realistiche per affrontare tutti questi problemi. Se la questione più urgente riguarda questo inverno e sopravvivere senza che i governi vengano rovesciati, il problema più rilevante è che non sembra possa esserci una fine alla crisi in tempi rapidi.

La maggior parte degli esperti sembra essere d’accordo sul fatto che la crisi durerà alcuni anni, e i dati di mercato supportano questa tesi. Rystad Energy, ad esempio, di recente ha previsto un gap di fornitura di gas in Europa per i tre anni tra il 2023 e il 2025, a causa dell’ambizione dell’Europa di sostituire completamente le forniture di gas russe con il GNL.

Nel frattempo, negli Stati Uniti i produttori di gas stanno lottando per rispondere al livello della domanda per i loro prodotti, mentre sono sotto pressione dall’inflazione. Inoltre, le esportazioni record di GNL stanno facendo aumentare i prezzi locali, e questo non rende certo felici gli americani. In questo scenario globale, il meglio che l’Unione Europea può fare è suggerire di limitare il prezzo che gli acquirenti europei pagano per il GNL statunitense.

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