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Idrogeno

Ecco come l’Ue vuole regolare le future infrastrutture per l’idrogeno

La questione – che nel gergo Ue è chiamata “unbundling” – riguada la separazione giuridica tra la proprietà delle infrastrutture e la produzione di energia
La Commissione europea nel dicembre 2021 ha presentato il suo “pacchetto mercato dell’idrogeno e del gas decarbonizzato”, aprendo la strada all’idrogeno verde e ai gas rinnovabili (come il biometano) per sostituire il gas fossile. Due anni dopo, la questione sembra sia in procinto di essere conclusa.

Oggi i negoziatori del Parlamento europeo e dei Paesi Ue – rappresentati dalla presidenza spagnola dell’Unione europea – cercheranno di risolvere la questione di come regolare la proprietà delle future infrastrutture europee per l’idrogeno. La questione – che nel gergo Ue è chiamata “unbundling” – riguada la separazione giuridica tra la proprietà delle infrastrutture e la produzione di energia. Ciò significa che la stessa azienda non può produrre elettricità o gas e possedere le reti che lo forniscono ai consumatori europei.

La Commissione europea inizialmente aveva proposto delle rigide regole di unbundling per le reti dell’idrogeno, che avrebbero impedito alle società del gas di convertire i loro gasdotti esistenti per trasportare l’idrogeno. Il Parlamento europeo, rappresentato dal capo negoziatore Jens Geier, ha deciso di abolire questa norma per incoraggiare le compagnie del gas a convertire le loro infrastrutture. L’approccio del Parlamento “permette la trasformazione delle reti del gas in idrogeno”, ha spiegato l’eurodeputato socialdemocratico tedesco.

Nel frattempo, i Paesi Ue hanno deciso di sostenere la proposta della Commissione per quanto riguarda la disaggregazione. Il divario tra il Parlamento e i Paesi europei è l’ultimo grande punto critico della legge.

LA QUESTIONE DELL’UNBUNDLING (DISAGGREGAZIONE)

Esistono due tipi di disaggregazione. La cosiddetta “disaggregazione verticale” garantisce che i produttori di idrogeno non siano direttamente coinvolti nel trasporto del gas. Secondo la Commissione europea, ciò evita di creare incentivi alla discriminazione nei confronti dei produttori concorrenti. La “disaggregazione orizzontale”, invece, garantisce che gli operatori della rete del gas non siano direttamente coinvolti nella rete dell’idrogeno. Ciò eviterebbe sia i sussidi incrociati a scapito dei consumatori, sia la riconversione senza scopo delle reti del gas all’idrogeno, pagata dai contribuenti.

Un Paese in cui questa disfunzionalità è evidente è la Germania, dove “ben 880 entità gestiscono reti residenziali di gas ed elettricità in un modo non molto trasparente e inefficiente”, ha spiegato Andreas Jahn, esperto senior del think tank Regulatory Assistance Project, secondo cui delle rigorose regole sulla disaggregazione “sarebbero state un’occasione perfetta per evitare di creare nella nascente regolamentazione sull’idrogeno gli stessi problemi organici nella normativa del gas e dell’elettricità”.

Esther Bollendorf, esperta di politica del gas del gruppo ambientalista CAN Europe, è d’accordo, affermando che delle rigide regole di disaggregazione “eviteranno qualsiasi conflitto di interessi” per gli operatori del gas che cercano di prolungare l’affitto delle infrastrutture esistenti, ed eviteranno anche “che i consumatori paghino per future infrastrutture inutilizzate ed eccessivamente ampliate”.

Tuttavia, secondo diverse fonti, la disaggregazione potrebbe essere eliminata in linea con la posizione negoziale del Parlamento europeo. Diversi Paesi Ue si sono espressi a sostegno di questa posizione: la Germania – dove il sistema disfunzionale rappresenta uno status quo funzionante a livello comunale – e l’Austria, insieme a Paesi come Ungheria, Bulgaria e Slovacchia.

Francia e Olanda, nel frattempo, si sono espressi a favore del rispetto della posizione congiunta del Consiglio Ue concordata a marzo, che sosterrebbe i requisiti di disaggregazione. Venerdì scorso, quando gli ambasciatori Ue si sono incontrati, diversi Paesi non hanno chiarito la loro posizione per i negoziati di oggi con il Parlamento europeo.

I TRE POSSIBILI SCENARI

Varie fonti indicano tre possibili scenari. Il primo sarebbe quello di eliminare completamente i requisiti di disaggregazione orizzontale, consentendo agli operatori delle reti di gas ed elettricità di abbracciare direttamente l’idrogeno senza distinzioni legali, insieme alla posizione di Geier.

Il secondo limiterebbe i requisiti di disaggregazione solo per le infrastrutture di trasmissione interregionali e consentirebbe ai Paesi Ue di ritardare la norma di 5 anni.

Il terzo manterrebbe i requisiti di separazione proposti dalla Commissione europea, ma esenterebbe le piccole imprese (con meno di 100.000 clienti), introducendo una cosiddetta “regola de minimis”.

Dal momento che pochi si aspettano che anche il cluster più prolifico dell’idrogeno comprenda 100.000 acquirenti, ciò di fatto neutralizzerebbe completamente l’obbligo, fino a quando l’ACER (l’agenzia di regolamentazione dell’Unione europea) non rivedrà le regole, 10 anni dopo. In ogni caso, è improbabile che il risultato vada a beneficio dei consumatori. “Per garantire la concorrenza, la produzione e il trasporto di idrogeno o gas devono essere effettuati separatamente da diverse società”, ha affermato l’agenzia tedesca per la tutela dei consumatori VZBV.

Nel peggiore dei casi, ogni Paese dell’Unione europea potrebbe sviluppare una situazione come quella tedesca, con molti piccoli operatori. Secondo Andreas Jahn del RAP, ciò significherebbe che le infrastrutture “gestirebbero in modo economicamente inefficiente con scarsa capacità di supervisione critica”, che sarebbero soggette ad un controllo limitato da parte di vari regolatori. In Germania, ad esempio, attualmente circa 20 regolatori supervisionano le infrastrutture del gas e dell’elettricità.

UN NUOVO REGOLATORE UE PER LA RETE IDROGENO?

Questo conflitto tra chi dovrà farsi carico delle infrastrutture per l’idrogeno gioca anche nella seconda parte del pacchetto gas e idrogeno. Un’altra strada per combattere potenziali conflitti di interessi sarebbe quella di istituire un regolatore indipendente per governare l’infrastruttura. A tal fine, la Commissione europea ha proposto di istituire un nuovo regolatore, la “Rete europea degli operatori di rete per l’idrogeno” (European Network of Network Operators for Hydrogen – ENNOH). Questa è un’opzione preferita dalle associazioni di energia rinnovabile, dalle ONG verdi e dal think tank sul clima E3G.

Eppure, sembra improbabile che la ENNOH veda la luce, considerata la forte opposizione del Parlamento europeo e del suo capo negoziatore, Jerzy Buzek. I compiti dell’ENNOH potrebbero essere invece assunti dalla ENTSO-G, la rete europea dei gestori dei sistemi di trasporto del gas. “Il prossimo decennio mostrerà se sarà necessaria una struttura separata (ENNOH)”, ha affermato il Parlamento europeo.

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