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Eni

L’Egitto vara una nuova strategia per attirare investimenti in petrolio e gas

Il Cairo sempre più proiettata a trasformarsi in un hub al servizio dell’Europa. Nel frattempo Egitto, Grecia e Cipro hanno concordato di istituire un forum per le nazioni produttrici di gas nel Mediterraneo orientale

L’Egitto lavora da tempo per trasformarsi in un hub per la riesportazione di gas. La sua collocazione a ridosso dell’Europa sta spingendo il paese a lavorare su una strategia più ampia fatta revisione dei modelli contrattuali per il settore petrolifero e una più ampia strategia di liberalizzazione dell’industria energetica.

TUTTO NASCE CON ZOHR. DAI NUOVI CONTRATTI UNO STIMOLO A ESPLORARE LE AREE MENO SVILUPPATE

La scoperta da parte di Eni del gigantesco giacimento di gas offshore di Zohr nel 2015 ha riacceso di fatto l’interesse degli investitori per l’industria petrolifera egiziana diventata in breve tempo la più grande fonte unica di investimenti diretti esteri del Paese. Il primo tassello di questa nuova strategia è la realizzazione di nuovi modelli contrattuali per stimolare l’esplorazione di petrolio e gas nelle aree meno sviluppate. Come hanno riferito i funzionari del ministero del Petrolio egiziano con il nuovo sistema, le imprese sosterrebbero i costi di esplorazione e produzione in cambio di una quota della produzione, e sarebbero libere di vendere a chi vogliono. Le quote di produzione sarebbero, inoltre, diverse da concessione a concessione, a seconda dell’investimento. Gli attuali accordi egiziani di condivisione della produzione danno diritto agli investitori a circa un terzo dell’output di un progetto per contribuire a coprire i costi di esplorazione e di produzione. La produzione rimanente è suddivisa tra l’azienda e il governo, che ha poi il diritto di acquistare l’intera quota del produttore a prezzi predeterminati.

LA DOMANDA INTERNA IN RAPIDA CRESCITA SPINGE IL CAIRO A CERCARE MODI PER ATTIRARE INVESTITORI

Le compagnie petrolifere internazionali si lamentavano da tempo che i contratti attualmente effettuati erano troppo burocratici, e l’Egitto, che per anni ha esportato gas nei paesi vicini, ha lottato prima della scoperta di Zohr per attirare nuovi importanti investimenti energetici. I suoi accordi di condivisione della produzione sono stati oggetto di maggiore attenzione dopo le rivolte del 2011 contro l’ex presidente Hosni Mubarak, quando il paese ha iniziato a soffrire di penuria di carburante e blackout di energia. Fino a poco tempo fa l’Egitto si trovava in serie difficoltà, costretto a importare il più costoso Gnl per i suoi usi interni e non riuscendo, a volte, a pagare il dovuto. Tanto che gli arretrati raggiunsero il picco di 6,2 miliardi di dollari nel 2012 mentre a luglio di quest’anno sono stati pari a 1,2 miliardi di dollari a luglio, con la promessa del governo di estinguerli. La soluzione è stata Zohr. La produzione del giacimento di gas offshore del Mediterraneo è cresciuta di sei volte, spingendo Il Cairo ad annunciare la fine delle importazioni di Gnl. L’Egitto prevede di riprendere le esportazioni l’anno prossimo, ma con la domanda interna di energia ancora in rapida crescita, il paese dovrà comunque accelerare l’esplorazione e attirare gli investitori per evitare che il suo bilancio cada nuovamente in deficit.

VIA LIBERA AL NUOVO MODELLO DAL SECONDO TRIMESTRE 2019 egitto

Il nuovo modello di investimento dovrebbe quindi essere applicato agli accordi futuri nelle aree di frontiera non sviluppate, mentre gli accordi esistenti non ne risentiranno, hanno detto i funzionari del ministero del petrolio egiziano. I cambiamenti entreranno in vigore a partire dal secondo trimestre del 2019, quando i blocchi di esplorazione offerti nella prossima gara d’appalto dell’Egitto nel Mar Rosso saranno assegnati. I nuovi contratti permetteranno agli investitori di utilizzare l’intera quota di produzione come meglio credono, senza doverla vendere al governo ad un prezzo prestabilito, a condizione che paghino tutti i costi di esplorazione e produzione. L’anno scorso il governo ha permesso a società private di importare gas e di riesportarlo per la prima volta attraverso gli impianti di GNL del paese, ponendo fine al monopolio di Stato, adottando inoltre una formula flessibile per il prezzo del gas per le aziende già operanti in Egitto, al fine di incrementare la produzione.

EGITTO, GRECIA E CIPRO HANNO CONCORDATO DI ISTITUIRE UN FORUM PER LE NAZIONI PRODUTTRICI DI GAS NATURALE NEL MEDITERRANEO ORIENTALE

Nel frattempo Egitto, Grecia e Cipro hanno concordato di istituire un forum per le nazioni produttrici di gas naturale nel Mediterraneo orientale per capitalizzare le nuove scoperte di gas. Il forum includerà i paesi in cui i gasdotti si incroceranno dai pozzi agli impianti di liquefazione e quindi ai mercati internazionali, ha detto la presidenza egiziana. “Aiuterà i paesi produttori di gas naturale per ottenere il massimo beneficio dalle riserve attuali e potenziali”, ha detto il portavoce della presidenza egiziana Bassam Radi. L’annuncio ha seguito un vertice egiziano-greco-cipriota a Creta, che ha avuto luogo nel quadro di un meccanismo di cooperazione concordato nel 2014 che mirava ad aumentare la cooperazione tra i tre paesi. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha detto che il meccanismo sta diventando un importante percorso per lo sviluppo economico e la stabilità nella regione. “Siamo impegnati a lavorare insieme per esplorare ulteriori aree di cooperazione”, ha detto Sisi in una conferenza stampa dopo i colloqui con il primo ministro greco Alexis Tsipras e il presidente cipriota Nicos Anastasiades. Si tratta del sesto incontro tra i tre leader in quattro anni. Tsipras ha detto che Creta servirà come punto di incontro “per la futura cooperazione economica tra Atene, Nicosia e Il Cairo”.

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