Reportage del nostro inviato Pierluigi Mennitti sulla sfida della Ruhr che punta idrogeno e rinnovabili
Dal carbone all’idrogeno, Essen gioca su questo passaggio la sua scommessa sul futuro. Dopo gli anni dedicati al risanamento ambientale seguito alla fine della lunga epopea mineraria e alla transizione economica da un’economia basata sulle estrazioni a una sui servizi, il nuovo passaggio sembra un ritorno all’antica vocazione energetica sull’onda delle rinnovabili.
ESSEN CAPITALE DELL’ENERGIA
“Essen è sede di grandi gruppi energetici come RWE ed Eon e industriali come Tyssenkrupp ed Evonik”, spiega alla stampa estera Markus Plissnig, direttore della comunicazione di EWG (Essner Wirtschaftsförderungsgesellschaft), società mista pubblica-privata di promozione industriale della città di Essen, “ma oggi può anche contare su un panorama di 130 startup focalizzate su innovazione e tecnologia che possono giocare un ruolo nella svolta energetica”.
L’ecosistema imprenditoriale di questa ex capitale del carbone, simbolizzata dalla miniera dello Zollverein divenuta un contenitore culturale, comprende 250 aziende legate al settore energetico pronte oggi a puntare sulla transizione verso le fonti rinnovabili.
SI PUNTA SULL’IDROGENO
Una delle iniziative più promettenti riguarda l’idrogeno e prende il nome di H2UB. È un progetto che punta sull’accelerazione dei tempi entro i quali l’idrogeno sarà economicamente vantaggioso. “Servono trasferimenti tecnologici, finanziamenti per ricerca e innovazione e una pressione competitiva sui big player per convincerli che la strada della collaborazione con le startup innovative è quella vincente”, dice Uwe Kerkmann, ceo di H2UB.
Questa sorta di incubatore dell’innovazione energetica sta provando a mettere insieme le piccole e medie imprese della città e di connetterle alle 470 startup che in tutta Europa si occupano di sviluppare le tecnologie legate all’idrogeno. Una piattaforma europea che permette alle varie iniziative sparse per il continente e talvolta isolate di connettersi, dialogare, scambiarsi idee e confrontare i risultati.
Non c’è ancora un vero e proprio mercato dell’idrogeno, per cui chi se ne occupa è costretto ancora a muoversi con prudenza e i finanziamenti non sono ancora cospicui, spiegano a EWG, e il compito dell’organizzazione è quello di fornire fiducia e opportunità a un ecosistema ancora in formazione.
UN ECOSISTEMA CHE CRESCE
“È un ecosistema che cresce”, conclude con ottimismo Kerkmann, ma molte startup hanno necessità di sentire fiducia e soprattutto di accedere a finanziamenti. La motivazione della politica e l’aiuto del pubblico è al momento un fattore decisivo per accelerare sulla promettente strada dell’idrogeno.
Ci puntano ora anche i grandi nomi, come Eon, la cui sede si trova proiprio di fronte al parco fieristico di Essen. “Fino a prima della pandemia si pensava che l’idrogeno sarebbe stato utile come mezzo per togliere il CO2 dall’atmosfera”, dice alla stampa estera Carsten Borchers, vice presidente del Global Green Gas/Hydrogen Projects di Eon, “dopo il Covid qualcosa è cambiato e oggi si intuisce che l’idrogeno sarà una carta vincente per rifornire di energia senza emissioni settori che non possono puntare sull’elettrico, come l’industria energivora, il riscaldamento e una parte della mobilità, navi, aerei, tir”.
“L’era dell’idrogeno ora può arrivare prima di quanto solo qualche anno fa prevedevamo”, conclude Borchers, “e già con i sostegni che sta avendo in questa fase è evidente che l’idrogeno diventa sempre più conveniente”.
È la scommessa di una città e di una regione che nella storia dell’Europa è legata a un passato di energia fossile che ha assicurato per decenni benessere e ricchezza. Tornare all’energia è un po’ come riconquistare il proprio core business, questa volta però senza doverne pagare i costi sul piano ambientale, nel nome della transizione verso un’economia sostenibile con il futuro del pianeta.