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Giappone Petrolio

Giappone, il governo punta su centrali a carbone più efficienti

Il governo di Tokyo dice che il carbone resterà una fonte cruciale per la produzione di energia elettrica in Giappone. Ma vuole ridurne la quota nel mix energetico

Il governo del Giappone ha fissato per il 2030 il phase out del 90 per cento delle centrali a carbone più vecchie, annunciando però la costruzione di nuovi impianti “più puliti” e maggiormente efficienti.

COSA DICE IL GOVERNO GIAPPONESE

Il ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria Hiroshi Kajiyama ha detto che il carbone resterà una fonte cruciale per la produzione di energia elettrica in Giappone, anche se 114 impianti – su un totale di 140 – saranno chiusi per ridurre le emissioni complessive di CO2 del paese.

Kajiyama ha specificato che il Giappone, a differenza di alcuni stati europei, non intende abolire completamente le centrali a carbone. E questo perché, nelle parole del governo, le risorse energetiche in possesso di Tokyo sono scarse e il paese non può dunque permettersi di rinunciare a certe fonti.

Il ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria viene considerato un sostenitore molto forte dell’utilizzo del carbone, a differenza di quello dell’Ambiente che preferirebbe una svolta più convinta verso le energie “green”.

IL MIX ENERGETICO GIAPPONESE

Il Giappone dipende dalle importazioni di combustibili fossili per la produzione di elettricità. Questa situazione si è aggravata dopo l’incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, nel 2011: già nel 2012 il nucleare aveva una quota dell’1,7 per cento nel mix energetico giapponese, rispetto al 30 per cento degli anni precedenti.

Nell’anno fiscale 2018 il Giappone si è affidato soprattutto al gas naturale (38 per cento) per la produzione di energia, seguito dal carbone (32 per cento). Il governo vuole ridurre la quota del carbone termico al 26 per cento entro il 2030, alzando invece quella delle fonti rinnovabili dal 17 percento nel 2018 al 22-25 per cento circa nel 2030. Nello stesso periodo di tempo, il nucleare dovrà passare dal 6 per cento al 20-22 per cento.

GLI IMPEGNI SULLE EMISSIONI

Tokyo considera “essenziale” tagliare le emissioni di anidride carbone nel rispetto degli impegni presi con l’accordo di Parigi sul clima. Il Diplomat scrive che, dotandosi delle centrali a carbone più efficienti, le emissioni giapponesi si ridurranno del 20-30 per cento.

Le tecnologie a carbone sono considerate un’opzione conveniente per i paesi in via di sviluppo, come quelli del Sud-est asiatico. Il governo di Tokyo ha però recentemente ristretto la possibilità di accedere ai finanziamenti statali per la realizzazione di impianti a carbone all’estero, nel tentativo – parziale, secondo i critici – di allontanare dal Giappone l’immagine di promotore di fonti energetiche “sporche”.

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