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Nucleare

Per il Giappone l’energia nucleare è “indispensabile”

Il ministro Kajiyama ha detto che le rinnovabili avranno la priorità in Giappone, ma il nucleare sarà fondamentale per raggiungere la neutralità carbonica

In un’intervista al Financial Times, il ministro dell’Economia del Giappone Hiroshi Kajiyama ha detto che l’energia nucleare sarà essenziale per il raggiungimento dell’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di carbonio entro il 2050.

A detta del ministro, le temperature particolarmente rigide registrate quest’inverno, che hanno messo in crisi la sicurezza energetica del paese, avrebbero dimostrato la necessità di continuare a fare affidamento sul nucleare e avrebbero anche modificato la posizione dell’opinione pubblica sull’argomento.

Hiroshi Kajiyama è ministro dell’Economia, del commercio e dell’industria, con responsabilità per le questioni energetiche. In passato ha lavorato nell’industria nucleare.

ZERO NETTO ENTRO IL 2050

Lo scorso ottobre il primo ministro del Giappone Suga Yoshihide ha annunciato che il paese raggiungerà la neutralità carbonica entro il 2050, sostenendo che “rispondere al cambiamento climatico non è più un vincolo alla crescita economica”. È un obiettivo ambizioso, che richiederà grossi cambiamenti: il Giappone dipende fortemente, per circa l’88 per cento, dai combustibili fossili – in larga parte importati – per la produzione di energia.

PRIORITÀ ALLE RINNOVABILI, MA NUCLEARE  “INDISPENSABILE”

Nella ristrutturazione del mix energetico giapponese le fonti rinnovabili avranno la priorità, ha detto il ministro Kajiyama al Financial Times. Ma le condizioni geografiche obbligheranno il Giappone a ricorrere a tutte le tecnologie disponibili: la cattura e lo stoccaggio del carbonio, l’importazione di idrogeno e anche l’energia nucleare. “Personalmente”, ha dichiarato, “credo che l’energia nucleare sarà indispensabile”.

Il mese scorso in Giappone si sono verificate forti nevicate e la fornitura di energia elettrica, ha detto il ministro, è stata “precaria”: “il solare non stava generando energia. Il vento non stava generando”. I prezzi dell’elettricità sono aumentati e parti del paese hanno rischiato interruzioni di corrente. “Sto cercando di convincere tutti che alla fine avremo bisogno dell’energia nucleare”.

Dal disastro di Fukushima Dai-ichi del marzo 2011, solo nove dei sessanta reattori nucleari giapponesi hanno ripreso le attività. E i sondaggi, scrive il Financial Times, mostrano un’opinione pubblica in maggioranza contraria nei confronti di queste centrali.

I PROBLEMI DELLE RINNOVABILI IN GIAPPONE

A spingere per la riattivazione dei reattori sono invece le società dell’energia elettrica, specialmente dopo che il governo ha annunciato l’obiettivo dello “zero netto” al 2050. Le stime del ministero dell’Economia, del commercio e dell’industria dicono che sarà difficile soddisfare più del 60 per cento del fabbisogno energetico del Giappone con le sole rinnovabili. Per alcuni esperti, si tratta in realtà di una cifra già molto ottimista.

La geografia del Giappone rende infatti più complicato l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici rispetto all’Europa e all’America del nord. Mancano terreni pianeggianti e liberi per i pannelli solari; i mari e gli oceani che circondano il paese sono profondi, un dettaglio che fa salire i costi dell’eolico offshore.

Nello scenario elaborato dal ministero dell’Economia, il 30-40 per cento delle forniture energetiche del Giappone dovranno provenire dalle centrali nucleari, oppure da quelle a combustibili fossili ma combinate a tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2.

L’ELETTRIFICAZIONE DELLE AUTO

L’obiettivo di neutralità carbonica e il distacco dalle fonti fossili ha allarmato in particolare l’industria automobilistica nazionale. Il presidente di Toyota, Akio Toyoda, ha parlato di un rischio di “collasso” del modello di business dei produttori di automobili se il governo giapponese dovesse vietare la vendita di nuovi veicoli a benzina entro il 2035.

Il ministro Kajiyama ha detto però che le case automobilistiche giapponesi rischiano di venire tagliate fuori dai mercati globali se non terranno il passo con la spinta all’elettrificazione in Europa, in America del nord e in Cina.

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