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DOHA

I Paesi poveri al vertice di Doha per attirare l’attenzione del mondo

Domenica 5 marzo, in Qatar, il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres incontrerà leader e rappresentanti di 33 Paesi africani, 12 Paesi dell’Asia-Pacifico e Haiti. Sono attesi anche migliaia di esperti e attivisti

I leader dei Paesi meno sviluppati lanceranno una nuova richiesta di aiuto al vertice che si aprirà a Doha domenica 5 marzo, sperando di attirare l’attenzione del mondo in un momento critico. Le ripercussioni della pandemia Covid, l’impatto della guerra in Ucraina sulle forniture di cibo e carburante e la costosa lotta al cambiamento climatico sono dolorose per i Paesi ricchi, ma molto peggiori per 1,3 miliardi di persone, ovvero il 14% della popolazione mondiale che vive nei 46 Paesi meno sviluppati.

“Le molteplici crisi che si stanno verificando oggi sono particolarmente gravi nei paesi meno sviluppati”, ha affermato Agnes Chimbiri-Molande, ambasciatrice del Malawi all’ONU e portavoce dei Paesi meno sviluppati presso le Nazioni Unite.

IL VERTICE DI DOHA

Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, e leader e rappresentanti di 33 Paesi africani, 12 Paesi dell’Asia-Pacifico e Haiti si incontreranno, 50 dopo che le Nazioni Unite hanno creato la categoria “Paesi meno sviluppati”, con l’obiettivo di fornire un sostegno internazionale speciale ai membri più vulnerabili e svantaggiati.

Un piano d’azione per questi Paesi è stato adottato dall’Assemblea generale dell’ONU nel 2022. Tuttavia, al vertice di Doha – rinviato due volte a causa della pandemia Covid – non è prevista alcuna promessa di un contributo finanziario importante. Anche migliaia di esperti e attivisti sono attesi in Qatar dove, secondo gli esperti, i Paesi meno sviluppati vogliono garantire che le promesse vengano mantenute e dare nuovo slancio.

IL FARDELLO DEI PAESI MENO SVILUPPATI

I progressi compiuti ancor prima della comparsa del coronavirus erano però “deludenti”, secondo Matthias Boussichas, program manager della Fondazione per gli studi e la ricerca sullo sviluppo internazionale, con sede in Francia. Secondo Boussichas la Comunità internazionale deve affrontare gli “handicap strutturali” al commercio e alla crescita che i Paesi meno sviluppati hanno affrontato per decenni, piuttosto che le crisi recenti. “Se li lasciamo indietro, l’onere ricadrà sulla comunità internazionale”, ha avvertito Rabab Fatima, Alto rappresentante delle Nazioni Unite per i Paesi meno sviluppati.

Secondo la Banca Mondiale, lo stipendio medio in Afghanistan è stimato in poche centinaia di dollari l’anno, contro i 65.000 dollari (61.183 euro) degli Stati Uniti. Secondo l’ONU, appena la metà dei più poveri ha l’elettricità e solo una persona su cinque può connettersi a Internet.

Dal 1971 il numero dei Paesi meno sviluppati – che all’inizio erano 24 – è quasi raddoppiato. Grazie alla loro designazione di Paesi più svantaggiati, beneficiano di privilegi commerciali e di un più facile accesso agli aiuti e ad altri finanziamenti. Il Bhutan nel 2023 dovrebbe uscire dalla categoria, ed entro il 2026 dovrebbero seguire Bangladesh, Laos, Nepal, Angola, Sao Tome e Principe e le Isole Salomone. Paesi che, secondo Boussichas, perderanno gradualmente i loro privilegi, ma continueranno ad aver bisogno di aiuto anche dopo la loro “promozione”.

COMMERCIO E INVESTIMENTI

Secondo Rabab Fatima al vertice di Doha sono attesi circa 500 imprenditori di diversi Paesi per stimolare gli investimenti privati ​​nei Paesi poveri. Microsoft ieri si è già impegnata a portare Internet a 20 milioni di persone in più in Africa, aggiungendosi all’impegno di 10 milioni, fatto nel 2022, come parte di un piano per connettere 100 milioni di persone africane entro il 2025. Questo è un “grande obiettivo” , ha dichiarato il presidente di Microsoft, Brad Smith. “Richiede il sostegno dei governi, investimenti finanziari, ma è un numero realizzabile. Parte di ciò di cui hanno bisogno – ha aggiunto Smith – sono il commercio e gli investimenti, non solo gli aiuti esteri, e vediamo la tecnologia digitale come un potenziale catalizzatore per gli investimenti, il commercio e la crescita economica”.

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