Il report 2025 evidenzia un gap competitivo: produrlo costa quattro volte più del fossile. Solo due Stati hanno recepito la direttiva sulle rinnovabili, a rischio i target 2030.
Il mercato europeo dell’idrogeno avanza, ma con il freno a mano tirato. È questa la fotografia scattata dall’Agenzia per la cooperazione dei regolatori dell’energia (ACER) nel suo rapporto annuale di monitoraggio 2025. Nonostante un incremento del 51% nella capacità degli elettrolizzatori, che ha raggiunto i 308 MW, il ritmo di installazione è ancora ben lontano dagli obiettivi fissati da Bruxelles: 6 GW per il 2024 e 40 GW entro il 2030. A pesare sono soprattutto due fattori: i costi di produzione ancora proibitivi e la lentezza degli Stati membri nel recepire le direttive comunitarie.
COSTI QUADRUPLICATI E INCERTEZZA NORMATIVA
Il divario economico è netto: produrre idrogeno rinnovabile costa oggi quattro volte di più rispetto a quello generato da fonti fossili. Una differenza che, secondo ACER, difficilmente si ridurrà nel breve-medio termine senza interventi mirati. Ad aggravare la situazione contribuisce l’incertezza regolatoria: solo due Paesi membri hanno finora recepito la direttiva modificata sulle energie rinnovabili (RED III), creando un quadro frammentato che scoraggia gli investimenti.
IL RUOLO CHIAVE DELL’ELETTRICITÀ
Un punto cruciale emerso dal report è la dipendenza dell’idrogeno verde dal settore elettrico. I costi di fornitura dell’energia (esclusi i costi di rete) possono incidere fino al 50% sul prezzo finale di produzione. Tuttavia, le tariffe di rete sono destinate a salire: le proiezioni indicano un possibile aumento tra il 50% e il 100% entro il 2050, un trend che rischia di mettere ulteriormente fuori mercato l’idrogeno pulito se non verranno ripensati i meccanismi tariffari e gli incentivi per la flessibilità.
LE RACCOMANDAZIONI DELL’AGENZIA
Per sbloccare il potenziale del settore, ACER propone una serie di azioni urgenti. In primis, accelerare l’implementazione delle norme UE e del pacchetto legislativo sulla decarbonizzazione del gas. È necessario inoltre indirizzare i finanziamenti verso i settori “hard-to-abate” pronti alla transizione, snellire le procedure di autorizzazione per elettrolizzatori e rinnovabili, e allineare lo sviluppo delle reti alla domanda reale per evitare infrastrutture inutilizzate (“stranded assets”). La Commissione Europea ha già stanziato oltre 20 miliardi di euro, ma serve velocità nell’allocazione delle risorse per permettere al mercato di scalare.


