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Idrogeno

Il balzo in avanti dell’idrogeno ha bisogno dell’ingegneria chimica. Ecco perché

Per dirla con Breton “sappiamo qual è la posta in gioco: la posizione dell’Europa come regione leader per la trasformazione industriale dell’idrogeno”. Ora bisogna spostare la produzione di idrogeno dell’UE “dal laboratorio alla fabbrica”.

La via per raggiungere una transizione ecologica in Europa è tracciata, grazie ai piani Ue Fit For 55 e al recente Repower Eu. Una fetta importante di energia decarbonizzata arriverà dall’idrogeno, un vettore su cui l’Europa ha dimostrato di scommettere pesante.

L’EUROPA SCOMMETTE FORTE SULL’IDROGENO: GIA’ PRONTI 41 PROGETTI IN 15 STATI

Nemmeno tre settimane fa il commissario al mercato interno in Ue Thierry Breton ha fatto il punto ricordando che gli Stati membri europei hanno notificato formalmente alla Commissione europea la prima tranche di progetti di interesse comune europeo (IPCEI) nel campo dell’idrogeno. Un passo molto atteso che serve a sostenere sul mercato i progetti transnazionali in questa catena del valore strategica. Stiamo parlando di 41 progetti, in 15 Stati membri, che investono nello sviluppo e nella produzione di elettrolizzatori, celle a combustibile, tecnologie per l’alimentazione di veicoli pesanti o per lo stoccaggio sicuro dell’idrogeno.

Un secondo IPCEI di idrogeno dovrebbe seguire a settembre. In totale saranno 70-80 progetti rivoluzionari racchiusi nei due IPCEI che aumenteranno l’offerta industriale europea su larga scala e la domanda di idrogeno, come mai prima d’ora. Naturalmente la spinta propulsiva verso questo combustibile non finirà qui: seguiranno altri IPCEI dell’idrogeno. E altre fonti di finanziamento, pubbliche o private, come il Fondo per l’innovazione, ha assicurato Bruxelles.

ENTRO IL 2030 10 MLN DI IDROGENO VERDE IN UE

Insomma, l’impegno presente e futuro appare chiaro sul tema dell’idrogeno’verde’, cioè realizzato attraverso fonti rinnovabili. Una soluzione che permette e permetterà sempre di più in futuro di stoccare energia e integrare l’elettricità rinnovabile intermittente. Entro il 2030, Bruxelles vuole produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno pulito per poter rinunciare senza sacrificio a ben 40 miliardi di metri cubi di gas attualmente importati dalla Russia. E su questa via aiuteranno i partenariati su cui l’Unione sta lavorando, e i passi avanti per produrre norme più adatte a questa rivoluzione.

IL PROBLEMA: GLI ELETTROLIZZATORI E I MINERALI CRITICI

Attualmente, tuttavia, il 95% dell’idrogeno è ottenuto da processi che impiegano fonti fossili. Solo il 5% proviene da fonti rinnovabili. Il paradigma per la generazione di idrogeno verde è l’accoppiamento della generazione di energia elettrica rinnovabile con l’elettrolisi dell’acqua che peròpresenta importanti ostacoli. In particolare, le tecnologie degli elettrolizzatori più performanti impiegano quantità ingenti di platino e di iridio, entrambi presenti nella lista dei Critical Raw Materials (CRM), ovvero materiali a rischio di approvvigionamento.

IL RUOLO INDISPENSABILE DELL’INGEGNERIA CHIMICA

È dunque chiaro l’apporto fondamentale dell’ingegneria chimica nel settore dell’idrogeno per migliorare i processi di produzione e garantire una produzione sostenibile di idrogeno verde. In questo senso realtà del settore, come l’italiana Chemprod società d’ingegneria multidisciplinare con sede a Milano, possono fornire un apporto fondamentale per garantire la riuscita di questo percorso, non solo utilizzando competenze proprie ma anche innovando la dinamica dei processi produttivi sia sotto il profilo tecnologico che di sostenibilità.

Per dirla con Breton “sappiamo qual è la posta in gioco: la posizione dell’Europa come regione leader per la trasformazione industriale dell’idrogeno”. Ora bisogna spostare la produzione di idrogeno dell’UE “dal laboratorio alla fabbrica”.

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