Cingolaní e Giorgetti, hanno lanciato l’allarme che una transizione troppo rapida possa ricadere sul tessuto produttivo
“Tra le misure dell’allegato al Green deal diffuso mercoledi scorso, l’Unione chiede agli Stati membri impegni più ambiziosi nel settore auto: dal 2030 i nuovi veicoli dovranno emettere il 55% in meno di CO2 e dal 2035 non dovranno più emetterne, quindi stop ai motoria benzina e diesel. Nei giorni scorsi sia il ministro Cingolaní che il responsabile dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, hanno lanciato l’allarme che una transizione troppo rapida possa ricadere sul tessuto produttivo, creando tensioni e difficoltà a lavoratori e famiglie”. È quanto scrive La Stampa in un articolo di oggi.
GLI INCENTIVI AUTO
“Al Mite si stanno raccogliendo più informazioni possibili dalla Commissione europea per fare stime e avere un’idea dei costi di queste norme. Secondo il presidente dell’Anfia, Paolo Scudieri, circa il 50% dei 300 mila addetti diretti nella produzione di auto e componenti rischia di perdere il lavoro” si legge sul quotidiano.
“Cingolani spiega che in Italia occorre una forte politica di incentivi perché ci sono circa 8 milioni di veicoli in circolazione Euro 0,1, 2 e oltre 20 fino agli Euro 5. In questa fase bisogna aiutare le persone ad acquistare macchine Euro 6. Un’operazione che secondo Cingolani avrebbe ‘un impatto immenso sull’ambiente’. Nel piano del Mite gli incentivi dovrebbero essere finanziati dall’Europa attraverso un fondo di solidarietà”, precisa il quotidiano.
LE BOLLETTE
“L’altro fronte riguarda l’energia elettrica, perché finché le rinnovabili non saranno a regime, sostengono i tecnici del ministero, buona parte dei costi saranno ricaricati sulle bollette. Sul tavolo ci sono diverse ipotesi, però, sebbene non sia ancora stato discusso, si valuta un taglio dell’Iva per mitigare gli aumenti”, ha concluso il quotidiano.