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Dl Energia

Il governo punta a far cassa con il taglio dei Sussidi ambientali dannosi

Il governo deve sciogliere il nodo della Plastic tax per evitare che la tassazione europea si sommi a quella italiana. Costa: Su accise non è aumento tasse, ma passaggio al green”. UP: pronti a collaborare, ma contrari a nuovi aumenti della fiscalità sui carburanti”

Il governo punta a fare cassa tagliando alcuni Sussidi ambientali dannosi (Sad) sul riscaldamento. “Riscaldarci può costare di più”, titola infatti il Giornale osservando che se da un lato questi tagli possono convincere gli italiani “ad adottare comportamenti sostenibili” dall’altro “colpiscono consumi quasi incomprimibili e abitudini difficilmente modificabili”.

SAD DA TAGLIARE PER 2,8 MLD DI EURO

“Ieri il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha quantificato il valore dei tagli agli incentivi dannosi per l’ambiente che saranno inseriti nella prossima legge di Bilancio: 2,8 miliardi di euro di pressione fiscale che si aggiungerà o agevolazioni fiscali che scompariranno. Le maggiori entrate saranno girate o a politiche per l’ambiente o agevolazioni di segno opposto da concedere alle stesse categorie colpite dalla stretta”, scrive il quotidiano milanese.

STOP AGEVOLAZIONI A GASOLIO E FORZE ARMATE

“Noto il progetto di tagliare le agevolazioni per il gasolio delle automobili a partire dal 2021, portandolo allo stesso livello della benzina con rincari progressivi nel giro di nove anni. Nel mirino le accise su gasolio, Gpl, e altri prodotti energetici utilizzati dalle Forze armate per trasporto, riscaldamento e usi civili”, prosegue il quotidiano.

LE TASSE SULL’INVERNO

“Quello del riscaldamento è un tema dolente. Il rincaro dei prodotti energetici per le caldaie era nella prima versione del decreto Ambiente. Poi scomparso. Ma nell’elenco dei ‘Sad’ (…) c’è ancora l’Iva agevolata sul metano e Gpl per riscaldare case e acqua. La Corte dei conti ha recentemente esaminato il Piano nazionale di riforma del governo citando tra le tax expenditures potenzialmente aggredibili ‘con priorità’ anche ‘l’Iva agevolata per l’energia elettrica per uso domestico’ o ‘il gasolio e gpl impiegati per riscaldamento in aree geograficamente o climaticamente svantaggiate’. È una prateria di agevolazioni da tagliare a piacere che vale 19,7 miliardi”, evidenzia Il Giornale.

IL CAPITOLO PLASTIC TAX

Capitolo plastic tax: “La versione italiana già approvata dovrà essere adattate alla normativa europea. Nel senso che presto nell’ambito del rafforzamento delle ‘risorse proprie’ necessarie a far funzionare l’Unione e per far finanziare il Recovery plan arriverà una versione europea. Partirà dal 2021 e si pagherà sui rifiuti di plastica non riciclabile. Saranno 80 centesimi al chilo. La versione italiana che partirà nel 2021 sarà di 45 centesimi ogni chilo di plastica monouso immessa sul mercato (…) il problema ora è che il governo dovrà scegliere se ridurre la versione nazionale e affidarsi a quella europea. Oppure mantenere la tassa sulla plastica made in Italy e aggiungere quella europea”, conclude il quotidiano milanese.

COSTA: SU ACCISE NON È AUMENTO TASSE MA PASSAGGIO AL GREEN

La riduzione dei Sussidi ambientalmente dannosi “non serve ad aumentare le tasse, ma a compensare un passaggio dal no green al green”: la cancellazione “è già prevista dall’accordo di Parigi firmato a livello internazionale da 198 Paesi al mondo”. Così il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (M5S), a 24Mattino di Simone Spetia su Radio 24, risponde in merito alla possibilità di ridurre i “Sussidi ambientalmente dannosi”, come le accise più basse sul diesel rispetto alla benzina: un provvedimento che per parte dell’opinione pubblica potrebbe corrispondere ad alzare le tasse. Secondo il ministro Costa si tratta “di un impegno assunto dall’Italia in tempi non sospetti” e che equivale alla “trasformazione dei Sad (sussidi ambientalmente dannosi), che e’ in corso”. Si tratta quindi “di lasciarli in mano alle stesse categorie che godono di quelli dannosi, per trasformarli in green, il cosiddetto saldo zero”. “Non serve ad aumentare le tasse – ribadisce il ministro a Radio 24 -, ma a compensare un passaggio dal no green al green, quindi si parla di un livellamento del passaggio, per esempio come il gasolio. Ma ce ne sono tanti di questi sussidi, che ammontano a oltre 19,7 miliardi di euro su base annua. Noi vogliamo farli diventare 19,7 miliardi di euro green alle stesse categorie, per cui nessuno ci rimette nulla”. Sulle possibili obiezioni del ministero dell’Economia e il bisogno di far cassa con la riduzione di sussidi (Sad) e rimandando la compensazione, il ministro specifica a 24Mattino: “La legge di Bilancio attuale, approvata per il 2020, prevede che il lavoro che stiamo facendo sia fatto insieme ai ministeri dell’Economia, dei Trasporti e dello Sviluppo economico, cioè quattro ministeri che concordano sulla linea data da me e quindi per il passaggio dai sussidi dannosi ai favorevoli (green): dunque non serve per fare cassa, ma per aiutare coloro che passano al green e quindi rimane alle categorie”. A tal proposito Costa ricorda che “in questi giorni, oltre alle associazioni ambientaliste, abbiamo sentito anche l’Unione petrolifera, che non ha alzato le barricate: ha detto ‘ci sta bene’ e ha fatto anzi delle controproposte. E su quello stiamo lavorando assieme”.

UP A COSTA: PRONTI A COLLABORARE, MA CONTRARI A NUOVI AUMENTI DELLA FISCALITÀ SUI CARBURANTI”

In merito alle dichiarazioni Ministro Costa rilasciate oggi nel corso della trasmissione “24 Mattino” sulla questione dei sussidi ambientalmente dannosi e al possibile aumento delle accise sul gasolio, Up ha ribadito in una nota quanto già espresso nel contributo inviato durante la fase di consultazione, che si è chiusa lo scorso 27 agosto, e anticipato nell’audizione del 26 maggio, e cioè che “non riteniamo condivisibile l’approccio seguito in quanto né equo né socialmente ed economicamente sostenibile per molti consumatori che subirebbero un ulteriore aumento della fiscalità, non solo gli autotrasportatori, ma anche i lavoratori autonomi che utilizzano l’auto per la propria attività e tutti quegli utenti che difficilmente potranno beneficiare degli incentivi che si troverebbero a finanziare”.
“Abbiamo quindi evidenziato che già oggi, sulla base dell’attuale livello di accisa, la tassazione sul combustibile diesel in Italia è già ben al di sopra di qualsiasi costo ambientale e le considerazioni che accompagnano la proposta, ossia di ‘costi esterni associati alle emissioni sia di gas serra che di inquinanti locali – particolato, NOX e altri inquinanti – del parco circolante auto diesel’ maggiori rispetto a quelli a benzina, sono ampiamente superate dallo sviluppo tecnologico dei motori degli ultimi anni, dimostrate da diversi studi e prove su strada”, ha aggiunto Up.

“Abbiamo pertanto avanzato alcune proposte, tra cui quella di ridurre o eliminare l’accisa sulla parte rinnovabile dei carburanti, tenendo conto del GHG saving associato a tali prodotti, e dare così un reale segnale di coerenza rispetto all’obiettivo di riequilibrare la pressione fiscale in funzione dell’impronta ambientale dei prodotti, tenuto conto che attualmente il costo della CO2 associato alla componente rinnovabile nel diesel ammonta a circa 600 €/tonnellata per i biocarburanti tradizionali e fino a 2.000 €/tonnellata per i biocarburanti avanzati”, ha evidenziato ancora l’associazione.

“Restiamo inoltre convinti che si volesse comunque procedere ad una riformulazione della fiscalità tra benzina e gasolio, essa non dovrebbe tramutarsi in un aumento della fiscalità sui carburanti (e quindi essere a ‘somma zero’, cioè con il gettito complessivo che deriva dai due carburanti (benzina e gasolio) invariato) e non possa prescindere da un quadro normativo coerente a livello europeo (una revisione della Direttiva sulla fiscalità energetica è attesa nel 2021), che valorizzi lo sviluppo di politiche sostenibili e che dia i giusti segnali a favore di investimenti verso forme di consumo e produzione a basse emissioni di carbonio di cui la società ha assoluto bisogno”, ha aggiunto Up.
“La misura più efficace per ottenere i massimi miglioramenti ambientali dal trasporto stradale resta, a nostro avviso, quella di favorire il rinnovo del parco circolante con la massima velocità, sostituendo i veicoli più vecchi ed inquinanti con veicoli a basse emissioni indipendentemente dalla loro alimentazione senza penalizzare il consumatore finale per il carburante utilizzato: condizionare la rottamazione dei veicoli più vecchi all’acquisto di un auto elettrica, è un meccanismo che consentirebbe, almeno nei prossimi 4 – 5 anni (quando servirà il massimo sforzo di miglioramento), di incentivare la rottamazione solo di qualche centinaia di migliaia di veicoli, un numero assolutamente irrisorio rispetto ai 14 milioni di veicoli ante Euro 4 in circolazione che andrebbero eliminati. Raccogliamo l’invito del Ministro al confronto purché si possano concretamente superare le criticità sopra illustrate e assicurare che la misura non si traduca in un ulteriore aumento ingiustificato della fiscalità per i consumatori”, ha concluso Up.

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