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Petrolio

Il petrolio russo muove ancora le auto dell’Ue, come?

Il petrolio russo alimenta ancora le automobili dell’Unione Europea, arrivando sotto forme diverse e attraverso rotte differenti. Il viaggio dei prodotti petroliferi russi, tra Cavalli di Troia e flotte ombra

Nelle nostre automobili scorre ancora il petrolio russo nonostante le sanzioni europee. Il principale responsabile è l’India, ma l’“oro nero” di Putin arriva sempre più spesso anche nei porti cinesi e nordafricani. Nel frattempo, la flotta ombra della Russia cresce sempre più, secondo gli ultimi dati di Kpler e S&P Global Market Intelligence.

L’INDIA È IL CAVALLO DI TROIA DEL PETROLIO RUSSO

Le sanzioni europee ostacolano l’arrivo di greggio e combustibili fossili direttamente da Mosca, ma non riescono a impedire che i prodotti petroliferi russi arrivino in Europa.

Infatti, l’India acquista il greggio russo a prezzo di favore e lo rivende nell’Ue sotto forma di carburanti. Inoltre, le importazioni di combustibile raffinato nell’Unione Europea dal Paese arriveranno a 360.000 barili al giorno, permettendo di battere il primato dell’Arabia Saudita. Lo Stato potrebbe diventare il primo fornitore di combustibili fossili dell’Ue. È quanto emerge dalle ultime rilevazioni di Kpler, riportate da Bloomberg. Le stime dicono che a fine aprile le importazioni di petrolio russo dovrebbero superare quota 2 milioni di barili al giorno, il 44% dell’import totale del settore.

“Il petrolio russo sta trovando la sua strada di ritorno in Europa, nonostante tutte le sanzioni e l’India dilagare le esportazioni di carburante verso l’Occidente è un buon esempio di esso. Con l’India che assorbe così tanti barili russi, è inevitabile”, ha detto a Bloomberg Viktor Katona, analista di Kpler.

PETROLIO RUSSO, LE CONSEGUENZE

L’Unione Europea è riuscita a sopperire alle importazioni dirette di petrolio dalla Russia, il principale fornitore del Continente prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Il cambio di rotta dei prodotti petroliferi ha provocato un aumento dei prezzi della logistica del 70% da inizio febbraio, come certifica l’indice Baltic Exchange clean.

Clarksons, un operatore attivo nel settore delle spedizioni, ha detto al Financial Times che quest’anno il chilometraggio per tonnellata di prodotti petroliferi dovrebbe aumentare, salendo da 3.000 miglia del 2020 a più di 3.500 (+16%). L’analista stima che diminuirà la capacità di carico delle navi, che dovranno utilizzare più carburante per portare a termine le consegne. Una situazione che andrà a discapito dei raffinatori europei, che dovranno fare i conti con una maggiore concorrenza e l’impossibilità di accedere al greggio russo a basso costo.

Un allarme lanciato dall’amministratore delegato di Repsol SA, Josu Jon Imaz, che ha affermato che il gasolio russo sta entrando illegalmente in Europa e ha invitato le autorità a reprimere l’attività. Imaz si riferiva in generale al problema dell’arrivo di flussi di gasolio dalla Russia. Un funzionario del Governo ha rivelato a Bloomberg che è fino ad oggi le indagini preliminari condotte dalle autorità spagnole non hanno portato prove tangibili.

LA FLOTTA OMBRA CRESCE

Il petrolio e i prodotti petroliferi russi utilizzano un altro stratagemma per arrivare indisturbate in Europa: la famigerata “flotta ombra”, composta da navi cisterna non battono bandiera russa, hanno polizze assicurative false e sono intestate a prestanome.

L’ultimo report di S&P Global Market Intelligence stima che la flotta ombra conta attualmente 443 navi cisterna, con una capacità di carico superiore a 10.000 tonnellate metriche. Da dicembre sono 35 le nuove imbarcazioni che sono approdate per la prima volta in porti russi. Sono però ben 1.900 le barche che potrebbero ingrossare le fila della flotta russa in futuro.

Ogni mese a Ceuta, In Nord Africa, avvengono in media 18 trasferimenti di petrolio ship-to-ship. Scambi che avvengono anche in Corea del Sud e nel Peloponneso, in Grecia. Greche sono anche le navi che preoccupano maggiormente in ottica futura.

IL DIESEL RUSSO SPOPOLA IN NORDAFRICA

La Tunisia è diventata una delle mete preferite del diesel russo. Infatti, il report di S&P Global Market Intelligence mostra che nel 2023 i volumi di prodotti raffinati russi arrivati nel Paese nordafricano sono cresciuti in maniera esponenziale, superando già i livelli totali dello scorso anno.

Lo studio rivela che diverse navi che commerciavano nella rotta venezuelana, conducendo attività sospette, stanno iniziando a orientarsi verso la Russia.

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