E’ trascorsa quasi una settimana dagli attacchi di Hamas a Israele. Tel Aviv ha deciso da qualche giorno di avviare pesanti ritorsioni su Gaza, tra cui il taglio della rete elettrica, energetica e idrica. L’analisi del professor Rettig (Bar Ilan University, Israel)
Si avvia alla conclusione la prima settimana di guerra, o meglio del nuovo episodio bellico, tra Israele e Hamas. Le tensioni proseguono e aumentano sotto ogni profilo, anche energetico. Mentre il governo Netanyahu ha ottenuto l’appoggio di Benny Gantz per un esecutivo di emergenza per preparare l’attacco a Gaza, è già stato dato mandato di interrompere ogni approvvigionamento idrico ed elettrico al territorio controllato dal gruppo terroristico islamista.
Le conseguenze di queste ritorsioni le ha messe in luce il professor Elai Rettig dell’università di Bar Ilan partendo dai dati ufficiali, condivisi tra l’altro dall’Ocha (vedi mappa di copertina), l’Osservatorio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari.
CHI FORNISCE ENERGIA A GAZA
E’ difficile parlarne con cognizione di realtà, ma in tempo di pace è proprio Israele a fornire la metà del fabbisogno energetico a Gaza, gratuitamente. Per un ulteriore 25%, invece, l’approvvigionamento arriva da una centrale elettrica indipendente alimentata a diesel.
Regarding free Israeli electricity to Gaza. Technically the Palestinian Authority is billed for it, but that’s just a workaround to satisfy domestic Israeli politics. The PA doesn’t pay the bill, it accumulates the debt for Gaza and every few years the debt is forgiven/erased.
— Elai Rettig (@ElaiRettig) October 12, 2023
“Il resto – ricorda il prof. Rettig – viene generato attraverso un vasto dispiegamento di generatori diesel privati e una delle maggiori quote di pannelli solari fotovoltaici sui tetti del mondo”.
LE RITORSIONI DEL PASSATO E LE SOLUZIONI
Non è certo la prima volta che tra le tante conseguenze delle tensioni sulla Striscia ci si trova a parlare delle ritorsioni energetiche. “Israele – ricorda il fondo di soccorso per i bambini palestinesi Pcrf – controlla tutti gli accessi dentro e fuori dalla Striscia di Gaza, usando quel controllo per limitare le forniture, gli aiuti umanitari e persino l’elettricità che entra a Gaza”.
Tra le contromosse che stanno arrivando dalla Striscia, aggiunge Rettig ricordando che le tensioni sono così frequenti che la media di elettricità di Gaza è di quattro ore al giorno, ci sono soluzioni indipendenti di “chi può permetterselo”. Tra queste, generatori diesel e pannelli solari. Addirittura, spiega il professore, “in senso tattico, i bunker sotterranei e il quartier generale di Hamas probabilmente avranno ancora elettricità perché avrebbero immagazzinato carburante diesel per i mesi a venire”.
LE CONSEGUENZE DELLO STOP ELETTRICO A GAZA
Quanto agli impatti più importanti di questo ennesimo intervento israeliano sulla rete di Gaza, quello maggiore “riguarderà principalmente l’approvvigionamento idrico, la desalinizzazione dell’acqua e il trattamento delle acque reflue a Gaza, che necessita di una fornitura di elettricità per funzionare e può creare una crisi se non affrontata alla fine”.
La Turchia ha inviato aiuti umanitari per Gaza. Aerei militari di Ankara con materiale per l'assistenza hanno raggiunto l'Egitto e da lì gli aiuti saranno portati a Gaza. Lo fa sapere CnnTurk. (Ansa)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) October 13, 2023
Ovviamente ci sono da considerare tutte le conseguenze umanitarie di questa mossa di Tel Aviv. Come riportato anche dal Guardian, il ministro dell’Energia, Israel Katz, ha scritto sui social media che nessun “interruttore elettrico sarà acceso, nessun idrante sarà aperto e nessun camion di carburante entrerà” finché i “rapiti” non saranno liberi.