Advertisement vai al contenuto principale
Automotive

La crisi energetica dimezzerà la produzione dell’industria dell’auto?

I costi per la produzione di autovetture sono già saliti tra i 687 euro e i 773 euro per veicolo, mettendo a dura prova soprattutto i fornitori più piccoli e ora sull’intera industria dell’auto ondeggia la spada di Damocle della crisi energetica nel periodo invernale che potrebbe spingere parecchi governi a interrompere la produzione per salvaguardare il riscaldamento domestico

Il mondo dell’automotive, dopo due anni di pandemia e lockdown, continui rialzi delle materie prime, assenza di chip, rialzi generalizzati dei prezzi e chiusure improvvise delle catene di montaggio asiatiche per gli ultimi colpi di coda del Covid-19 potrebbe presto subire una nuova, eclatante, battuta d’arresto. Questa volta per colpa della crisi energetica. A paventarlo è S&P Global Mobility secondo la quale, nel peggiore dei casi, si potrebbe andare a una diminuzione della produzione di autovetture di quasi il 40%, ovvero di oltre 1 milione di veicoli a trimestre, fino alla fine del 2023.

L’INVERNO STA ARRIVANDO PER L’INDUSTRIA DELL’AUTO

In un rapporto intitolato “L’inverno sta arrivando”, S&P Global Mobility ha affermato che la catena di approvvigionamento dell’industria automobilistica “potrebbe subire forti pressioni” a causa dell’impennata dei costi energetici o addirittura delle interruzioni di corrente decise dai vari governi ai danni delle industrie energivore, tra le quali vi rientrano a pieno titolo gli stabilimenti.

A partire da questo trimestre e fino alla fine del 2023, S&P Global Mobility aveva previsto che la produzione trimestrale degli impianti di assemblaggio europei sarebbe stata compresa tra 4 e 4,5 milioni di unità. Ma “con le potenziali restrizioni di utilità” questa cifra potrebbe essere ridotta a 2,75-3 milioni di unità a trimestre. “Con i prezzi dell’energia alle stelle in Europa… un inverno rigido potrebbe mettere alcuni settori automobilistici a rischio di non riuscire a mantenere in funzione le proprie linee di produzione”, si legge nel rapporto.

S&P Global Mobility ha affermato che i costi per la produzione di autovetture sono già saliti tra i 687 euro e i 773 euro per veicolo, mettendo a dura prova soprattutto i fornitori più piccoli. Occhi puntati quindi sulla Germania, che è la locomotiva industriale d’Europa nonché il Paese del Vecchio continente maggiormente legato alle forniture russe, ma pure alla Spagna, secondo Stato per numero di vetture prodotte. In entrambi i casi occorre comunque ricordare che Berlino ha stanziato la cifra monstre di 200 miliardi proprio per non finire paralizzata da uno stop delle forniture deciso da Mosca come ritorsione, mentre la Spagna non ha i medesimi problemi energetici e, anzi, sta siglando accordi per rifornire proprio la Germania.

UN’ULTERIORE SPINTA A FAVORE DELL’INDUSTRIA CINESE?

Quelle paventate dagli analisti che hanno curato il rapporto sono possibili interruzioni alla catena di montaggio che, oltre a indebolire l’automotive comunitario, rischiano di avvantaggiare i marchi esteri che ovviamente non soffrono le medesime pene. In particolar modo potrebbero avvantaggiarsi della situazione quelli cinesi. Nei prossimi mesi nel Vecchio continente debutteranno BYD, Nio e Chery, tre marchi che arriveranno sul suolo europeo con veicoli elettrici altamente concorrenziali.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su