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GNL

L’Unione europea importa volumi record di GNL dalla Russia

Tra gennaio e luglio 2023 il GNL russo ha rappresentato 21,6 milioni (16%) dei 133,5 milioni di metri cubi totali di importazioni dell’Unione europea, rendendo la Russia il secondo maggior fornitore europeo di GNL dopo gli Stati Uniti

Quest’anno l’Unione europea importerà volumi record di GNL dalla Russia, nonostante l’obiettivo di liberarsi dai combustibili fossili russi entro il 2027. Nei primi sette mesi del 2023, Belgio e Spagna sono stati il secondo e il terzo Paese maggior acquirente di GNL russo dopo la Cina, secondo l’analisi dei dati di settore condotta dall’organizzazione non governativa Global Witness.

L’UNIONE EUROPEA HA IMPORTATO IL 40% DI GNL IN PIÙ RISPETTO AL 2021

Nel complesso, le importazioni Ue di gas super-refrigerato sono aumentate del 40% tra gennaio e luglio di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2021, prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

L’aumento delle importazioni arriva da una base bassa, poiché l’Ue non importava quantità significative di GNL prima della guerra in Ucraina a causa della sua dipendenza dal gas proveniente dalla Russia. “L’incremento, però, è molto più marcato dell’aumento medio globale delle importazioni di GNL russo, che nello stesso periodo è stato del 6%”, ha spiegato Global Witness.

L’analisi della ONG si basa sui dati della società di analisi industriale Kpler, che hanno mostrato che l’Ue sta importando circa l’1,7% in più di GNL russo rispetto a quando le importazioni, lo scorso anno, raggiunsero il livello record.

IL VALORE DEL GNL IMPORTATO NEL PRIMO SEMESTRE 2023

Global Witness ha affermato che il costo del GNL importato da gennaio a luglio ai prezzi del mercato spot ammonta a 5,29 miliardi di euro. “È scioccante che i Paesi Ue abbiano lavorato così duramente per liberarsi dal gas fossile russo solo per sostituirlo con l’equivalente spedito”, ha affermato Jonathan Noronha-Gant, attivista senior per i combustibili fossili di Global Witness. “Non importa se proviene da un oleodotto o da una nave, significa comunque che le aziende europee stanno inviando miliardi al fondo di Putin per la guerra”.

La maggior parte dei volumi russi provengono dalla joint-venture Yamal LNG, di cui la maggioranza è posseduta dalla società russa Novatek. Altre partecipazioni sono detenute dalla francese TotalEnergies, dalla cinese CNPC e da un fondo statale cinese. L’impresa è esente da dazi all’esportazione, ma è soggetta all’imposta sul reddito.

LE CONSEGUENZE DELLA DIPENDENZA DELL’UE DALLA RUSSIA

Oltre a far sì che miliardi di euro di entrate vadano alla Russia, in un momento in cui l’Ue continua ad inasprire il regime di sanzioni contro Mosca, i livelli delle importazioni lasciano l’Europa esposta a qualsiasi decisione improvvisa del Cremlino di tagliare le forniture come ha fatto lo scorso anno con il gas, chiudendo i gasdotti.

Secondo Alex Froley, analista senior GNL della società di consulenza ICIS, “gli acquirenti a lungo termine in Europa affermano che continueranno a prendere i volumi contrattati, a meno che ciò non venga vietato dai politici”. Froley ha aggiunto che un divieto Ue sulle importazioni causerebbe alcune interruzioni al trasporto marittimo, poiché i modelli commerciali globali dovrebbero essere riorganizzati, “ma alla fine l’Europa potrebbe trovare altri fornitori e la Russia altri acquirenti”.

LA POSIZIONE DEI PAESI UE E DELL’UNIONE EUROPEA

Il Belgio importa grandi volumi di GNL russo perché il suo porto di Zeebrugge è uno dei pochi punti europei di trasbordo di GNL dalle navi cisterna di classe ghiaccio, utilizzate nell’estremo nord, alle navi mercantili regolari. Secondo gli analisti, anche l’utility spagnola Naturgy e la francese Total hanno contratti continuativi per grandi quantità di GNL russo.

I politici Ue hanno esortato le aziende europee a non acquistare GNL russo. Il ministro spagnolo dell’Energia, Teresa Ribera – il cui governo presiede la presidenza di turno semestrale dell’Unione europea – a marzo disse che il GNL avrebbe dovuto essere colpito da sanzioni, aggiungendo che “la situazione è assurda”.

TRA DESIDERIO DI ABBANDONARE IL GAS RUSSO E IL RISCHIO DI UNA NUOVA CRISI ENERGETICA

Il commissario europeo per l’Energia, Kadri Simson, ha affermato che l’Ue “può e dovrà sbarazzarsi completamente del gas russo il prima possibile, tenendo sempre presente la nostra sicurezza di approvvigionamento”. I funzionari Ue hanno sottolineato uno sforzo globale per eliminare gradualmente i combustibili fossili russi entro il 2027, ma hanno avvertito che un divieto assoluto sulle importazioni di GNL rischia di provocare una crisi energetica simile a quella del 2022, quando i prezzi del gas nell’Ue raggiunsero livelli record di oltre 300 euro per megawattora.

Un funzionario ha affermato che, nonostante gli stoccaggi europei di gas siano pieni per oltre il 90% prima dell’inverno, c’è ancora “molto nervosismo” che possano verificarsi dei nuovi tagli alle forniture.

LA RUSSIA DIVENTA IL SECONDO FORNITORE EUROPEO DI GNL DOPO GLI USA

I dati di Kpler mostrano che, tra gennaio e luglio 2023, il GNL russo ha rappresentato 21,6 milioni (16%) dei 133,5 milioni di metri cubi totali di importazioni di GNL dell’Unione europea, rendendo la Russia il secondo maggior fornitore di GNL all’Ue dopo gli Stati Uniti.

Lo scorso marzo i ministri dell’Energia hanno introdotto una clausola sulle nuove regole che governano il mercato del gas Ue che consentirà ai governi di vietare alle società russe e bielorusse di prenotare capacità sulle infrastrutture GNL europee, nel tentativo di trovare un modo legale per impedire le importazioni. La proposta però dovrà essere prima negoziata con il Parlamento europeo, prima di poter entrare in vigore.

Henning Gloystein, direttore per l’Energia, il Clima e le Risorse di Eurasia Group, ha affermato che la probabilità che i governi debbano ordinare la chiusura dell’industria a causa della carenza di gas quest’inverno è “quasi zero”. Per Gloystein l’Ue dovrebbe ridurre la domanda di un ulteriore 10%: “se non riduciamo strutturalmente il consumo di gas del 10-15%, rischiamo di ripetere ogni anno questa corsa agli approvvigionamenti”.

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