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Energia, rifiuti e carne: come McDonald’s dichiara guerra ai cambiamenti climatici

In che modo l’azienda attiva nel settore della ristorazione fast-food vuole ridurre le emissioni di gas serra del 36% entro il 2030

McDonald’s ridurrà le emissioni di gas serra dalle sue attività per aiutare a contrastare i cambiamenti climatici a livello globale. L’annuncio della multinazionale attiva nel settore della ristorazione fast-food, la prima società di questo tipo a farlo a livello mondiale, è il frutto di un piano in corso di elaborazione da diversi anni che prevede la riduzione di circa un terzo delle emissioni di gas serra – della stessa azienda e delle sue affiliate – per evitare l’immissione in atmosfera di 150 milioni di tonnellate di gas a effetto serra entro il 2030.

“Per raggiungere questo obiettivo, ci procureremo il cibo in modo responsabile, promuoveremo l’energia rinnovabile e la utilizzeremo in modo efficiente, riducendo gli sprechi e aumentando il riciclo”, ha detto Steve Easterbrook, Amministratore Delegato di McDonald’s.

SI PARTE DALLA CARNE, DALL’ENERGIA CONSUMATA NEI RISTORANTI E DAI RIFIUTI

Per raggiungere i suoi obiettivi, McDonald’s ha intenzione di partire dal taglio delle emissioni nei settori con una maggiore impronta di carbonio: la produzione di carne bovina in primis, l’uso di energia nei ristoranti, infine l’approvvigionamento, gli imballaggi e i rifiuti.

Questi segmenti insieme rappresentano circa 64 per cento delle emissioni globali di McDonald’s, ha ammesso l’azienda che sosterrà, tra l’altro, l’utilizzo di pratiche agricole e di confezionamento sostenibili. In questo modo, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2030, McDonald’s e i suoi partner intendono ridurre complessivamente del 36% le emissioni di gas serra dei propri ristoranti e uffici. L’azienda mira anche a ridurre l’intensità delle emissioni per tonnellata di alimenti e imballaggi del 31 per cento durante questo periodo. Le riduzioni previste equivalgono a togliere dalla circolazione 32 milioni di autovetture per un intero anno o a piantare 3,8 miliardi di alberi e lasciarli crescere per 10 anni.

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