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Giappone Petrolio

Metano sintetico, cosa fa il Giappone per le reti e le navi

Il Giappone vuole che entro il 2050 il metano sintetico rappresenti il 90% delle forniture di gas. Il resto sarà diviso tra idrogeno e altri elementi

Il Giappone ha intenzione di favorire l’utilizzo del metano sintetico come materia prima per le reti del gas e come carburante per il trasporto marittimo.

LA NUOVA STRATEGIA PER LA CRESCITA VERDE

La settimana scorsa il governo del primo ministro Yoshihide Suga ha rilasciato il documento sulla “strategia per la crescita verde”, contenente le misure per il raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione al 2050. La strategia era già stata pubblicata lo scorso dicembre, ma è stata rivista alla luce del nuovo e più alto target di riduzione dei gas serra al 2030, del 46 per cento.

METANO SINTETICO E IDROGENO NELLE RETI

Per il 2030 il Giappone ha intenzione di cominciare a immettere nella propria rete dei gas “neutri” per quanto riguarda l’impatto di carbonio, come il metano sintetico e l’idrogeno. L’obiettivo al 2050 è decarbonizzare le forniture di gas, che saranno composte al 90 per cento da metano sintetico e per il resto dall’idrogeno e altri gas.

Nel 2020 le vendite di gas nel paese sono diminuite del 5 per cento rispetto all’anno prima, arrivando a 36,3 miliardi di metri cubi. Le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) sono calate del 4 per cento, arrivando a 74 milioni di tonnellate. Attualmente la rete è composta per il 90 per cento da metano (derivato dalle importazioni di GNL), per il 5 per cento di gas di petrolio liquefatti e per il 5 per cento da etano.

LA TECNOLOGIA DI METANAZIONE

È dal 2017 che il Giappone lavora allo sviluppo della tecnologia per la metanazione, un processo che permette di ricavare il metano dal monossido di carbonio e dall’anidride carbonica. Tale sviluppo rientra in un’iniziativa dell’istituto di ricerca governativo Nedo e prevede la commercializzazione della tecnologia entro il 2030. L’azienda petrolifera giapponese Inpex sta lavorando con Nedo a un progetto pilota per la produzione di metano sintetico nei suoi giacimenti di greggio e gas situati nella prefettura di Niigata, testando le potenzialità del riutilizzo della CO2 generata durante i processi produttivi del gas naturale.

La società del gas Osaka Gas sta invece collaborando con Nedo a un processo di metanazione che utilizza la co-elettrolisi.

LO SVILUPPO DELLA FILIERA ESTERA

Nonostante la ricerca, il governo si aspetta comunque che una grande parte della domanda nazionale di metano sintetico verrà soddisfatta dalle importazioni, considerato il prezzo più competitivo dell’idrogeno prodotto all’estero. Tra gli obiettivi del Giappone c’è dunque lo sviluppo di una catena di approvvigionamento estera per cominciare a importare metano sintetico verso la fine degli anni 2020.

Per il momento, Tokyo ha intenzione di assicurarsi 25 milioni di tonnellate di metano sintetico all’anno entro il 2050 a un costo paragonabile a quello del GNL.

IL METANO SINTETICO NEL TRASPORTO MARITTIMO

La “strategia per la crescita verde” prevede inoltre, intorno al 2030, di utilizzare il metano sintetico come carburante alternativo per le navi: entro il 2050 il trasporto marittimo dovrà infatti ridurre del 50 per cento le proprie emissioni rispetto ai livelli del 2008, come deciso dall’Organizzazione marittima internazionale.

Nel 2019 la società di navigazione Mitsui OSK Lines ha formato un gruppo di lavoro che riunisce imprese di settori diversi per valutare l’utilizzo del metano sintetico sulle imbarcazioni alimentate a GNL. L’anno scorso un’altra società di navigazione giapponese, la K Line, ha lanciato un progetto dimostrativo per la cattura della CO2 su una nave che viaggia per l’oceano e per il suo riutilizzo nei processi di recupero migliorato del petrolio.

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